Smaltire correttamente i farmaci è cruciale. Non farlo è molto più dannoso di quanto si pensi

Abbiamo intervistato la dottoressa Vitalia Murgia e abbiamo capito una volta di più come milioni di piccoli gesti quotidiani possono contribuire alla salute del nostro pianeta

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Barbara Del Pio

Giornalista esperta di Lifestyle e Attualità

Responsabile editoriale dei magazine di Italiaonline. Una laurea in letteratura contemporanea , un master, giornalista professionista dal 2003. Scrive di attualità, lifestyle e sport.

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La sua esperienza trentennale come pediatra di famiglia l’ha resa un punto di riferimento per intere generazioni di genitori. La dottoressa Murgia non è solo una professionista con una vasta e consolidata esperienza clinica, ma anche una profonda conoscitrice e sostenitrice dell’uso consapevole delle sostanze naturali e della fitoterapia in ambito pediatrico. Il suo approccio alla salute dei bambini, che integra sapientemente le conoscenze della medicina convenzionale con l’efficacia dei rimedi naturali, ne fa una voce autorevole e all’avanguardia, sempre attenta al benessere olistico dei suoi piccoli pazienti.

Un tema centrale nella sua pratica e nel suo impegno è il corretto smaltimento dei farmaci, un gesto semplice ma di cruciale importanza per la salute umana e la salvaguardia del nostro pianeta.

Dottoressa Murgia, vorrei partire da un tema che sta molto a cuore a lei e a DiLei TakeCare: lo smaltimento dei farmaci. Ci aiuta a spiegare a chi ci leggerà quanto e perché questa azione è cruciale per la nostra salute e per l’ambiente?
Lo smaltimento corretto dei farmaci è una cosa semplice da fare ed importantissima. È un gesto che ha un grande impatto sia sulla nostra salute che sull’ambiente. Spesso al termine di una cura, ci avanza qualche compressa o sciroppo e può venire la tentazione di buttarli nel lavandino, nel WC o nel cestino dei rifiuti. Meglio non farlo! Così facendo, quei farmaci finiscono nelle acque, inquinano fiumi e mari, possono danneggiare pesci, animali e possiamo ritrovarceli nell’acqua potabile. La cosa giusta da fare? Tenere da parte i farmaci avanzati o scaduti in un contenitore (va benissimo una scatolina o un sacchetto) e portarli in farmacia, dove ci sono dei cassonetti appositi per lo smaltimento sicuro o nei centri di smaltimento dei rifiuti presenti in ogni comune. È un gesto facile da fare, non è impegnativo e soprattutto fa la differenza. Seguendo questa semplice abitudine, contribuiamo tutti a un ambiente più pulito e a un uso più consapevole dei medicinali. Dobbiamo essere consapevoli che milioni di piccoli gesti quotidiani possono contribuire alla salute del nostro pianeta: fanno bene a tutti. A noi, agli altri e alla natura.

Spesso, infatti, si sente parlare di inquinamento da farmaci. Ci chiarisce in che modo i residui farmaceutici possono contaminare l’ambiente, in particolare l’acqua e il suolo, e quali sono le conseguenze a lungo termine di questa contaminazione per la salute umana e la biodiversità?
I farmaci entrano nell’ambiente in vari modi: attraverso le urine e le feci di persone e animali, per lo smaltimento scorretto nei lavandini o WC, o attraverso gli scarichi ospedalieri, quelli di allevamenti di bestiame e acquicolture, e di industrie che producono farmaci. Gli impianti di depurazione non riescono a rimuovere completamente queste sostanze, che finiscono nei fiumi, nei terreni e persino nelle falde acquifere. Anche i liquami degli allevamenti e i fanghi del trattamento delle acque usati come fertilizzanti contribuiscono alla contaminazione dei terreni e delle acque. A dosi anche minime, questi residui possono danneggiare la fauna e preoccupano per i possibili effetti sulla salute umana. I farmaci presenti nell’ambiente possono avere effetti gravi sugli animali e, indirettamente, anche sull’uomo. Diversi studi hanno confermato i danni su varie specie. Per esempio, sono stati collegati alla presenza, anche in tracce, di residui di pillole contraccettive nelle acque cambiamenti di sesso nei pesci e sterilità nelle rane. Un esempio eclatante riguarda il diclofenac, un antinfiammatorio usato in veterinaria. In Pakistan, sono morti migliaia di avvoltoi dopo aver ingerito carcasse di animali trattati con questo farmaco. Anche piccole concentrazioni in acqua possono danneggiare pesci come le trote, colpendo reni e branchie. La presenza di antibiotici nel suolo può favorire lo sviluppo e la diffusione di batteri resistenti, contribuendo al potenziamento dell’antibiotico-resistenza, una delle più gravi minacce per la salute globale. Questi esempi mostrano come l’inquinamento da farmaci non sia un rischio astratto, ma una realtà che colpisce gli ecosistemi e riduce la biodiversità.

