La storia di Luisa e Simone la conosciamo bene, l’abbiamo raccontata proprio sulle nostre pagine . Ci aveva colpito moltissimo l’amore e la forza di questa mamma che sulle pagine social di Facebook, all’inizio di questo anno scolastico, lanciava un appello affinché i genitori insegnassero l’inclusione ai propri figli, e proprio da quelle righe cercava amici per il suo di figlio, Simone, un fantastico ragazzo autistico a medio funzionamento. Già perché a parole sono tutti disposti a dare un aiuto, il problema poi è tradurlo nei fatti, ma noi non ci siamo dimenticati di loro, e così, a distanza di nove mesi, e con un nuovo e ambizioso progetto che li vede protagonisti, una canzone, Ali in tasca, il cui video abbiamo deciso di allegare alle loro parole, per dare la possibilità di fare conoscere a più persone possibili, e, perché no, farla passare anche nelle radio nazionali. Proprio come è accaduto a Sheldon Riley, il cantante australiano, che ha da poco partecipato all’Eurovision, che ha tradotto in musica i suoi ricordi di bambino a cui fu diagnostica la sindrome di Asperger.
Luisa come nasce questa canzone?
Ho buttato giù questo testo in modo molto naturale, perché sono abituata a parlare di diversità, di autismo e delle difficoltà di tutti i “Simone“ del mondo. Mi è sembrato da subito musicabile e mi sono rivolta ad un amico di mio figlio, il suo istruttore di palestra e musicista Ilario de Angelis, che ha subito apprezzato l’idea ed ha cucito velocemente un’insieme di note perfette per quelle parole così incisive e profonde. È bastata poi un’occhiata tra noi per comprendere chi dovesse essere l’interprete canoro del brano: proprio Simone, autistico a medio funzionamento, che ha cantato in maniera straordinaria, riuscendo a superare da solo il suo iniziale monotono e toccare le corde più interne dell’anima. Con la sua eleganza, la sua purezza, il suo amore per la musica e la sua bellissima “imperfezione” emoziona e lascia incredulo e gioioso l’ascoltatore. Un miracolo che ha preso consistenza sfidando i pregiudizi ed oltrepassando le difficoltà dell’autismo. Superando le barriere del “non è possibile” e consacrando il principio che la parola disabilità non è sinonimo di assenza di abilità.
Che cosa volete trasmettere con questo brano?
Ali in tasca è un brano che spinge a riflettere sulla condizione svantaggiata ancora riservata alle persone considerate “diverse” e agli autistici in particolare, ma che altresì permette di comprendere come sia giunta l’ora di aprire le porte di questa società e dare spazio a quell’inclusione che tanto si rincorre ma che ancora non ha avuto modo di trovare la sua esatta collocazione. Non dimentichiamo mai che, dentro all’autismo, ci sono dei ragazzi che hanno sogni e aspirazioni come tutti i loro coetanei e con un cuore che batte esattamente come quello degli altri. Ragazzi vitali ed entusiasti, troppo spesso relegati in un angolo da errati convincimenti e atavici pregiudizi. E ancora troppo spesso lasciati soli, senza amici o persone che siano desiderose di conoscere menti che funzionano diversamente, ma ugualmente ricche e profonde. È importante che ognuno di noi ritrovi il senso civico di appartenenza alla società, laddove i figli di uno sono i figli di tutti.
Ci eravamo lasciate con un tuo appello, come vanno le cose adesso?
Simone è un po’ meno solo. Ha trovato un amico prezioso, Severino, un’associazione meravigliosa “La città dei colori” e colgo l’occasione per ringraziare la Presidente, la Dott. Grazia Villani che si spende per questi ragazzi come fossero tutti suoi figli, e diverse altre persone che hanno deciso di investire tempo ed energie in mio figlio che sa riservare, in chi crede in lui, sorprese bellissime. Dalla nostra esperienza abbiamo imparato soprattutto che ogni attimo della vita è prezioso e va direzionato alla felicità. Da qui le giornate di Simone si sono arricchite di attività e interessi: musica con studio del pianoforte, basket, palestra, cinema e lunghe passeggiate. Simone è più sereno, sta recuperando piano piano quell’autostima che gli era stata strappata da chi per anni lo ha fatto sentire inutile e incapace, sta ritrovando il sorriso e il desiderio, come recita il brano, “di stare, di fare, di essere, di vivere la vita che mi è stata data, a testa alta sì, proprio come te”. Questa storia non vuole insegnare, ma spingere a fermarsi un attimo e ponderare su ciò che ognuno di noi fa concretamente per questi ragazzi e quello che invece potrebbe fare. Non solo materialmente ma anche semplicemente frantumando il pregiudizio. Che la chiusa della canzone sia uno spiraglio di nuova luce: “Non fermarti a ciò che non so fare, guarda tutto quel che ho”.
Simone ha un fratello gemello
Simone e i suoi fratelli, legatissimi da piccoli, hanno pagato il prezzo dell’autismo e del diverso percorso di crescita che inevitabilmente li ha portati ad allontanarsi. In questa occasione, tuttavia, Davide ha manifestato in toto la profondità del rapporto gemellare che li unisce. Pur fisicamente lontano perché studia all’università, si è dato molto da fare per far conoscere il brano a tutti i suoi amici. Lo ha chiamato spesso e si è complimentato, facendogli tanti elogi. Anche Francesco, il fratello minore ha contribuito alla divulgazione della canzone, condividendo l’allegria e l’entusiasmo familiare. Ma la cosa più bella per me è stato vedere l’orgoglio fraterno ritrovato e il sentir pronunciare da entrambi con fierezza: “Ascoltate la canzone, il cantante è bravissimo: è mio fratello”. Inutile dire che tutti coloro che lo amano sono in brodo di giuggiole, in primis papà Antonio, che si commuove ancora ogni volta che ascolta Ali in tasca. Ecco, Simone ora esiste di nuovo. Ed è pronto a volare.
(Il progetto Ali in tasca è stato realizzato con Ilario de Angelis cantautore sanseverese che ha scritto la musica e Edgardo Caputo della Edrecords recording studio di San Severo, che ha provveduto all’arrangiamento.)