Le Iene, Nek e l’importanza del dolore che può diventare rinascita

Alle Iene, Nek affronta con il suo monologo un tema delicato ma importante: come il dolore possa diventare motore di cambiamento e rinascita

Foto di DiLei

DiLei

Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Pubblicato: 16 Novembre 2022 11:38

Durante la puntata del 15 novembre 2022, alle Iene, è toccato al cantante Nek regalare al pubblico un monologo personale su un tema vissuto e personale. Il cantante emiliano, parlando del suo difficile esordio a Sanremo (nel 1993, con un brano che fu bocciato prima ancora di essere ascoltato dal pubblico), della morte del padre e del terribile incidente che gli costò quasi l’amputazione di una mano, ha affrontato il tema del dolore, del coraggio necessario a superarlo e di come anche le esperienze negative, traumatiche, possano diventare benzina per il cambiamento e la rinascita.

Nel 1993 ho esordito a Sanremo con “In Te”. Quella canzone fu accusata di essere contro l’aborto, e venne massacrata ancor prima che la cantassi.
Salii sul palco ma la voce non usciva. Pippo Baudo mi gridava: “Devi usare il diaframma”. Volevo scomparire.
Quella sera, per la prima volta, ho scoperto un coraggio che non credevo di avere, e che mi avrebbe accompagnato nella carriera e nella vita. Anziché farmi distruggere dalle critiche feroci, ho smentito chi sperava che fossi solo una meteora. Anni dopo, quando è morto mio padre, il dolore mi ha messo di fronte a una grande verità: non sarei mai più stato la stessa persona. E anche in quella occasione mi ha aiutato il coraggio, ma un coraggio diverso: quello della debolezza. Il coraggio di accettare il cambiamento.
Ho trasformato la sua assenza in presenza, e ogni giorno mio padre lo ritrovo nelle piante del suo giardino, nel profumo del suo bosco, nel Lambrusco che bevo con gli amici. È successo anche due anni fa, quando con la sega circolare mi sono squarciato la mano. La mano per un musicista è tutto: cosa sarei stato io senza la musica? Dopo lo sconforto iniziale ho raccolto il coraggio rimasto: ho accettato che, forse, ci sarebbe stato un nuovo Filippo, diverso.
Ho avuto fiducia che nel buio si potesse accendere una luce. Ed è andata bene, perché questa sera, tra poco, canterò per voi. Non è facile, ma se impariamo ad accettarle, anche le cose brutte possano trasformarsi in un’opportunità di riscatto. È una lezione che dovevo capire tanti anni fa: dal dolore per un addio è nata “Laura non c’è”. E da quel dolore, in cui tanti innamorati si sono riconosciuti, tanti, è nato il legame che mi unisce a tutti voi