In un sistema di dieta multifasico come quello della dieta chetogenica si affrontano vari step per arrivare all’obiettivo prefissato attraverso un piano alimentare che evolve con le stesse fasi della dieta. E se le prime fasi sono, ovviamente, quelle in cui è richiesta maggiore attenzione dal momento che si tratta di periodi di alimentazione più restrittiva, la fase di mantenimento rischia di passare in sordina.
Questo avviene principalmente perché si entra in contatto con questa fase dopo aver terminato il periodo di dimagrimento, entusiasti dei risultati raggiunti, ma anche un po’ stanchi dopo settimane di alimentazione controllata. Ma cedere alla tentazione di concedersi un’alimentazione guidata dal solo desiderio di gratificazione, sarebbe un errore. Ecco perché e cosa fare per rendere la fase di mantenimento più stimolante.
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Fase di mantenimento: a cosa serve
La fase di mantenimento, come accennato, va vista come parte integrante della dieta e non come un’opzione che possiamo decidere se seguire o meno. Perché è così fondamentale? Il suo ruolo è legato a un fattore fisico o psicologico? Secondo l’Endocrinologo Giovanni Spera, che è stato Ordinario di Medicina interna e Presidente del Comitato etico dell’Università La Sapienza di Roma ed è attuale Presidente della Società italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare, sono due fattori di pari importanza.
“Quando si fa un protocollo per la perdita di peso, indipendentemente da cosa si applica, è fondamentale inquadrare la persona. Può essere giovane, anziana, obesa, leggermente sovrappeso o diabetica, ma dato per scontato che si tratta di un percorso che va personalizzato, bisogna avere delle regole. E bisogna avere dei punti di passaggio fermi da una fase all’altra. Mediamente una dieta chetogenica deve essere seguita dalle 4 alle 6 settimane per portare a una perdita di peso consistente che poi deve portare a una strategia di riabilitazione volta a rieducare il paziente. Bisogna fare in modo che il paziente, uscito dalla terapia dietetica, sia un’altra persona con un comportamento diverso e una struttura fisica stabilizzata ed equilibrata che potrà mantenere il più a lungo possibile”.
L’obiettivo è reintegrare tutti i macronutrienti riportando il paziente a una fase di alimentazione completa, seppur controllata, che nei soggetti con una storia di obesità importante potrà durare anche diversi mesi per non ritornare alla condizione iniziale.
Il corpo, infatti, sviluppa una certa memoria circa il nostro peso e una volta terminata la dieta medicalizzata, tenderà ad attuare delle strategie per ritornare al peso di partenza: l’unico modo per evitare questo effetto controproducente, è resettare la memoria del nostro corpo, stabilizzando il nuovo peso per un periodo più lungo possibile. Per questo motivo, in alcuni casi, la fase di mantenimento prevista potrà superare di gran lunga il periodo di taglio calorico, per dare al corpo dei nuovi parametri su cui lavorare, ma soprattutto per permettere al paziente di cambiare le proprie abitudini alimentari e interiorizzare questa nuova visione di sé.
Tre trucchi per non fallire
Ora lo sappiamo, della fase di stabilizzazione non possiamo fare a meno. Ma, come non cadere nella trappola dell’abbandono che manderà a monte tutti i risultati raggiunti?
Fatti seguire da un professionista
Potrebbe sembrare banale, ma il fai da te è la prima scorciatoia per il fallimento di una dieta multifasica. Sarà il lavoro sinergico del medico specialista e del dietologo a garantire una buona riuscita del percorso, grazie alla personalizzazione necessaria di tutte le fasi al fine di elaborare una strategia vincente ed efficace. Anche la fase di stabilizzazione in questo modo potrà avere l’importanza che merita, portare il nostro corpo a resettare le informazioni che aveva sul nostro peso precedente accompagnandoci verso una nuova vita caratterizzata da un peso stabile che ci fa stare bene.
Comunica i tuoi stati d’animo
Le figure professionali che ti seguono in questo percorso, sono formate per sostenerti anche psicologicamente in questo processo di cambiamento. Anche leader di mercato che operano in questo settore come New Penta, offrono protocolli medicalizzati con un supporto continuativo che si rivela particolarmente efficace quando il paziente si dimostra predisposto a condividere i propri stati d’animo, le fatiche e le perplessità che possono accompagnare il suo percorso di dimagrimento. In questo modo il professionista della nutrizione metterà in atto tutte le strategie utili per portare a risultati sicuri, aiutando a risolvere gli stati d’ansia che possono portare all’abbandono.
Appaga i tuoi sensi
Durante ogni fase della terapia dietetica, si è chiamati a fare piccole rinunce per arrivare all’obiettivo prefissato, ma qualche gratificazione è d’obbligo. Prodotti specifici a basso contenuto di carboidrati potranno soddisfare la voglia di cibi che, altrimenti, sarebbero proibiti come snack e dolciumi: se correttamente inseriti nella fase di mantenimento, assicureranno risultati duraturi sollevando il paziente dalla fatica delle rinunce.