Serena Bortone legge il monologo di Scurati in tv. Botta e risposta tra lo scrittore e Meloni

Serena Bortone ha deciso di leggere in diretta il monologo di Antonio Scurati, dopo che il suo intervento era stato, improvvisamente, cancellato

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Giusy Donato

Lifestyle Editor

Ama scrivere e comunicare emozioni e punti di vista. È laureata in "Lingue e letterature straniere", ma da anni è nel mondo della scrittura.

Serena Bortone è intervenuta con forza sul caso Scurati che ha occupato le pagine di tutti i giornali il 20 aprile 2024. Al centro della questione proprio la puntata settimanale della trasmissione televisiva Che sarà…, condotta dalla conduttrice Rai. Infatti nel corso di questo episodio dello show televisivo sarebbe dovuto andare in onda un monologo di Antonio Scurati sul tema del 25 aprile. L’intervento dello scrittore, però, è stato cancellato improvvisamente, lasciando Serena Bortone sgomenta.

Nel corso della giornata anche Giorgia Meloni era intervenuta sulla questione ma la Bortone non si è lasciata sfuggire l’occasione per dire la sua a riguardo, aprendo l’argomento durante la puntata del 20 aprile 2024 di Che sarà…. e leggendo in prima persona il monologo incriminato.

Serena Bortone, il monologo di Scurati

Serena Bortone ha presentato un nuovo episodio di Che sarà…, la sua trasmissione in onda il sabato sera su Rai Tre. In questa puntata del programma televisivo era previsto uno spazio per un monologo molto atteso. Antonio Scurati, noto scrittore, avrebbe trattato, infatti, la giornata del 25 aprile e della resistenza antifascista. Quest’intervento, però, è stato cancellato improvvisamente dalla direzione della Rai, come aveva rivelato la stessa Serena Bortone su Instagram: “Nella puntata di questa sera di Che sarà era previsto un monologo di Antonio Scurati sul 25 aprile. Ho appreso ieri sera, con sgomento, e per puro caso, che il contratto di Scurati era stato annullato. Non sono riesce a ottenere spiegazioni plausibili. Ma devo prima di tutto a Scurati, con cui ovviamente ho appena parlato al telefono, e a voi telespettatori la spiegazione del perché stasera non vedranno lo scrittore in onda sul mio programma su Raitre. Il problema è che questa spiegazione non sono riuscita a ottenerla nemmeno io”.

Una mossa che è stata commentata pure dalla stessa Giorgia Meloni sul suo account Facebook ufficiale, parlando di spreco economico per il costo dell’intervento dello scrittore. Serena Bortone, però, ha deciso di replicare alla versione data dalla premier: “Era previsto un monologo sul 25 aprile di Antonio Scurati, monologo che, invece, non ci sarà… Siccome ho letto ricostruzioni fantasiose e offensive, qualche giornale ha scritto, addirittura, che ci sarebbe stata una questione di soldi, preciso che la reazione di Scurati è stata di regalarmi il testo che aveva scritto per noi, autorizzandomi a leggerlo, cosa che adesso farò”.

La conduttrice televisiva, quindi, ha deciso di leggere il testo del monologo di Antonio Scurati, affermando di averlo ricevuto a titolo gratuito. Il testo, dopo aver ricordato il passato fascista della nostra nazione, afferma che finché la parola antifascista non verrà pronunciata da chi governa il Paese, “lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.

Antonio Scurati, la versione di Giorgia Meloni e della Rai

Il monologo di Antonio Scurati è stato, infine, letto da Serena Bortone a Che sarà…, ma anche Giorgia Meloni ne aveva pubblicato il testo in precedenza su Facebook, dando la sua versione dei fatti: “In un’Italia piena di problemi, anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo”.

E poi: “Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto”.

La risposta di Antonio Scurati a Giorgia Meloni

Non è tardata ad arrivare la replica di Antonio Scurati a Giorgia Meloni: è arrivata sotto forma di lettera aperta su Repubblica. Lo scrittore ha parlato di “aggressione diffamatoria” perché “quello che riferisce la premier è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno”. L’autore ha precisato: “Io ho solo accolto l’invito di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall’agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto”.

In effetti, secondo quanto apprende il Corriere , Scurati avrebbe negoziato un contratto con la Rai tramite Elastica, un’agenzia letteraria e di comunicazione con sede a Bologna. E tutto sarebbe filato liscio fino all’ultimo momento, tanto è vero che il romanziere avrebbe ricevuto anche i biglietti ferroviari e la prenotazione alberghiera , oltre alla modulistica di rito, per recarsi a Roma e tenere il monologo.

Scurati ha pertanto ribadito che quanto accaduto è avvenuto per “ragioni editoriali” e che “il mio pensiero su fascismo e postfascismo ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato. Continua a esserlo ora che si sposta il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso. Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo”.

All’origine di tutto c’è la tesi, espressa da Antonio Scurati nei suoi libri, che Benito Mussolini sia stato l’iniziatore di uno stile politico populista tornato in voga di recente.