Per anni è stato una presenza familiare, rassicurante, quasi domestica. Davide Mengacci entrava nelle case degli italiani col suo sorriso spontaneo, una parlantina gentile e quel talento naturale di sembrare esattamente ciò che era: una persona normale catapultata nello spettacolo. Oggi che la televisione generalista lo vede meno protagonista, la domanda sorge spontanea: che fine ha fatto Davide Mengacci?
Cosa fa oggi Davide Mengacci
La risposta, in realtà, è meno misteriosa di quanto sembri. Mengacci non è scomparso: ha semplicemente scelto di fare un passo di lato, dopo quarant’anni di carriera in Mediaset, vissuti senza mai indossare maschere. “Sono sempre stato quello che si vede in televisione”, ha raccontato più volte, rivendicando una coerenza che, nel mondo dello spettacolo, non è affatto scontata. E qui continua a muoversi, con meno frequenza rispetto al passato, occupandosi principalmente di televendite.
Nato e cresciuto nell’ambiente del Piccolo Teatro di Milano, luogo che ha visto nascere anche il mito di Ornella Vanoni, dove lavoravano i genitori – una costumista e un direttore di scena – Mengacci ha respirato fin da bambino il clima del palcoscenico e a questo si è ispirato. Eppure il suo primo mestiere è stato un altro: quello di pubblicitario, intrapreso dopo gli studi a Losanna e portato avanti per tredici anni nell’agenzia di famiglia. Insieme, la fotografia, passione mai abbandonata, e persino la cronaca locale, vissuta con lo sguardo curioso di chi ama osservare tutto da vicino.
La carriera
La svolta arriva nel 1986, in un momento personale delicato: una separazione alle spalle, un figlio piccolo, una crisi profonda. È allora che l’amico Beppe Macali gli propone di lavorare alle candid camera giornalistiche per un nuovo programma di seconda serata su Canale 5. Da lì, il percorso prende velocità: Candid Camera Show, l’incontro con Mike Bongiorno, l’esperienza a Pentatlon. Un apprendistato fatto più di osservazione che di vera ambizione. Ma è da qui che tutto è iniziato e si è sviluppato con successo.
Decisivo è anche l’episodio di Scene da un matrimonio, quando Silvio Berlusconi lo invita – indirettamente – a diventare un conduttore “nazional popolare”. Mengacci capisce l’aria che tira e trova la sua cifra, quella che impiega ancora oggi.
Il grande pubblico lo associa soprattutto ai programmi legati alla cucina e alle tradizioni popolari. Da La Domenica del Villaggio a Il pranzo è servito, Mengacci diventa ambasciatore di un’Italia fatta di ricette, paesi, massaie e sapori che ci riportano indietro nel tempo. Ironia della sorte, non ha mai saputo cucinare davvero. Ha imparato osservando, improvvisando, lasciando emergere quell’attore che forse non sapeva di avere.
Tra i ricordi più divertenti, l’aneddoto delle “pillole miracolose” suggerite da Corrado durante le estenuanti registrazioni a Cinecittà: non un segreto oscuro, ma semplice ibuprofene, smascherato con una risata.
E oggi? Alla domanda sui progetti futuri, Mengacci risponde con disarmante sincerità: “Il mio progetto adesso è fare niente”. Una scelta controcorrente, visti i tempi che stiamo vivendo. Dopo una vita passata sotto i riflettori, forse il vero lusso è proprio questo: fermarsi, guardare il mondo da dietro l’obiettivo – come ai tempi della fotografia – e godersi il silenzio.
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