Michela Murgia, il figlio Alessandro Giammei a un anno dalla morte: “Sogno di trovarla in un parco”

Alessandro Giammei ricorda Michela Murgia a un anno dalla scomparsa: l'eternità delle parole del suo "fillu de anima"

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Martina Dessì

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Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Pubblicato: 10 Agosto 2024 13:01

Il ricordo di Michela Murgia soffia forte come il maestrale della sua Terra. Un vuoto che nessuno è riuscito a colmare, se non con le parole che suo figlio Alessandro Giammei ha saputo trasformare in una carezza per tutti coloro che oggi sentono più che mai la sua mancanza. È stato un anno pieno di lei, direbbe il suo adorato fillu de anima, ed è stato davvero così. È vissuta e vive ancora attraverso i suoi scritti, i libri postumi e nelle immagini che coloro che l’hanno amata sono stati capaci di trasmettere in questi 12 mesi senza di lei. Le sue Chiare (Chiara Valerio e Chiara Tagliaferri), Roberto Saviano, i suoi quattro figli e la sua grande famiglia queer con la quale ha dimostrato fino all’ultimo che l’amore vero è quello che ti scegli.

Le parole di Alessandro Giammei

È figlio d’anima ed erede dell’intera opera di Michela Murgia che oggi cura con grande attenzione. Alessandro Giammei è diventato la figura di riferimento per chi si rispecchia negli insegnamenti della scrittrice di Cabras, scomparsa il 10 agosto 2023 per un tumore che ha affrontato con grande coraggio e consapevolezza. È lui che custodisce i suoi scritti ed è lui che ha raccolto le ultime memorie che ha dettato dal letto in cui il suo corpo era costretto negli ultimi giorni prima di andarsene.

“L’altro messaggio che ricevo spesso a proposito di Michela Murgia è più semplice e struggente. ‘Manca’, mi scrivono. Si scusano subito, dicendomi che sicuramente mancherà ben più a me che a loro, ma non so se è vero. Io i libri di Michela ce li ho tutti, anche quelli che non sono ancora usciti. In un modo o nell’altro la leggo praticamente ogni giorno, perlustro il suo archivio pieno di sorprese, scandaglio i venti anni di chat che ci siamo scambiati”, scrive Giammei su Domani, in cui classifica anche la sua nostalgia come una condizione privilegiata.

Ciò che ha vissuto di Michela Murgia è un’esclusiva di chi ha deciso di mettersi al fianco per rendere questo mondo un posto bello in cui vivere: “A quanti orfani è dato il lusso di ore e ore di registrazioni, pagine e pagine di storie, saggi, articoli in cui ritrovare, lucida e chiara come sarà per sempre, la voce di chi hanno perduto? È semmai nei confronti della mancanza che sentono le altre, gli altri, che provo compassione in questo lutto, che sento di avere una responsabilità”.

Siamo tutti figli di Michela Murgia

Abbiamo sofferto come per la perdita di una sorella, di una madre, di un’amica. Un dolore che non sapevamo spiegarci, dato che l’abbiamo conosciuta solo attraverso la sua opera, ma probabilmente era questo che lei voleva. Avvicinarci con le parole, con le idee, con le battaglie, con l’amore che esplode così forte da far crollare i muri. E dalle cui macerie si costruiscono ponti lunghissimi che ci fanno sentire più vicini.

Oggi Alessandro Giammei ci elegge orfani d’anima di Michela e ci ha riconosciuti tutti come se avessimo una rosa rossa appuntata sul petto: “Ognuno lo fa a suo modo: c’è chi continua i suoi progetti, chi la porta a teatro o in sala di registrazione, chi si organizza su telegram e chi nei centri sociali; c’è chi ne parla con amici e nemici, chi scrive tesi di laurea e chi scrive post online. Io curo. La curatela dei suoi scritti è il modo che mi è toccato per rispondere alla mancanza con una presenza; con il presente che a Michela si addice”. Lui sogna di trovarla seduta su un parco ad aspettarlo, ad attendere che una nuova giornata inizi. A noi rimane tutto quello che ha voluto lasciarci e gli strumenti per utilizzarlo al meglio. Il mondo in cui vivi è quello che ti scegli, direbbe lei. Un anno è passato in un soffio ma Michela Murgia continua a segnarci la via. E cos’è questo, se non l’immortalità?