Pierfrancesco Favino ha scelto di salutare Gigi Proietti con una splendida poesia pubblicata su Instagram poco dopo la sua scomparsa. L’attore romano è morto proprio il giorno in cui avrebbe compiuto 80 anni. Una perdita enorme non solo per la moglie Sagitta Alter, accanto a lui da oltre cinquant’anni, e per le figlie Carlotta e Susanna, ma anche per tutti quegli artisti che hanno amato e conosciuto Proietti. Fra loro Pierfrancesco Favino che ha voluto dirgli addio con una poesia in romanesco, omaggiando la città che Gigi amava in modo viscerale.
“Però ‘n se fa così, tutto de botto – ha scritto Favino -. Svejasse e nun trovatte, esse de colpo a lutto. Sentì drento a la panza strignese come un nodo. Sape’ che è la mancanza e nun avecce er modo de ditte grazie a voce pe’ quello che c’hai dato, pe’ quello che sei stato, perché te sei inventato un modo che non c’era de racconta’ la vita e ce l’hai regalato così un po’ all’impunita, facendo crede a tutti che in fondo eri normale, si ce facevi ride de quello che fa male, si ce tenevi appesi quando facevi tutto, parla’, balla’, canta’, pure si stavi zitto. Te se guardava Gi’, te se guardava e basta come se guarda er cielo, senza vole’ risposta. All’angeli là sopra faje fa du risate, ai cherubini imparaje che so’ le stornellate, salutece San Pietro, stavolta quello vero, tanto gia’ ce lo sanno chi è er Cavaliere Nero”.
Favino non è stato l’unico a ricordare Proietti. Fra i messaggi più commoventi quello di Loretta Goggi. “Dal pestifero Titti all’indomabile Gatto Silvestro: se è vero che mi hai definito uno Stradivari, è altrettanto vero che tu sei stato e rimarrai per sempre il “Cannone” di Guarneri del Gesù di Paganini e Paganini stesso messi insieme! – ha scritto – Mi lasci insieme a Sagitta, Carlotta, Susanna, ai tuoi amici e al tuo sconfinato pubblico, orfana del tuo amore, del tuo affetto, della tua straripante bravura. Grande in tutto, Gigi caro, anche nell’insegnare, nel trasmettere, senza avarizia alcuna, ai tuoi allievi, oggi affermati numeri uno, impostazione, dizione, tecnica e segreti della tua arte. Mi hai riportato a recitare – ha aggiunto -, volendomi accanto a te, in teatro, nel 1981, condividendo per la prima volta il palcoscenico con qualcuno. Noi due (tu anche meraviglioso regista!), da soli, in “Stanno suonando la nostra canzone”, un successo da brivido per me che venivo da Sanremo, che avevo rifiutato, per lavorare con te, il mio secondo Fantastico… quanto ti devo anche per questo! Ora non mi resta che unirmi, nello sconcerto di saperti nato al cielo, a tutte le voci del mondo dello spettacolo e al tuo pubblico sterminato nel gridare a squarciagola perché ti arrivi fin lassù: GRAZIE, GIGI!”.