Saviano sul caso Rai-Scurati: “Era successo anche a me”

Roberto Saviano commenta il caso sul monologo di Scurati, ricordando la cancellazione del suo programma "Insider"

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Paola Landriani

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La mancata presenza di Antonio Scurati a Chesarà, il programma di Rai 3 condotto da Serena Bortone, ha scatenato polemiche e riflessioni da parte di tutti. Che sia stata una scelta editoriale o economica, la gran parte delle opinioni concorda sul fatto che non dare la possibilità allo scrittore di leggere il suo monologo sul 25 aprile sia stato un atto di censura. Ne è convinto anche Roberto Saviano, che in un’intervista racconta di aver ricevuto lo stesso trattamento.

Roberto Saviano sul caso Scurati

“Non è mai bello dire io l’avevo detto, ma purtroppo è così, io l’avevo detto”. Inizia così l’intervista del Corriere della Sera a Roberto Saviano, scrittore e giornalista che ha deciso di spendere qualche parola sulla scelta della Rai di non permettere ad Antonio Scurati di leggere il suo monologo per il 25 aprile all’interno nella trasmissione di Serena Bortone.

Un monologo, poi ripreso da diverse testate e letto in onda dalla stessa Bortone, che ricorda l’omicidio Matteotti, di cui quest’anno ricorrono i 100 anni dalla morte, e ragiona sulla parola antifascismo, non senza polemiche riguardo all’attuale governo.

Una scelta, quella di non permettere Scurati di leggerlo, che ha messo l’accento su una possibile censura. Una questione che Saviano conosce molto bene, considerando la cancellazione del suo programma Insider dal palinsesto Rai. Al Corriere della Sera, lo scrittore ha raccontato: “Quando è successo a me, in molti hanno taciuto credendo che si trattasse solo della mia persona. Mentre l’antifascismo è un valore condiviso almeno da una parte democratica e importante del Paese, l’antimafia non lo è: continua a essere relegata a tribunali o spazi lontani; quindi, non ci si muove o si reagisce con egual solerzia. Non è considerata fondamentale per la democrazia e la libertà.”

Una vera e propria censura, secondo Saviano, anche nonostante la Premier Giorgia Meloni abbia successivamente condiviso il testo del monologo sui suoi canali social. “Quel gesto da parte della presidente del Consiglio è il solito atto intimidatorio, perché indica un privato cittadino, come sempre fa Meloni, additandolo come un suo nemico, ed esercitando a suo favore una sproporzione di potere enorme. È il suo metodo abituale.” Prosegue: “Un anno fa alla chiusura del Festival di Atreju mi attaccò dicendo che guadagnavo parlando di camorra. Oggi, i media di destra scrivono che Antonio Scurati fa soldi con il fascismo. Questo tipo di attacchi sono mirini sui corpi di alcune persone che vengono poi bersagliate dalla comunità dei sostenitori di Meloni. Aver pubblicato il discorso di Scurati sui suoi media è una sorta di toppa da ufficio stampa, messa dopo il clamore suscitato dalla censura. Ma lei non lo fa per difendere quelle parole. Al contrario, lo fa per aizzare la sua comunità contro quelle parole.”

Saviano sulla libertà d’espressione in Italia

Qualunque sia il reale motivo legato alla mancata presenza di Scurati a Rai 3, una cosa è certa. La Rai sta continuando a vivere situazioni di polemica importanti, difficili da tenere a bada. Ne è stato un esempio il comunicato stampa letto da Mara Venier, poi le questioni legate al testo di Ghali e, ora, il caso Scurati-Bortone. Viene da chiedersi, se in Italia ci sia ancora libertà d’espressione.

A questa domanda, Saviano risponde al Corriere: “C’è libertà d’espressione, ma ad alcuni è resa difficile. Il messaggio è chiaro: se volete lavorare, se volete guadagnare, abbassate la testa e siate silenti sul governo. Come è capitato a me, a Michela Murgia, ad altri. E la maggior parte di coloro che oggi protestano sulla Rai, si sono allineati. Sulla vicenda Scurati hanno dato invece la loro solidarietà perché si tratta di una vicenda esorbitante e simbolica. Si sono mossi in tanti, quindi non c’è rischio di essere controllati e danneggiati. Quando si è moltitudine, il proprio nome non pesa.”