Timido, romantico, ribelle e innamorato della musica: Michele Merlo è morto a 28 anni il 6 giugno 2021 per una leucemia fulminante che non gli era stata diagnosticata. Per questo, la famiglia ha deciso di vederci chiaro e di provare a fare chiarezza su quello che è accaduto nelle ultime settimane di vita del loro figlio. Ora, arriva la decisione della Procura che mette un punto sulle indagini e chiede l’archiviazione del caso – per cui è indagato il suo medico di base Vitaliano Pantaleo – perché sarebbe impossibile dimostrare il nesso di causalità. La delusione di papà Domenico è grande e sta già pensando a quale possa essere la sua prossima mossa.
Michele Merlo, le parole di papà Domenico dopo la richiesta della Procura
“Voglio, anzi, vorrei, giustizia. Il medico dovrebbe pagare per il suo sbaglio, certo. Detto questo, nessuna condanna e nessuna cifra mi restituiranno mai Michele, che era un ragazzo d’oro, ed io non me n’ero nemmeno accorto”, racconta con amarezza a Repubblica, ma Domenico – il padre di Michele Merlo – non ha intenzione di fermarsi.
Vuole vederci chiaro ma le possibilità sono davvero poche: “Venerdì incontrerò i miei legali e insieme decideremo il da farsi, non ho ancora deciso. Però non penso che fare opposizione abbia molto senso, dal momento che la pubblica accusa ha preso questa decisione”. Domenico Merlo ha commentato con queste parole: “Beh, sono basito. Hanno aspettato più di due anni per giungere a una conclusione a cui sarebbero potuti arrivare dopo sei mesi, risparmiandoci questa attesa straziante. Ci sono diverse perizie che dicono la stessa cosa: con le giuste cure Michele aveva altissime probabilità di essere salvato. Eppure per il pm non è possibile stabilirlo con certezza. Lo capisco, ma che mi si venga a dire una cosa del genere dopo due anni… Io vorrei solo che il pm si mettesse anche solo per un minuto – non dico per oltre due anni, basterebbe un minuto – nei nostri panni. Se immaginasse cos’è diventata la nostra vita…”.
Michele Merlo, la battaglia della famiglia non si ferma
Arrendersi sarebbe ingiusto, per Michele e per tutti i fan – numerosi fin dai tempi di Amici – che stavano imparando a conoscerlo. Ne è certo anche papà Domenico, la cui vita sembra essersi interrotta proprio il 6 giugno, il giorno in cui il suo unico figlio è venuto a mancare: “Non è più vita. Io e mia moglie avevamo un unico figlio che aveva appena iniziato una carriera brillantissima nella musica e nel cinema, e ci è stato tolto così. Però le dico che io, personalmente, non ho nulla contro quel medico. Sbagliare è umano, ha fatto un errore madornale, con conseguenze disastrose, e certamente deve pagare. Ma Vitaliano Pantaleo è tuttora il mio medico di famiglia, se dovessi aver bisogno di una ricetta è ancora a lui che mi rivolgerei, capisce questo cosa significa? La mia battaglia è più alta“.
La lotta della famiglia continua, come avevano promesso, ma vorrebbe che la perdita di Michele servisse a smuovere una situazione drammatica ormai da molto tempo: “Vorrei che si lavorasse perché quello che è successo a Michele non possa avvenire mai più. Io le ho viste le condizioni in cui versava il centro medico di Rosà (quello in cui lavorava Vitaliano Pantaleo che per primo visitò Michele Merlo, ndr). Mi creda, in quel periodo, in cui c’era di mezzo anche il Covid, non funzionava niente, il centro era oberato. E del resto quella non era l’unica porta a cui avevamo bussato. Prima ci eravamo rivolti al pronto soccorso di Cittadella, in provincia di Padova e, il 26 maggio, a quello di Vergato fuori Bologna, da cui Michele venne cacciato con un antibiotico“.
Il rapporto tra Michele Merlo e suo padre Domenico è cresciuto con il tempo. Da ex militare, aveva stabilito un legame molto rigido con il figlio che si era addolcito col tempo. Nelle settimane prima della tragica scomparsa, avevano trascorso molto tempo insieme, soprattutto in sala di registrazione, dove il giovane artista veneto aveva inciso il suo ultimo singolo Farfalle.