Christine de Pizan: la prima scrittrice donna della storia che fondò la città dove il femminismo nacque

La città di Christine non esiste su nessuna mappa geografica del tempo, ma risiede in tutte noi, perché è in quella che vivono scienziate, regine, guerriere ed eroine

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 25 Giugno 2021 11:24Aggiornato: 9 Aprile 2024 11:27

Nata all’anagrafe Cristina da Pizzano, Christine de Pizan è stata una scrittrice e poetessa italiana naturalizzata francese. Non una intellettuale qualunque, intendiamoci, ma la prima scrittrice di professione, nonché la prima storica laica.

È considerata una femminista ante litteram, è stata lei per prima a narrare un luogo meraviglioso abitato da donne pronte a uscire dalla condizione di inferiorità che la società aveva proclamato, neanche troppo tacitamente, per loro. Il suo libro, La città delle dame, ha riabilitato tantissime figure femminili additate come esempio di vizio.

Quella città non esiste su nessuna mappa geografica del tempo, ma risiede in tutte noi, perché è in quella che vivono scienziate, regine, guerriere e indovine che troppo a lungo sono state mortificate dagli altri scrittori e dalla società.

Ahimè, mio Dio, perché non mi hai fatto nascere maschio. Tutte le mie capacità sarebbero state al tuo servizio, non mi sbaglierei in nulla e sarei perfetta in tutto, come gli uomini dicono di essere

Christine de Pizan

La lotta per i diritti delle donne non è qualcosa di recente. Non riguarda solo i movimenti degli anni ’60 e ’70 o le battaglie condotte dalle suffragette. E Christine de Pizan, che quei pregiudizi sulle donne li odiava, ne è la prova.

Nata all’anagrafe Cristina da Pizzano a Venezia nel 1365, è stata la prima scrittrice, riconosciuta tale, di sesso femminile. Nasce donna nella società medioevale degli uomini, ma quella sfortuna è in qualche modo compensata dalla figura paterna. Suo padre, Tommaso, è un professore di medicina e di astrologia all’Università di Bologna. Quattro anni dopo la nascita di Cristina, viene chiamato alla corte di Carlo il saggio di Francia e porta con sé tutta la famiglia.

È Tommaso a garantire l’istruzione a sua figlia al pari degli altri figli maschi in un’epoca in cui non è delle bambine il diritto di studiare. Così Cristina cresce e legge tanti libri. Si innamora della storia e della letteratura e non smette mai di studiare, anche quando a quindici anni sposa Étienne de Castel, il segretario del Re più grande di lei di circa dieci anni.

Insieme hanno tre figli. Cristina, ormai ribattezzata Christine, si occupa della casa e dei bambini, ma non rinuncia alla lettura e allo studio. E quando il marito improvvisamente muore a causa di un’epidemia, lei si ritrova sola, con tre figli, una nipote e la madre a carico.

Ha solo 25 anni, Christine, quando viene catapultata in un mondo che non è il suo. Scopre, infatti, che suo marito non riscuoteva lo stipendio da anni, così le sue giornate trascorrono tra decine di uffici per risolvere la situazione e garantire alla famiglia una vita dignitosa. È in quel momento che si ritrova vittima delle battutine e dei commenti degli uomini che la guardano dall’alto in basso, solo perché è donna ed è sola.

Loro non capiscono perché non riesce ad adeguarsi allo standard dei tempi, perché non si risposa o entra in convento, perché queste sono le sole alternative che una donna ha. Christine capisce di essere sola in un mondo di uomini, ma non si abbatte. È allora che decide di dedicarsi a tempo pieno all’attività di scrittura e tra il 1394 e il 1399 pubblica una raccolta delle sue poesie: Le Cent Ballades.

Una scrittrice a corte

Christine si dedica alla scrittura tutti i giorni, fino a mettere in piedi una vera e propria bottega dove lavorano anche calligrafi e miniatori. Tra questi anche Anastasia, forse l’unica donna tra i miniatori del tempo. In ogni libro c’è sempre lei, Christine, con un abito blu, il copricapo e la sottoveste nera, circondata da libri nel suo studio.

Intanto Le Cent Ballades riscuote successo, la gente è curiosa: nessuna donna aveva mai scritto fino a quel momento. A corte l’attività della scrittrice è apprezzata particolarmente, al punto tale che i nobili del tempo iniziano ad affidarle diversi incarichi, tra i quali anche la redazione della biografia di Carlo V.

La storia raccontata fino a questo momento già basterebbe a renderla una figura avanguardista: una donna finemente ironica, colta e determinata che riesce a ottenere la sua indipendenza, economica e sentimentale, in una società estremamente patriarcale. Ma Christine de Pizan non si ferma e va oltre.

La città delle dame

Nell’inverno tra il 1404 e il 1405, Christine si imbatte nell’ennesimo trattato che tenta di demolire le donne, dipingendole come creature dalla natura viziosa e persino malvagia. Si tratta delle Lamentazioni di Mateolo, un piccolo libro in cui si legge la storia di un uomo sposato che descrive la vita coniugale, con sua moglie, come un vero inferno.

Ma non è certo l’unico. Christine aveva già letto Delle donne famose di Giovanni Boccaccio e il Roman de la Rose di Jean de Meung, libri che teorizzavano, addirittura, difetti congeniti nel genere femminile che minavano la salute maschile, tra cui malinconia, intemperanza e volontà di seduzione a ogni costo.

In ogni trattato filosofi e poeti, predicatori e la lista sarebbe ancora lunga, sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d’accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio…

Sembrano tutti parlare con la stessa bocca, scrive Christine, arrivando alla conclusione che bisognava fare qualcosa. E per farlo utilizza la sua arma più potente, quella della scrittura. Così, da quei sentimenti di giustizia e di rivalsa nasce La città delle dame, un capolavoro protofemminista che restituisce la dignità, fino a quel momento calpestata, a tutte le donne.

In questo luogo fantastico, descritto come una roccaforte magica, le donne trovano rifugio e conforto, ma soprattutto il meritato spazio di dignità. Tra le figure che vivono in questa città fortificata ci sono Semiramide e Didone, Lucrezia e Saffo, Medea e Circe, Cassandra e Aracne, Ester e Rebecca, la Vergine Maria e Santa Cecilia.

Sono tante le donne che abitano questo luogo ideale, ma non sono state scelte a caso. Perché Christine lo sa che affinché le cose possano cambiare, è necessario lottare contro i pregiudizi ma anche contro la rassegnazione delle donne stesse, ormai vittime delle convenzioni sociali.

L’invito della scrittrice è quello di utilizzare il potere custodito in ogni donna per cambiare il mondo, così come hanno fatto Minerva e Aracne che hanno inventato la tessitura, Semiramide che ha costruito Babilonia e ancora Nicostrata che inventò l’alfabeto latino e tante altre.

C’è anche Lucrezia, in quel luogo fortificato, che si suicidò dopo essere stata stuprata da Tarquinio il superbo. Lei è stata scelta da Christine per affrontare il tema della violenza sessuale, anticipando addirittura la demolizione di alcuni stereotipi come “se l’è cercata”, che ancora oggi sono attualissimi.

Sono lì, regine, guerriere, poetesse, indovine, scienziate, martiri e sante, tutte con un unico scopo, quello di scardinare per sempre l’idea che l’uomo sia superiore alla donna.

Portrait of Christine de Pizan or Christine de Pisan
Fonte: Getty Images
Ritratto di Christine de Pizan