Disturbi psicosomatici: cosa sono e cosa fare

Un dolore spesso riferisce una sofferenza che ha origine nella psiche. Conosciamo meglio i disturbi psicosomatici

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Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Pubblicato: 6 Marzo 2021 14:37

Cosa sono

I disturbi psicosomatici sono disturbi che affliggono il corpo, riguardano la psiche e partono dalla nostra sfera emozionale. Di fatto sono grandi segnali che ci indicano come stiamo davvero. Se calcoliamo che l’intestino rappresenta il nostro “secondo cervello” e che si tratta del deposito di tutte le nostre emozioni, comprendiamo che molti disturbi gastrointestinali sono di origine psicologica. Le emozioni si vanno a sedimentare e hanno bisogno di un loro tempo per essere metabolizzate e digerite, proprio come se si trattasse di cibo.

Quel che non riusciamo a esprimere, quel che vorremmo dire, quel che teniamo dentro, passa comunque per il corpo. Quando qualcuno ci crea fastidio, spesso la pelle risponde con bolle, rossori, pruriti. Quando qualcosa ci sta stretto, i nostri respiri si fanno corti. Quando non ci sentiamo visti, prendiamo peso. Quando l’orgoglio non si piega, le ginocchia fanno male. Sono tutte indicazioni di come ci sentiamo veramente. Questi disturbi vanno ascoltati, assecondati, accolti. Il corpo fornisce una sua risposta a un disagio psicologico e la manifesta. Possono essere anche tanti disagi accumulati come preoccupazioni, ansia, stress da evento traumatico non elaborato.

Quel che accade nella psiche riesce a incidere sul livello delle difese immunitarie e sulle condizioni del sistema nervoso. Problemi cardiaci, respiratori, urogenitali, cutanei e muscoloscheletrici possono partire da una condizione psicologica e vanno affrontati toccando prima di tutto quell’ambito. Anche le emozioni negative ci influenzano come il risentimento o il rancore portato per molto tempo verso qualcuno. Spesso si trasformano in coliti, cefalee, dolore cronico a qualche articolazione o a carico della colonna vertebrale, in nausea, diarrea o meteorismo o gonfiore generale.

Come riconoscerli

Spesso le diagnostiche calmano la nostra mente cosciente, ma se abbiamo e viviamo un conflitto – specie se in seno alla famiglia o con i genitori – tutto si riflette sul corpo. Questo tipo di disturbi si riconoscono per la durata e la frequenza con cui si presentano. Bisogna iniziare a chiedersi quanto spesso si manifesta quel determinato mal di testa o quel disturbo nell’evacuazione, per dire. Molto di questi disturbi si collega al nostro modo di dare e ricevere e di certo riguarda il modo in cui viviamo le relazioni.

Quindi dobbiamo prima di tutto farci delle domande: come stiamo vivendo la nostra vita? Ci stiamo alimentando bene? Stiamo facendo sport? Se, dopo queste domande, abbiamo capito che ci stiamo prendendo cura di noi, ma il disturbo continua a tornare, forse dobbiamo andare a guardare nella grande dimensione delle emozioni e farci domande su come stiamo vivendo le relazioni. A volte i disturbi sono ricorrenti in determinate fasi della vita e questo riguarda lutti, separazioni, dolori. Le ferite dell’anima richiedono tempo per essere curate e occorre pazienza. Vediamo insieme come si curano i disturbi psicosomatici e in che modo vanno affrontati.

La psiconeuroendocrinoimmunologia (P.N.E.I.) studia le relazioni tra funzionamento psicologico, secrezione di neurotrasmettitori a livello cerebrale, risposta ormonale a livello endocrino e risposta del sistema nervoso. Questa disciplina si sta evolvendo e viene integrata con diagnosi e analisi di tipo allopatico classico.

Il dialogo e l’osservazione

Rivolgersi ad un esperto della psiche spesso aiuta a risolvere problemi di natura psicosomatica. Ad esempio, uno psicologo o una psicologa di fiducia riesce a portarci per mano all’interno delle nostre paure e dei nostri sentimenti di rabbia e dolore. Parlare con chi lavora a livello professionale nell’ambito della psiche ci consente di ritrovare un equilibrio generico del corpo e della mente o scoprirlo per la prima volta. Ovvio che prima si inizia a lavorare su se stessi/e, meglio si arriva a conoscersi ed evolversi. Lo stesso vale per la voglia di aprire il cuore e quindi parlare di questi disturbi a persone che sentiamo particolarmente vicine. Dedicarsi anche a pratiche come la meditazione, ci permette di osservare quel che ci attraversa dentro e in che modo.

Trovare un modo per stare con se stessi/e garantisce una via per osservare e non preoccuparsi, in quanto spesso l’ansia peggiora le condizioni psicosomatiche o le cronicizza. A volte il corpo sta male se la mente prova a controllare troppo. A volte il fisico accusa di azioni che non abbiamo il coraggio di portare avanti. Se ci sediamo con noi stessi/e e ascoltiamo, respiro dopo respiro, cosa ci attraversa, possiamo risolvere, curare e creare.

I genitori sono sempre il nostro banco di prova, che siano vivi o meno. Possiamo sempre dialogare con loro e avere la voglia di “abbracciarli” anche metaforicamente. Quando riusciamo ad accettare e abbracciare quel che i nostri genitori hanno fatto, nel bene e nel male, noi evolviamo e raggiungiamo un livello dell’essere consapevole, equilibrato. Trovare la forza di sentirsi vulnerabili consente di andare avanti e migliorare, scoprire se stessi/e in modi sempre nuovi e che generano nuove visioni di se stessi/e e del mondo.