Titina De Filippo, la storia della grande attrice teatrale del ‘900

È stata un'attrice, una drammaturga e una sceneggiatrice italiana. È stata una delle più grandi interpreti teatrali del '900, e questa è la sua storia

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 8 Marzo 2023 12:22Aggiornato: 8 Marzo 2023 12:26

Era un destino già scritto, quello dei fratelli De Filippo, cresciuti a pane e spettacoli nel quartiere di Chiaia a Napoli. Sin da piccoli, infatti, hanno ammirato i palcoscenici dei teatri della città dalla platea, complice il lavoro dei genitori. Mamma Luisa, infatti, era una sarta teatrale mentre papà Eduardo Scarpetta era attore e commediografo.

Così sono cresciuti Edoardo e Peppino, due dei principali protagonisti del teatro del secolo scorso. Ma non erano soli, insieme a loro c’era anche Annunziatina, la sorella maggiore conosciuta poi da tutti come Titina, una grande attrice, una drammaturga e una sceneggiatrice italiana, una delle più grandi interpreti teatrali del ‘900. E questa è la sua storia.

Chi era Titina De Filippo

Annunziatina De Filippo nasce a Napoli il 27 marzo del 1989 e come i suoi fratelli nutre sin da bambina un certo fascino nei confronti del mondo dello spettacolo, e in particolare per quello teatrale. Diventa presto membro della compagnia del padre, ricoprendo ruoli principalmente maschili, almeno all’inizio. Nel 1909 è già la scolara nello spettacolo I guai di un ministro di Vito di Napoli, e partecipa a Miseria e nobiltà indossando i panni di Peppeniello.

In età adolescenziale, però, quella che sembrava una carriera già avviata in realtà subisce un arresto. Titina è troppo grande per interpretare ruoli da bambino, ma non è ancora considerata un’attrice capace di diventare protagonista. Trova posto, però, all’interno della compagnia teatrale del suo fratellastro Vincenzo Scarpetta, e poi in quella di Francesco Corbinci.

Lavorando al fianco degli attori di questa compagnia conosce Pietro Carloni con il quale convola a nozze nel 1922. Dalla loro unione nasce Augusto e, proprio durante la gravidanza, Titina, lascia il teatro per qualche tempo per occuparsi del bambino.

All’età di 31 anni poi, tornata al lavoro, viene consacrata ad attrice teatrale dal pubblico italiano. In questo periodo, infatti, recita all’interno della Compagnia Stabile Napoletana Molinari insieme al grande Totò. Nello stesso anno fonda insieme ai suoi fratelli il Teatro Umoristico I De Filippo, dal quale emergono alcuni degli spettacoli più iconici della scena teatrale come la commedia Natale in casa Cupiello.

La grande attrice del ‘900

Dedica l’intera vita al teatro, Titina, interpretando ruoli che sono rimasti nella storia come quello di Filumena Marturano nell’omonima commedia scritta dal fratello Eduardo che aveva creato il ruolo della protagonista proprio pensando a lei.

È proprio allora che la sua fama cresce, non solo a Napoli ma in tutta Italia. Dopo circa 10 anni di spettacoli e di successi Titina inizia a interessarsi ad altri modi di fare arte. Ama dipingere, nel tempo libero, e si interessa anche al cinema, ma come sceneggiatrice. Poi afflitta da una malattia cardiaca, sceglie di ritirarsi alla vita familiare prima di morire nel 1963 all’età di 65 anni.

Ai suoi funerali partecipano moltissimi volti noti del cinema e del teatro, oltre a tutte le persone che l’hanno seguita e stimata, e a lei si sono affezionati. Perché è stata una donna adorabile Titina, umile, dolce e riservata, oltre a essere una grande attrice.

Se dico «Titina», ecco con la muta e un poco ironica figura bionda di lei, anche certi «momenti» ineffabili di Via Toledo, del lungo vicolo della Speranzella: i cieli sopra le colline, trasvolati da vecchi piccioni di monasteri barocchi. Ecco: le goffe armonie ballonzolanti delle «carrozzelle» sul «basolato» di Napoli; ecco il vago strepito di àrnia della città. È una musica, non so: una malinconia, una emozione; non so. Per suscitarla (adesso che non vi sono più né «carrozzelle», né «basoli» o selci, per via Toledo) basta pronunciare questo nome, aguzzo e lieto: Titina. (Giovanni Artieri)