Due attori d’oro del nostro cinema, tra (se non i) migliori, Luca Marinelli e Alessandro Borghi, un libro bellissimo che ha vinto il premio Strega nel 2017, romanzo di formazione centrato sull’amicizia tra due uomini e la bellezza maestosa delle montagne della Val D’Aosta. Sono queste le ottime premesse con cui Le otto montagne, diretto da Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. arriverà al prossimo Festival di Cannes, che si terrà dal 17 al 28 maggio 2020. E concorrerà per la Palma D’Oro.
Marinelli e Borghi, di nuovo insieme dopo Non essere cattivo
Marinelli e Borghi si ritrovano insieme sette anni dopo il bellissimo Non essere cattivo, terzo lungometraggio di Claudio Caligari, morto subito dopo la fine delle riprese e prima dell’uscita del film, nel 2015. Allora erano due giovani promesse del nostro cinema, Alessandro (classe 1986) al suo primo ruolo importante, dopo Suburra, Luca (1984) già apprezzato per La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo e Tutti i santi giorni di Paolo Virzì.
Marinelli e Borghi, il successo dopo Non essere cattivo
A distanza di pochi anni sono diventati due attori di razza, reduci da successi di critica e di pubblico. Luca ha vestito di recente i panni di Diabolik, nell’omonimo film dei Manetti Bros, Alessandro è stato un intenso Stefano Cucchi (Sulla mia pelle), il tormentato Remo ne Il primo re, tra superstizione e razionalità e a fianco di Patrick Dempsy in Diavoli.
Marinelli e Borghi, in concorso a Cannes con Le otto montagne
In Non essere cattivo erano due compagni di borgata, che cercavano di riscattarsi da una vita predestinata alla miseria e al fallimento, ne Le otto Montagne sono due amici di diversa estrazione, cittadino di buona famiglia Pietro, che vive la montagna solo d’estate, nella sua casa di villeggiatura a Graines, frazione del Comune di Brusson (in Val d’Ayas), figlio di montanari del posto Bruno, il secondo, con una destino apparentemente già scritto e circoscritto. Ma non necessariamente peggiore.
Grazie alla loro prima collaborazione, Borghi vinse il premio NuovoImaie Talent Award come miglior attore italiano esordiente e venne nominato come miglior attore protagonista ai David di Donatello 2016, mentre Marinelli con i successivi Lo chiamavano Jeeg Robot (pazzesco nel ruolo dello Zingaro) e il biopic su De Andrè è diventato uno degli interpreti più versatili in circolazione.
Oggi si ritrovano insieme, non più nella periferia degradata romana, ma sullo sfondo di una natura maestosa e affascinante. Che rapisce e dalla quale spesso si fatica ad allontanarsi e a spezzare i legami.
Nel film Marinelli è Pietro, Borghi è Bruno. “La mia felicità è come queste montagne. Andiamo a Cannes, pieni d’amore. Grazie” Scrive il primo su Instagram. Lo stesso amore con il quale, siamo sicuri, verranno ripagati dal pubblico.