Emily Dickinson, storia di una poetessa

L'isolamento, le lettere, gli amori. Il talento straordinario della donna dietro la poetessa più grande di tutti i tempi

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ci sono persone che hanno una tremenda paura della solitudine, che la temono e la evitano per tutta la vita. E ci sono altre che invece, in quella, vedono una grande opportunità. È il caso di Emily Dickinson, una delle più grandi poetesse della storia, che ha scelto di vivere tra l’isolamento e il silenzio della sua stanza, per scrivere le più belle poesie di sempre. Viaggiò nel tempo e nello spazio Emily Dickinson, senza spostarsi mai dalla sua abitazione al numero 290 di Main Street, ad Amherst (Massachusetts), oggi diventata una casa museo.

Attorno alla sua figura ruotano diversi enigmi proprio per le scelte di vita della poetessa, alcuni di questi mai risolti. Quello che è certo è che è stata una donna unica, talentuosa e straordinaria. Una leggenda.

Emily Dickinson, misteri ed enigmi

Uno dei più grandi misteri legati alla figura della Dickinson riguarda una parte della sua produzione letteraria, quella dove compaiono 300 poesie d’amore ardente destinate a un uomo sconosciuto. Ripercorrendo la biografia della poetessa, infatti, sembra evidente che Emily ebbe diversi amori platonici, ma nessuno sfociò in una relazione, almeno confermata. Di fatto, la Dickinson morì nubile.

Anche la scelta di isolarsi, prima nella sua casa e poi nella sua stanza, ha sollevato diversi dubbi sulla personalità della donna. Si trattava solo di eccentricità, di una scelta di vita o di qualche disturbo emotivo? Alcuni quesiti, nonostante le diverse ricostruzioni della sua vita da parte di studiosi, sono rimasti senza una risposta. Quello che è certo, invece, è che Emily Dickinson fu una poetessa straordinaria, meritevole di averci lasciato un’eredità letteraria immensa.

Emily Dickinson, l’infanzia

L’infanzia della più grande poetessa americana di tutti i tempi fu felice e serena. Nacque il 10 dicembre 1830 a Amherst, nella contea dell’Hampshire, da una famiglia impegnata nella promozione dell’istruzione. Suo padre, che ricopriva importanti cariche governative, aveva promosso l’apertura di un centro educativo per bambine che a quei tempi non ricevevano istruzione.

Emily, quindi, studiò proprio in quella scuola. Era una grande curiosa e non ci volle poi molto affinché si appassionò alla poesia. L’ambiente in cui cresceva era di stampo protestante e puritano, tanta fu l’influenza di questo aspetto nella sua vita e nelle opere.

Finite le scuole primarie la giovane Emily studiò presso un seminario ricevendo una formazione accademica. Le fu proposto di restare lì e formare i missionari religiosi ma non accettò. Preferiva scrivere poesie e intrattenere le sue compagne con le sue storie. Una volta terminato il seminario, la Dickinson tornò nella casa di famiglia e lì rimase per il resto della sua vita.

Gli amori

Che l’amore sia tutto, è tutto ciò che sappiamo dell’amore.

Secondo le ricostruzioni biografiche, due uomini entrarono nella vita della poetessa suscitando in lei forti emozioni. Il primo era Benjamin Franklin Newton, con il quale condivideva la passione per la letteratura. Fu lui a raccomandarle le letture e a invitarla ad andare avanti con la scrittura. Il loro rapporto è testimoniato da una ricca corrispondenza. L’uomo però morì di tubercolosi, provocando in Emily un profondo dolore.

L’altro uomo che entrò nella sua vita era il pianista Charles Wasdworth. Si allontanò presto dalla poetessa, però, perché in quanto uomo sposato non voleva mancare di rispetto a sua moglie.

