Farina fossile, cos’è, come utilizzarla e a cosa serve

La farina fossile? Un materiale prezioso che possiamo usare in giardino e non solo: ecco a cosa serve e come sfruttarla in sicurezza

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Serena De Filippi

Lifestyle Editor

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Si chiama farina fossile e, nonostante il nome curioso, non è altro che una polvere naturale che ha origini antichissime e proprietà sorprendenti. È composta da resti microscopici di alghe diatomee, ed è usata in ambito agricolo, domestico e persino cosmetico. Non tutti la conoscono, eppure può tornare utile in più di un’occasione, come per contrastare i parassiti delle piante. L’importante è capire come usarla in sicurezza: ecco cosa sapere.

Cos’è la farina fossile, terra di diatomee o diatomite

La chiamiamo farina fossile, ma in realtà il suo nome dice molto meno di quello che racchiude. A prima vista è solo una polvere chiara, impalpabile. Si forma lentamente, nei laghi e nei fondali marini, dove per secoli – e spesso millenni – si sono depositati i resti di minuscole alghe: le diatomee. I gusci, fatti di silice, si accumulano strato dopo strato, fino a creare una roccia leggera e porosa, che viene raccolta, macinata e trasformata in un materiale dalle mille possibilità. La composizione cambia a seconda del luogo in cui si è formata. In alcuni casi si trovano tracce di carbonato di calcio o di altri microrganismi marini fossilizzati: rimane, in ogni caso, un prodotto naturale.

Se c’è una cosa che impariamo osservando la farina fossile è che a volte le soluzioni più efficaci sono quelle più semplici. Non presenta in alcun modo un profumo pungente, né ingredienti difficili da pronunciare: forse non entrerà nella nostra quotidianità quanto il bicarbonato o l’aceto (almeno non nell’immediato dopo averla provata per la prima volta), ma tenerne un barattolo in casa fa sempre comodo, come vedremo in seguito, per i suoi mille usi. Basta conservarla in un contenitore ben chiuso, al riparo dall’umidità, e ricordarsi che c’è, quando serve.

A cosa serve la farina fossile

Nonostante sia poco conosciuta, la farina fossile ha una lunga lista di utilizzi. Quello più conosciuto? Serve come antiparassitario: se spolverata sulle foglie o nel terriccio, crea una barriera fisica contro gli insetti, tra cui afidi, formiche, acari o scarafaggi. Non agisce per via chimica, ma meccanica: danneggia il rivestimento esterno degli insetti, disidratandoli. È per questo che viene spesso usata nei giardini e negli orti bio, come alternativa ai pesticidi tradizionali, essendo considerata una sostanza naturale. La sua azione è molto simile al sapone molle potassico: in commercio, possiamo trovare soluzioni già pronte all’uso a cui ricorrere in base alle nostre esigenze.

Oltre all’uso per le piante, possiamo utilizzarla anche in casa per allontanare i piccoli infestanti. Alcune versioni, purificate e a uso alimentare, vengono persino assunte come integratori: aiuterebbero a depurare l’organismo e a migliorare l’aspetto di pelle, capelli e unghie, ma è bene non improvvisare e scegliere solo prodotti certificati e sentire assolutamente il parere del proprio medico. Esiste anche un impiego più “tecnico”: la farina fossile è molto assorbente, per questo si usa anche nella filtrazione di liquidi (come la birra), nella lucidatura di superfici e persino come ingrediente in alcuni dentifrici o prodotti esfolianti. Consideriamo che viene usata anche nei materiali da costruzione, aggiunta alle ceramiche, ai mattoni porosi o a certi tipi di intonaci, per rendere le superfici più leggere e traspiranti.

Come utilizzare la farina fossile

Quando ci troviamo a fare i conti con formiche che risalgono il muro, piccoli insetti nei vasi o quel fastidioso via vai di ospiti indesiderati in dispensa, questa sostanza ci torna davvero utile: in fondo, quel barattolo che tenevamo al sicuro ci servirà davvero e ci permetterà di liberarci degli ospiti indesiderati, soprattutto durante la bella stagione.

Si presenta come una polvere leggera, quasi impalpabile, e possiamo usarla così com’è: prendiamone un po’ e spolveriamola nei punti critici. Dietro ai mobili, ai bordi delle finestre, lungo i battiscopa, ma anche nel terriccio dei vasi o vicino all’ingresso del balcone. La lasciamo agire per almeno un paio di giorni (dalle 24 alle 48 ore in linea di massima, ma consigliamo di leggere la confezione e seguire le indicazioni del produttore), poi la rimuoviamo con l’aspirapolvere o con un panno umido. Funziona meglio se l’aria è asciutta, quindi scegliamo giornate non umide per applicarla.

Nei nostri esterni possiamo spargerla intorno alla base delle piante o direttamente sul terreno: è utile contro lumache, formiche e altri piccoli parassiti. C’è anche chi la mescola al terriccio per migliorare il drenaggio. In ogni caso, scegliamo una versione adatta all’uso domestico, soprattutto se abbiamo animali in casa.

Si può usare la farina fossile in casa?

Sì, come abbiamo visto possiamo farlo, soprattutto per contrastare la presenza di insetti in modo naturale. Non essendo un insetticida chimico, non rilascia residui tossici né odori sgradevoli: per questo viene spesso scelta da chi preferisce soluzioni meno invasive, soprattutto in case con bambini o animali.

L’importante è che la polvere resti asciutta, perché l’umidità ne riduce l’efficacia. Non c’è bisogno di esagerare con le quantità: copriamo bene le superfici interessate. In più, si può usare anche in dispensa, nei magazzini alimentari o all’interno di armadietti dove è bene evitare pesticidi chimici. Trascorso il tempo necessario affinché faccia effetto, possiamo poi rimuoverla in sicurezza, senza problemi.

Come usare la farina fossile in sicurezza

È un materiale naturale, ed è vero che può essere usato in casa senza troppe preoccupazioni. Ma resta pur sempre una polvere finissima, leggera come il talco, che tende a sollevarsi nell’aria al minimo movimento. E proprio per questo va maneggiata con un minimo di attenzione, soprattutto mentre la si applica. Il rischio maggiore non è legato al contatto con la pelle, né all’ingestione accidentale, ma alla respirazione. Se la inaliamo spesso o in grandi quantità, può irritare le vie respiratorie, per via della silice che contiene.

Meglio allora adottare qualche precauzione semplice ma utile: per esempio, durante l’uso possiamo indossare una mascherina con filtro. Se poi capita di respirarla, non dobbiamo andare nel panico, ma uscire all’aria aperta, bere un po’ d’acqua, soffiarci il naso e aspettare che la sensazione si attenui. È un rimedio utile, certo, ma va trattato con un pizzico di attenzione.