Rudolf Nureyev, la storia del ballerino russo tra talento e ribellione

Chiamato il tataro volante e il ballerino con le ali ai piedi, Rudolf Nureyev ha stravolto per sempre il modo di ballare. Così è nata la leggenda

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ha un talento smisurato, ma è un indomabile ribelle. È ambizioso, irriverente, affascinante. Non gli manca il coraggio e la fatica non lo spaventa. Sa di essere il migliore e lo dimostrerà al mondo intero.

L’introduzione di Le Choix de Rudi, il libro scritto dalla giornalista e critica letteraria Françoise Dargent, basterebbe da sola per inquadrare una delle più affascinanti personalità del mondo della danza, quella di Rudolf Nureyev, il ballerino che combattuto contro tutto e tutti per inseguire il suo sogno.

Rudolf Nureyev
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Rudolf Nureyev

Irkutsk, 17 marzo 1938: nasce una stella

A soli 13 anni capisce la sua vocazione: è nato per ballare. Per portare avanti il suo progetto di vita lotta contro tutti, contro un padre ostile che lo obbliga a frequentare la scuola e ad aiutarlo nei campi, contro la povertà, contro un ambiente ottuso che soffoca la sua libertà, i desideri e la gioia di vivere. Ma non gli importa perché è tenace, ribelle e ostinato, e ha una missione: quella di vivere esclusivamente per la danza e rivoluzionare il mondo intero.

Rudolf Nureev nasce il 17 marzo in un vagone passeggeri di un treno della Ferrovia Transiberiana nei pressi di Irkutsk. Sua madre sta andando a Vladivostok da suo marito, un commissario politico dell’Armata Rossa. È l’ultimo dei 5 figli della famiglia Nureyev e cresce solo con la mamma. Ben presto, infatti, si ritrova ad avere un rapporto conflittuale con un padre rigido e poco presente.

Da bambino si trasferisce a Mosca con la sua famiglia, a Ufa in Baschiria. Sono anni difficili in cui si ritrova, come il resto del mondo, ad affrontare la tragedia della guerra mondiale. Nonostante la situazione tutt’altro che facile si appassiona alla danza quando, il 31 dicembre del 1944, assiste per la prima volta a un balletto. Il suo sogno di sta plasmando e da quel momento, nonostante tutto, nessuno lo fermerà più.

Inizia così a ballare in maniera amatoriale e si esibisce in alcuni spettacoli del Teatro dell’Opera di Ufa. Il suo talento viene subito notato così, l’insegnante di danza Elena Vajtovič lo incoraggia a iscriversi alla prestigiosa Accademia di danza Vaganova del Teatro Kirov di Leningrado.

Il successo e l’espatrio

Ma Rudolf ormai è cresciuto, è troppo grande per intraprendere la carriera da ballerino, almeno secondo la commissione del Teatro Kirov che guarda con diffidenza e poco entusiasmo il talento del ragazzo, complice il suo carattere troppo ostile e ribelle. Ma nonostante questo, Rudolf riesce a entrare nell’accademia e completa il suo percorso di studi con il coreografo Aleksander Puškin.

Non ci vuole poi molto affinché, tra uno spettacolo e l’altro, Nureev diventa uno dei ballerini più celebri e amati dell’Unione Sovietica. Tra tournées e spettacoli in tutto il paese, la sua fama oltrepassa i confini e, a ridosso degli anni ’60, Rudolf si esibisce per la prima volta a Vienna, in occasione dell’International Youth Festival.

Nel 1961 la sua vita cambia per sempre. Il primo ballerino del Kirov, Konstantin Sergeev, si infortuna e Rudolf viene chiamato per sostituirlo: sarà protagonista dell’esibizione in programma all’Opéra di Parigi. Lo spettacolo è un successo, il nome di Nureev, e il suo talento, ormai sono riconosciuti in tutto il mondo.

Ma il suo non è un lieto fine, almeno non come lo immagina. Il KGB non lo perde di vista e, anzi, disapprova i suoi amici occidentali e locali gay che l’uomo frequenta nella capitale francese. La mattina del 16 giugno, uno dei funzionari del KGB lo raggiunge a Parigi per invitarlo a rimpatriare per un’importante esibizione, ma Nureev capisce che è un inganno e fugge via, dicendo addio per sempre al suo Paese d’origine.

