Era il 23 giugno 1993, quando Lorena Bobbitt si infilò nel letto dove dormiva suo marito e gli amputò parte del pene con un coltello da cucina. Un storia di abusi e violenze sfociata poi in un gesto terribile. Il caso suscitò grande scalpore ai tempi, per via della natura selvaggia di questa vendetta. La donna infatti, dopo avere evirato il marito, scappò in auto, gettando il membro da un finestrino, recuperato poi dalla polizia.
Come è arrivata Lorenza a questo gesto?
Lorena Bobbitt confessò che poche ore prima il marito John era rientrato a casa ubriaco ed aveva abusato di lei. L’ennesimo sopruso, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non era la prima volta che l’uomo la maltrattava, durante il processo, infatti, emerse che la violenza era una costante nel loro matrimonio. I continui scatti di ira di John portarono Lorena a compiere un gesto disperato e di una brutalità atroce.
La ricostruzione della vicenda
Quella calda notte estiva Lorena tentò la fuga dalla casa matrimoniale portando con sé 100 dollari, il Game Boy del marito e quel che restava del suo pene, lanciato poi dal finestrino in corsa. La polizia trovò “i resti” qualche ora dopo . Questo consentì di ricucire chirurgicamente il membro.
Sia John che Lorena vennero incriminati. L’uomo venne accusato di molestie sessuali, che si sono aggiunte ad altre accuse. Su di lui infatti pendevano già diverse denunce per aggressione e furto. Anche le ex di Bobbitt lo avevano denunciato, giudicandolo un violento.
Lorena invece venne accusata di lesioni volontarie. Fu però assolta per temporanea infermità mentale. Dichiarata dunque incapace di intendere e di volere le fu imposto di ricoverarsi 45 giorni in un ospedale psichiatrico.
Gli sviluppi e il divorzio
La vicenda dei coniugi Bobbitt ebbe una forte cassa di risonanza mediatica. La particolarità e la brutalità di questo evento rimase a lungo sullo bocca dell’opinione pubblica e sulle pagine dei giornali. Ai tempi, Lorena Bobbitt ottenne il favore e la simpatia generale, in quanto immigrata in cerca di fortuna e donna capace di ribellarsi al marito violento. Anche se il suo gesto va ben oltre la legittima difesa e la violenza è proprio alla base del problema, non la soluzione.
Lorena e John dopo il processo
Nel 1995 la coppia divorziò e Lorena tornò ad utilizzare il cognome da nubile, Gallo. La donna ha cercato di lasciarsi alle spalle la vicenda e la reputazione guadagnata all’epoca. Nel 2007 fondò anche un’associazione per contrastare la violenza domestica e aiutare le donne vittime di abusi. Nel 2019Amazon Prime Video ha rilasciato Lorena, miniserie in quattro puntate incentrata sulla sua vicenda, per fornire un punto di vista olistico dell’accaduto, dando contesto al gesto estremo di Lorena. Senza però legittimarne la scelta.
John Bobbitt, invece, una volta finito il processo si sottopose a diversi interventi di chirurgia al pene, infine intraprese la carriera pornografica. Nel corso degli anni però venne nuovamente accusato di violenze nei confronti di altre donne e per questo fu anche imprigionato.
La storia di Lorena Bobbitt è la dimostrazione che la violenza genera altra violenza e non è mai la soluzione. Rispondere a abusi e maltrattamenti con la stessa moneta è solo un modo per scendere sempre più a fondo nella spirale degli abusi.