Parliamo di farmaci 100% naturali e, quindi, biodegradabili. Qual è il valore aggiunto di questi prodotti rispetto ai farmaci di sintesi in termini di efficacia, sicurezza e impatto ambientale, specialmente per la salute dei più piccoli?
La biodegradabilità delle molecole, cioè la capacità di degradarsi nell’ambiente ad una determinata velocità è la caratteristica più importante per evitare che le sostanze “persistano” per tempi lunghi e si accumulino nell’ambiente e nel corpo degli animali. Le sostanze di origine naturale e i prodotti 100% naturali sono completamente biodegradabili quindi non persistono nell’ambiente. Alcuni prodotti 100% naturali rispondenti a standard di qualità elevata hanno dimostrato con studi clinici rigorosi di essere più efficaci o di agire “alla pari” dei farmaci di sintesi indicati per lo stesso disturbo. Dagli studi emergeva anche una notevole sicurezza di questi prodotti. Si può quindi dire che l’utilizzo di questo tipo di prodotti è in sintonia con i principi della One Health: fa bene all’uomo e rispetta l’ambiente.

La dottoressa Vitalia Murgia, pediatra
La dottoressa Vitalia Murgia, pediatra

Come si traduce tutto questo nella pratica clinica quotidiana di una pediatra e come aiuta i genitori a fare scelte più consapevoli per la salute dei loro figli?
Quando stiamo curando problemi di salute comuni, per cui si sa che non esistono farmaci di sintesi completamente efficaci e sicuri, dovremmo entrare tutti, pediatri e genitori, nell’ottica di “cercare di far star meglio possibile il bambino rispettando anche l’ambiente”. Non bisogna mai perdere di vista la qualità dei prodotti che si utilizzano. Per valutare la qualità occorre tenere presente anche che le piante, da cui derivano gli estratti, sono “organismi viventi” che crescono nei campi e dai campi possono assorbire anche sostanze contaminanti. Perciò per la qualità conta tutto: il metodo di coltivazione biologico, la qualità dei processi di estrazione, la formulazione a misura di bambino, e l’assenza di conservanti, e additivi in genere.

Lei ha scritto diversi libri sulla salute naturale del bambino (vi consigliamo “La salute naturale del bambino”, Aboca Edizioni). Quali sono i disturbi più comuni in età pediatrica per i quali un approccio basato su sostanze naturali può offrire un valido supporto e quali consigli pratici può dare ai genitori per un utilizzo sicuro ed efficace di questi rimedi?
Direi che i problemi di salute su cui si può giovare maggiormente di un approccio basato su sostanze naturali sono: la tosse, le infezioni respiratorie delle alte vie (il raffreddore, l’influenza, le forme parainfluenzali, etc.), i disturbi dispeptici (mal di stomaco, lieve reflusso), i dolori addominali funzionali, la stipsi, etc.

Quali sono secondo lei le prospettive future per l’integrazione tra medicina convenzionale e fitoterapia?
Direi che nella “quotidianità” clinica delle cure pediatriche l’integrazione tra l’utilizzo di “farmaci di sintesi” e prodotti naturali è già molto avanti. I pediatri sono consapevoli del fatto per i problemi comuni del bambino necessitano trattamenti che leniscono i sintomi, intervengono sulle cause del disturbo senza correre il rischio di effetti collaterali anche seri che possono essere causati da alcune molecole di sintesi. Se la qualità dei prodotti naturali e gli studi sulla loro efficacia e sicurezza continueranno ad aumentare questa integrazione sarà sempre maggiore a favore dei prodotti 100% naturali.

Fitoterapia e impatto dei farmaci sull'ambiente
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Curarsi con le piante a qualsiasi età. Fa bene a noi e all’ambiente

Tra le lettrici di DiLei TakeCare ci sono molte mamme. Può dare loro qualche consiglio per prendersi cura della salute del proprio bambino e della propria bambina in modo naturale e sostenibile e – quindi – per prendersi cura anche del pianeta in cui vivranno?
Innanzitutto, è importante farsi prescrivere o acquistare farmaci di libera vendita solo quando è veramente necessario. L’uso eccessivo o inappropriato dei farmaci può portare a resistenze o effetti indesiderati. Pertanto, è essenziale prendere farmaci solo per i problemi di salute in cui il loro uso è indispensabile. Quando le condizioni di salute del bambino lo permettono, e il pediatra ha fatto una diagnosi rassicurante, in molte condizioni respiratorie potrebbero bastare anche alcuni semplici provvedimenti (idratare le mucose, tenere controllate temperatura e umidità ambientale, liberare il naso con lavaggi nasali). Se il problema causa sintomi molto fastidiosi, es. una tosse insistente, si può ricorrere a trattamenti naturali efficaci e sicuri.