La Tiroidite di Hashimoto è una malattia a carico della tiroide che ne compromette il corretto funzionamento. In presenza di questa patologia i linfociti si localizzano nella ghiandola intaccandone la struttura e impedendo la regolare produzione degli ormoni tiroidei.
Di questa patologia si è tornati a parlare dopo che la supermodella Gigi Hadid, rispondendo a chi ne aveva sottolineato i repentini cambiamenti di peso (la modella era stata agli esordi ritenuta troppo morbida per sfilare, mentre di recente la si accusa di essere dimagrita eccessivamente), ha dichiarato di soffrire da qualche anno della Tiroidite di Hashimoto.
Fattori di rischio e sintomi
Le cause della Tiroidite di Hashimoto sono sconosciute, ma è stata identificata fra i fattori di rischio la familiarità con questa malattia e altre patologie autoimmuni. A rischio sono in particolare le donne, talvolta anche durante la gravidanza. Per quel che riguarda i sintomi, nella fase iniziale a volte è asintomatica, per poi lasciare spazio a ipotiroidismo (più o meno grave a seconda dei danni riportati dalla tiroide), astenia, depressione, aumento di peso, sensibilità al freddo, caduta e fragilità dei capelli, tachicardia, pelle secca, crampi muscolari, alterazioni del ciclo mestruale, aumento del livello di colesterolo nel sangue, difficoltà nel concentrarsi, ansia, debolezza muscolare.
Diagnosi e cura
Il primo a parlare di questa patologia nel 1912 fu il medico giapponese Hashimoto Hakaru da cui il nome della malattia. Per diagnosticare la tiroidite di Hashimoto si procede con l’analisi dei livelli degli ormoni tiroidei (TSH, FT3, FT4) e degli anticorpi antiTPO e antiTG. Con un’ecografia alla tiroide si va inoltre a vedere la dimensione e la presenza di eventuali anomalie della ghiandola. Se si rilevano dei noduli si procede al monitoraggio degli stessi e alla loro analisi.
La Tiroidite di Hashimoto si cura con una terapia farmacologica personalizzata sul paziente che prevede l’assunzione di ormoni tiroidei in modo da ristabilire normali livelli ormonali. Una volta ottenuto l’equilibrio ormonale i sintomi risultano sensibilmente ridotti se non eliminati.