Maddie McCann: dopo 18 anni, si riaprono le ricerche. E la speranza

Georadar, droni, pozzi e speranze: le ricerche ripartono. Forse è l’ultima occasione per dire addio davvero. E per avere giustizia

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Irene Vella

Giornalista, Storyteller, Writer e Speaker

Scrive da sempre, raccogli emozioni e le trasforma in storie. Ha collaborato con ogni tipo di giornale. Ha fatto l'inviata per tutte le reti nazionali. È la giornalista che sussurra alle pasticcerie e alla primavera.

Pubblicato: 4 Giugno 2025 09:35

Diciotto anni dopo la notte che ha cambiato per sempre la vita della famiglia McCann, la terra di Praia da Luz torna a tremare sotto i colpi dei georadar. Le autorità tedesche, portoghesi e britanniche hanno riaperto le indagini sulla scomparsa della piccola Madeleine, la bambina inglese di tre anni svanita nel nulla il 3 maggio 2007 mentre era in vacanza con i genitori nel resort Ocean Club, nel sud del Portogallo.

Al centro delle nuove ricerche c’è ancora lui: Christian Brueckner, cittadino tedesco, attualmente in carcere per lo stupro di una turista americana. È considerato l’unico indagato formale per la scomparsa di Maddie. Le autorità tedesche sospettano che possa aver nascosto “qualcosa di decisivo” nei dintorni dell’area in cui viveva all’epoca dei fatti. Per questo, sotto mandato della procura di Braunschweig, gli inquirenti hanno dato il via a una nuova perlustrazione su un’area vasta e intricata: ventuno appezzamenti tra l’Ocean Club e l’ex abitazione di Brueckner, costellata di pozzi, ruderi e cisterne.

Nel mirino, due pozzi situati a circa dieci minuti dal luogo della scomparsa. Le operazioni, che dureranno tre giorni, coinvolgono trenta agenti, droni, cani molecolari e strumentazione all’avanguardia. Ogni campione raccolto verrà inviato ai laboratori forensi tedeschi, dove si analizzeranno eventuali tracce biologiche o fibre compatibili. La decisione di intervenire con urgenza è legata alla tempistica: Brueckner potrebbe uscire di prigione già a settembre 2025. Se ciò accadesse senza un’accusa formale, il rischio di fuga in un Paese senza trattato di estradizione diventerebbe concreto, per questo gli investigatori stringono i tempi.

Non è la prima volta che si torna a scavare nel mistero di Maddie, ma stavolta la sensazione è diversa: le coordinate sembrano più precise, le piste meno incerte, dopo 18 anni, la verità potrebbe essere sepolta lì, a pochi passi da dove tutto è cominciato.

C’è qualcosa di più feroce della morte. È la sparizione. È l’assenza senza risposta. È quel dolore che non ha una data, non ha un funerale, non ha nemmeno un corpo su cui piangere.
Madeleine oggi avrebbe 22 anni, avrebbe forse gli occhi di sua madre, il passo incerto di suo padre, un lavoro part-time in una libreria, o forse un sogno da portare avanti. E invece è ferma lì, inchiodata al tempo di quella sera maledetta in cui è stata portata via dal suo lettino mentre dormiva, mentre i suoi genitori erano a pochi metri, ignari che l’incubo stesse già cominciando.

Ho sempre pensato che la morte di un figlio fosse il dolore più grande. Ma poi ho incontrato lo sguardo di chi un figlio lo ha perso senza sapere come, dove, quando, e soprattutto: perché. Quel dolore ti scava dentro, ti cambia il battito, ti spegne la voce. Non sai se sperare o rassegnarti. Non sai se vestirti di nero o lasciare la stanza come l’ha lasciata lui, con il pigiamino piegato sul letto e la luce notturna accesa, “perché magari torna”. I McCann hanno vissuto così per diciotto anni, hanno acceso candele ogni anniversario, hanno guardato in silenzio ogni breaking news, ogni volto di bambina somigliante, ogni ipotesi. Come i genitori di Denise Pipitone, come centinaia di altre madri e padri che aspettano da una vita.

Kate McCann, mamma di Madeleine, 11 giorni dopo la sua scomparsa, nel 2007
Fonte: Getty Images
Kate McCann, mamma di Madeleine, 11 giorni dopo la sua scomparsa, nel 2007

Il tempo, quando sei sospeso, è una tortura. Ogni giorno è una lama che ti ricorda quello che non sai. Non sai se tuo figlio è vivo, se ha sofferto, se ti ha cercato chiamandoti. Non sai se dire addio o tenere viva la speranza. E intanto, tutto intorno, il mondo continua a girare, ma per te, genitore spezzato, quel mondo si è fermato il giorno in cui il tuo bambino è sparito.

Ecco perché oggi, mentre i georadar solcano la terra dell’Algarve, non stiamo solo cercando indizi. Stiamo cercando giustizia, pace, chiusura. Una verità che non ridarà la vita a Madeleine, ma che forse restituirà ai suoi genitori la possibilità di iniziare a respirare, ad elaborare un lutto mai concesso.
Perché finché non c’è un corpo, finché non c’è una tomba, non c’è nemmeno il permesso di piangere davvero.