L’Unione Sovietica lo condanna in contumacia per alto tradimento, a Rudolf non resta che chiedere asilo politico al Governo francese rinunciando alla sua patria e alla sua famiglia. Riuscirà a tornare in Russia solo nel 1987, grazie a un permesso speciale concessogli dal presidente Michail Gorbačëv, per rivedere e salutare sua madre un’ultima volta.

La fama mondiale, gli amici e gli amori

Rudolf viene scritturato in tantissimi spettacoli, esordisce anche in Italia, prima lavorando per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, poi per il Teatro alla Scala di Milano creando le nuove coreografie de La Bayadère, La Bella Addormentata e Lo Schiaccianoci, che interpreta al fianco di Liliana Cosi e di Carla Fracci.

Vola a New York per lavorare con Ruth Page del Chicago Opera Ballet, il suo sogno ormai si è avverato. Ormai diventato una celebrità mondiale Nureev si stabilisce definitivamente a Parigi come uomo libero, una condizione che l’Unione Sovietica non gli avrebbe mai garantito.

Nel 1962 conosce Margot Fonteyn, considerata ancora oggi la migliore ballerina del mondo. Con lei instaura una lunga e proficua collaborazione professionale destinata a trasformarsi nell’amicizia più preziosa e importante di tutta la sua vita. Sei anni dopo, invece, in occasione di una tournée del Royal Ballet in Danimarca e nei Paesi Bassi, conosce Erik Bruhn, direttore del Balletto Reale Svedese.

Nonostante la grande differenza di età, tra i due scoppia un amore folle e intenso. Sono amanti, amici e complici per tanti anni, ma la loro relazione è discontinua e travagliata anche, e soprattutto, a causa dei continui tradimenti di Rudolf.

Rudolf Nureyev e Erik Bruhn
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Rudolf Nureyev e Erik Bruhn

Il tataro volante

Diventato ormai uno dei più celebri danzatori del mondo, Rudolf Nureev viene soprannominato the flyng tatar, il tataro volante, per la sua leggerezza, velocità e le acrobazie che caratterizzano ogni suo movimento. Il suo successo facilita l’ingresso degli uomini nel mondo del balletto che, fino a quel momento, era piuttosto limitato.  Voleva stravolgere il mondo della danza e ce l’aveva fatta grazie alla sua capacità di fondere, perfettamente, il balletto classico e la danza moderna, diventando il precursore assoluto del balletto che oggi conosciamo.

Negli anni Ottanta fa la sua comparsa l’AIDS. Con molta probabilità il ballerino la contrae nella prima metà di quel decennio. Il 20 novembre 1992 Rudolf Nureev, a seguito di un ricovero all’ospedale di Nôtre Dame du Perpétuel Secours a Levallois-Perret, muore a causa di una crisi cardio-respiratoria.

La sua immagine è stata con gli anni mitizzata, come avviene con chi, la propria vita, la trasforma in leggenda. Ma chi Rudolf lo conosceva, sapeva bene che non era un damerino gentile e affabile e, al contrario, era un uomo complicato, ribelle e ossessionato dai suoi tormenti. Il suo estremo bisogno di libertà aveva fatto sì che egli si liberasse anche da qualsiasi morale, convivendo per tutta la vita con la rabbia e il desiderio di rivalsa.

Nel 2018 è stato prodotto White Crow, il film diretto da Ralph Fiennes dedicato al leggendario ballerino russo che ha rivoluzionato, per sempre, la danza maschile.

Chi non conoscerà mai il piacere di entrare in una sala con delle sbarre di legno e degli specchi, chi smette perché non ottiene risultati, chi ha sempre bisogno di stimoli per amare o vivere, non è entrato nella profondità della vita, ed abbandonerà ogni qualvolta la vita non gli regalerà ciò che lui desidera. È la legge dell’amore: si ama perché si sente il bisogno di farlo, non per ottenere qualcosa od essere ricambiati, altrimenti si è destinati all’infelicità. Io sto morendo, e ringrazio Dio per avermi dato un corpo per danzare cosicché io non sprecassi neanche un attimo del meraviglioso dono della vita. (Rudolf Nureyev)

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