Simbolo di bellezza pin up per antonomasia, icona di prorompente femminilità, musa assoluta di sensualità, lei è Bettie Page, indelebile e indimenticabile fonte d’ispirazione glamour per cinema, arte e moda. Tutti la conoscono come la donna dalla silhouette esemplare e nonostante le sue misure, che sforavano di pochi centimetri quegli standard di bellezza del tempo, mai nessuno ha messo in dubbio la sua perfezione.
Bettie muore l’11 dicembre del 2008, lontano dallo sfarzo e dal successo che hanno contraddistinto i suoi anni d’oro eppure, niente e nessuno ha mai potuto scalfire quell’aura idilliaca e perfetta che ha accompagnato la donna per tutta la sua carriera. L’immagine della sensuale, sfacciata e mitica Bettie Page, regina delle pin up, è ancora oggi vivida, solida e intoccabile e rivive, per stile e ispirazione, in celebrities contemporanee come Dita Von Teese.
Anche i libri di storia, costume e moda, parlano di lei. E la sua immagine vive ancora nelle cartoline vintage degli anni 50 e in quegli accessori che la riflettono mentre sorride, ammiccante, con quella frangetta corta che è rimasta nella storia delle acconciature. Ma come è diventata la piccola Bettie il simbolo della femminilità sensuale e sfacciata? Ripercorriamo la sua storia.
Bettie nasce nel nel sobborgo di Kingsport da Walter Roy Page e Edna Mae Pirtle, il 22 aprile 1923, ma dopo il divorzio dei suoi genitori, a 10 anni viene mandata in collegio insieme a sua sorella. Nonostante l’infanzia travagliata, inizia a brillare di luce propria: valida studentessa, manca una borsa di studio per l’università per solo un punto. Il suo obiettivo? Quello di diventare insegnante.
Poi, ecco che la passione per l’arte e la recitazione la spingono verso un sogno grande e ambizioso: Bettie vuole diventare una star del cinema. In quegli anni conosce e sposa Billy Neal, ma il matrimonio non è fortunato e i due divorziano nel 1947.
Nell’ottobre del 1950, un fotografo amatoriale posa gli occhi sulla sua bellezza e le propone un servizio che Bettie accetta. Quelle fotografie arrivano nelle mani dell’imprenditore Hugh Hefner che utilizza le foto per la copertina dell’edizione Playboy del 1955: la sua carriera era ormai decollata.
È poi, grazie all’incontro con il fotografo Irving Klaw, che la modella assume l’aspetto che l’avrebbe resa immortale. La ritrae con abiti succinti in pelle e in borchie, al punto tale che Bettie guadagna l’appellativo di Queen of Bondage. Nei sogni della modella, le cui foto impazzavano in tutto il mondo, però, c’era ancora il cinema, ma i suoi desideri sono destinati a non realizzarsi e Bettie si accontenterà, fino alla fine della sua carriera, di recitare in alcuni film erotici di nicchia.
Al termine degli anni ’50, la carriera della Page si arresta bruscamente. I motivi sono sconosciuti, ma con gli anni diverse supposizioni sono state avanzate. Tra la più quotate c’è quella che la modella avesse partecipato, insieme al suo fotografo, alla distribuzione di materiale fotografico, motivo per cui Klaw fu arrestato.
Per altri, invece, la sua sparizione fu dovuta alla sua presunta paura di invecchiare di fronte a tutti. Quello che sappiamo per certo è che nel 1960 si affidò al cristianesimo e dieci anni dopo le fu diagnosticata una schizofrenia acuta. Poi, di lei non si sa più nulla, almeno fino alla sua morte, ma ormai la sua grande eredità era stata lasciata: nessuno dimenticherà mai Bettie Pages.
