Nel cuore della campagna veneta esiste un luogo che non si limita a commemorare, ma invita alla contemplazione. Il Memoriale Brion, opera ultima di Carlo Scarpa, è uno spazio dove materia e spirito si incontrano, trasformando il silenzio in architettura.
Commissionato negli anni Settanta da Onorina Brion Tomasin in memoria del marito Giuseppe, fondatore della Brionvega, il complesso nasce come omaggio all’amore e si sviluppa come un viaggio interiore.
Tra geometrie simboliche, richiami all’Oriente e riferimenti all’arte veneziana, Scarpa costruisce un paesaggio dell’anima in cui acqua, cemento e luce diventano strumenti di poesia.
Indice
Un capolavoro immerso nella campagna veneta
Immerso nella serena campagna trevigiana, vicino al paese di San Vito d’Altivole, si cela un vero capolavoro dell’architettura del Novecento: il Memoriale Brion, un complesso funerario monumentale che è molto più di una semplice opera commemorativa. È un luogo di silenzio, pace e armonia, dove architettura e natura dialogano in perfetto equilibrio.

Riconosciuto come una delle opere più complesse, originali e significative di Carlo Scarpa, il Memoriale rappresenta un apice del modernismo italiano. Oggi è un bene aperto al pubblico e, dal 2022, è stato donato al FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano da Ennio e Donatella Brion.
L’ultima opera di un genio
La genesi del Memoriale Brion è indissolubilmente legata a una storia d’amore e di impresa italiana. Fu commissionato nel 1969 da Onorina Brion Tomasin in memoria del marito Giuseppe Brion, fondatore e proprietario della Brionvega, azienda simbolo del design italiano nel secondo dopoguerra, celebre per oggetti iconici come la Radio Cubo e il televisore portatile Doney.

Il Memoriale divenne l’ultima opera di Carlo Scarpa, che vi lavorò intensamente tra il 1970 e il 1978. Anche dopo la sua morte in Giappone nel 1978, a seguito di una caduta, il progetto fu completato seguendo fedelmente i suoi disegni. La complessità dell’opera è testimoniata da oltre 1500 schizzi autografi, che descrivono ogni dettaglio del monumento.
Scarpa, architetto, artista e sperimentatore, racchiuse in questo progetto tutto il suo sapere, frutto della formazione veneziana, della passione per il dettaglio artigianale e dell’attenzione alla trasformazione della materia.

L’architettura del simbolo
Il complesso, che si estende su un’area di 2200 metri quadrati, rialzata rispetto al piano di campagna, accoglie il visitatore attraverso un monumentale ingresso, i propilei, che segnano l’inizio di un percorso simbolico.
La vera icona del Memoriale è la scenografica apertura formata da due cerchi intrecciati, simbolo dell’amore coniugale ma anche dello Yin e Yang, rappresentazione dell’unione degli opposti: l’uomo e la donna che si fondono in un’unica anima.

Superato il portale, il complesso invita il visitatore a perdersi e ritrovarsi, in un continuo gioco di prospettive, luce e silenzio. Il linguaggio architettonico integra influenze molteplici: il modernismo di Frank Lloyd Wright e Le Corbusier, le influenze bizantine e veneziane, e una profonda ispirazione orientale che rimanda al Giappone e alla filosofia Zen.
Il giardino zen e i percorsi simbolici
Il complesso è circondato da un muro inclinato che incornicia la vista sulle colline di Asolo. L’ambiente è disegnato con una cura quasi pittorica: prati, specchi d’acqua, ninfee e geometrie essenziali che evocano i giardini giapponesi e i paradisi islamici.

Dal portale dei cerchi intrecciati si dipartono due percorsi, metafora dei cicli della vita:
- Il percorso dell’Acqua
Procedendo verso destra, il cammino si sviluppa sull’acqua, simbolo di rinascita. Qui sorge il Giardino Zen, un’isola adornata da ninfee con al centro un padiglione per la meditazione. L’accesso è segnato da un cancello di cristallo che emerge dalle acque, evocando un rito di passaggio spirituale. - Il percorso della Terra
Verso sinistra, il sentiero poggia sulla terra, rappresentando la vita condivisa dalla coppia e il radicamento nell’esistenza terrena.
Il fulcro del Memoriale è l’arcosolio, un grande arco-ponte ribassato in cemento ispirato alle sepolture cristiane antiche. L’interno, rivestito da tessere di vetro e foglia d’oro, si illumina di mosaici bizantini. Sotto questo arco riposano i sarcofagi di Giuseppe e Onorina Brion, simbolo di un amore eterno.

Un luogo di memoria e armonia
Il Memoriale Brion non è solo un capolavoro architettonico, ma un luogo dell’anima. Qui culture, religioni e filosofie diverse si intrecciano, restituendo un senso di pace e introspezione.
È un tempio laico della memoria, dove Carlo Scarpa ha saputo trasformare il cemento, la luce e l’acqua in strumenti poetici di riflessione sul tempo, sulla morte e sulla continuità della vita.