Sette giardini da visitare a novembre 2025

A novembre, regaliamoci la possibilità di visitare alcuni dei giardini più iconici d'Italia: veri e propri scrigni di bellezza (che ci salva)

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Serena De Filippi

Lifestyle Editor

Lifestyle e Content Editor che scrive da tutta la vita: storie, racconti, libri, articoli, con una passione per i trend del momento.

Pubblicato: 1 Novembre 2025 20:09

A novembre la luce cambia, i giardini si spogliano lentamente e l’aria restituisce profumi di terra e foglie bagnate. In Italia – e non solo – ci sono giardini che in questo periodo rivelano un fascino diverso. E allora andiamo alla scoperta di sette giardini da visitare a novembre 2025 per scoprire una stagione che non smette di sorprendere, nemmeno quando la natura si prepara per andare in letargo.

Giardino e Orto Botanico dell’Università di Padova

L’Orto Botanico dell’Università di Padova è nato ufficialmente nel 1545: proprio qui venivano coltivavano i “semplici”, ovvero le erbe officinali studiate per imparare a conoscere i rimedi della natura. Il giardino aveva una forma precisa, un quadrato inscritto in un cerchio, come imponeva il pensiero rinascimentale.

Da allora l’Orto è cambiato più volte. Ha accolto nuove specie, ha visto sorgere fontane, portali e serre, ma non ha mai tradito la sua idea originaria: essere un luogo di conoscenza viva. Dal 1997 è Patrimonio Unesco, riconosciuto come il più antico orto botanico del mondo ancora nella sua sede originale. Oggi, accanto alle piante storiche, c’è anche il Giardino della Biodiversità, dove le serre moderne ricreano i grandi ecosistemi del pianeta. Camminando tra le sezioni, dal clima tropicale alla vegetazione arida, si ha la sensazione che il tempo scorra in più direzioni: la storia, la scienza e il presente che continuano a interrogarsi sul futuro.

Giardini Bardini

Tra la Costa San Giorgio e Borgo San Niccolò, il Giardino Bardini si arrampica sul fianco della collina e guarda Firenze dall’alto, come se ne fosse una parte segreta. La sua storia comincia nel Medioevo, con i Mozzi, ma attraversa secoli di trasformazioni: giardino barocco, poi anglo-cinese, infine vittoriano. Quando nel 1913 l’antiquario Stefano Bardini lo acquistò, lo riunì in un solo complesso e lo arricchì di fontane, statue e decorazioni, trasformandolo in un luogo sospeso tra arte e natura.

Oggi si cammina tra terrazze, pergolati e scale di pietra che sembrano scendere direttamente verso l’Arno. La vista è ampia, quasi teatrale, ma il giardino resta intimo, silenzioso, pieno di dettagli che rivelano il tempo. Dopo il restauro del 2000, ha ritrovato il suo equilibrio: non un museo all’aperto, ma un paesaggio vivo.

Giardino di Villa Gamberaia

Sulle colline di Settignano, poco sopra Firenze, possiamo vedere Villa Gamberaia. Costruita nel Seicento, conserva uno dei giardini all’italiana più raffinati della Toscana: un equilibrio perfetto tra misura e paesaggio. Edith Wharton lo definì “il più perfetto esempio dell’arte di ottenere un grande effetto su scala ridotta”, e in effetti la sua forza è proprio questa. Vialetti di cipressi, siepi disegnate come arabeschi, bacini d’acqua e terrazze che si affacciano sull’Arno: ogni prospettiva è unica, tra geometrie, ritmo, armonia, respiro.

I Giardini Reali di Venezia

I Giardini Reali di Venezia sono nati all’inizio dell’Ottocento e occupano lo spazio dove sorgevano i Granai di Terra Nova. Fin dall’origine furono pensati come un giardino privato per la corte, un rifugio ordinato affacciato sull’acqua. Con il passaggio agli Asburgo arrivarono la serra, la Coffee House neoclassica e il celebre ponte levatoio che collegava direttamente il giardino al Palazzo Reale. Solo nel 1920 l’area venne ceduta al Comune e aperta ai cittadini, ma per decenni conobbe l’abbandono.

Il restauro curato dalla Venice Gardens Foundation, completato nel 2019, ne ha restituito la struttura originaria e la leggerezza del disegno botanico. Paolo Pejrone ha ripensato le fioriture seguendo l’alternarsi delle stagioni, dal glicine di primavera agli agapanti estivi, mentre l’architetto Alberto Torsello ha riportato alla luce la storica serra e il pergolato in ghisa.

Giardini di Villa D’Este

A Tivoli, tra i pendii che guardano verso Roma, Villa d’Este conserva l’idea rinascimentale di meraviglia. Fu il cardinale Ippolito II d’Este, figlio di Lucrezia Borgia, a immaginare nel Cinquecento una residenza tra arte e paesaggio. Scelse l’architetto Pirro Ligorio, che trasformò un antico convento in una villa affacciata su un giardino costruito per stupire.

Le terrazze si rincorrono lungo la collina, una dopo l’altra, tra scalinate di pietra, fontane e vedute che cambiano a ogni passo. L’acqua è la vera protagonista. Scorre, si divide, riempie le vasche, sale fino alla Fontana dell’Organo e torna giù, senza mai fermarsi. Nel corso dei secoli la villa ha vissuto restauri, incurie, rinascite. Ma ha sempre conservato la sua identità di luogo sospeso, dove il suono dell’acqua copre il rumore del mondo.

Giardino di Boboli

Dietro Palazzo Pitti si apre Boboli: la sua storia comincia nel 1549, quando Eleonora di Toledo acquistò la collina e affidò il progetto a Niccolò Tribolo. L’idea era ambiziosa: creare un giardino che raccontasse il potere dei Medici attraverso la geometria, l’acqua e la prospettiva.

Dopo la morte di Tribolo, furono Ammannati e Buontalenti a proseguire l’opera. Da loro nacquero la Grotta Grande, le sculture, i giochi d’acqua e quell’atmosfera magica che possiamo ammirare oggi. Nei secoli Boboli è cresciuto con la città, si è ampliato, ha cambiato forma più volte senza mai perdere il suo ordine. Il lungo Viottolone scende verso l’Isolotto, dove la Fontana dell’Oceano del Giambologna domina l’acqua; ai lati si allineano statue e cipressi. Ogni epoca ha lasciato un segno: l’anfiteatro, il Kaffeehaus, la Limonaia settecentesca. Oggi Boboli è un giardino vivo, attraversato da turisti e fiorentini, dove la luce cambia ogni ora e le foglie, in autunno, colorano si colorano di pura meraviglia.

Giardino della Kolymbetra

Dove un tempo si estendeva una grande vasca artificiale di età greca, costruita per raccogliere le acque degli acquedotti akragantini, si apre un paesaggio verde e luminoso, incastonato tra le pareti calcaree della valle. La Kolymbetra è stata realizzata nel V secolo a.C., quando il tiranno Terone fece scavare un bacino destinato ai giochi acquatici e all’allevamento di pesci. Nei secoli la vasca venne interrata e trasformata in orto, poi in agrumeto, adattandosi ai mutamenti del territorio e alle necessità di chi lo abitava. Conserva ancora l’antico sistema idrico, un reticolo di ipogei e cunicoli che alimenta le sorgenti e mantiene fertile il terreno.