Alcuni pensano che le sue poesie erano dedicate proprio a questi due uomini, tuttavia con gli anni un’altra ipotesi è stata avanzata: le poesie di amore erano dedicate a Susan Gilbert, sua amica d’infanzia e moglie del fratello. Questa credenza potrebbe spiegare perché i sentimenti e la vita amorosa della poetessa siano ancora oggi avvolti da un grande mistero.

La reclusione

Non è necessario essere una stanza o una casa per essere stregata. Il cervello ha corridoi che vanno oltre gli spazi materiali.

Tra i 23 e i 25 anni Emily prese la decisione più importante, e discussa, della sua vita: si isolò completamente dal resto del mondo. E prese anche la bizzarra abitudine di vestirsi esclusivamente di bianco. Restò reclusa per quindici anni, periodo durante il quale usciva solo per raggiungere il suo amato giardino.

Il motivo di questa reclusione è ancora sconosciuto, ma forse spiegato dal fatto che della scrittura, Emily, ne aveva fatto una ragione di vita. Secondo gli studiosi, infatti, la scelta non fu presa né da una delusione d’amore, né per problemi di salute, quanto più per la consapevolezza di vivere in una società opprimente alla quale sentiva di non appartenere. Alcuni studiosi contemporanei hanno ipotizzato che la poetessa potesse soffrire di ansia sociale o di agorafobia.

Quello che è certo è che la solitudine le offrì l’ispirazione necessaria alla creatività, ma con il tempo fu inghiottita dalla sua stessa scelta, tanto da trasformarsi in un fantasma dietro la finestra. Scelse di non assistere neanche al funerale del padre, tenutosi nella sua stessa casa.

Continuava a parlare con i suoi amici, però, attraverso la scrittura. Le lettere restarono il principale strumento di comunicazione per tutta la vita della poetessa. Spesso quelle contenevano poesie. Analizzando la sua opera è evidente che Emily avesse un migliore amico, un terranova di nome Carlo. Quando il cane morì, non uscì più di casa, fino a recludersi nella sua stanza.

Credo che il primo che mi verrà incontro quando andrò in paradiso sarà il caro, fedele, vecchio Carlo.

Emily Dickinson e le sue poesie

Se leggo un libro e questo rende il mio intero corpo così freddo che nessun fuoco potrà mai scaldalo, so che è poesia.

La decisione di isolarsi da tutto e da tutti coincise con la sua più ampia produzione di poesie. La scrittura, in questo senso, era per Emily un cammino spirituale alla scoperta di se stessa e di quel mondo con il quale aveva scelto di non interagire più. Tutto quello che voleva era comprendere il senso della vita.

La sua poesia era nata attraverso la contemplazione della natura: dalla finestra della sua stanza osservava il mondo e gli animali, descriveva il suo giardino, gli insetti e i fiori, il susseguirsi delle stagioni e i cambiamenti. Contemporaneamente studiava Shakespeare, Keats ed Emily Brontë, i suoi autori preferiti. E scriveva, tanto. Scriveva di amore e di natura, di fugacità della vita e della rassegnazione dolorosa della morte.

Ma non era interessata al successo o al riconoscimento, la poesia era per lei un mezzo di esplorazione dei sentimenti, di introspezione. Le sue poesie, conservate all’interno di quaranta volumi rilegati a mano, furono nascoste dalla poetessa nel cassetto della sua scrivania: non solo rifiutò di pubblicarle, ma anche di condividerle con i suoi affetti più cari.

Della sua grande opera che conta oltre 1800 poesie solo sei di queste furono pubblicate quando era in vita. Tutto il resto, invece, venne alla luce dopo la sua morte grazie alla sorella minore Vinnie, sua profonda estimatrice, che le ritrovò, lì dove Emily le aveva gelosamente custodite.

Emily Dickinson morì il 15 maggio del 1886 a 55 anni nella casa paterna a causa di una nefrite. I suoi funerali, per sua volontà, attraversarono i campi che tanto amava.

Emily Dickinson
Fonte: Getty Images
Emily Dickinson, 1850