Claudio Maioli, storico manager di Ligabue, ha deciso di dire addio al proprio lavoro e ritirarsi dalle scene. Per quanto le abbia vissute nel dietro le quinte, infatti, in 40 anni di attività, circa, ne ha viste di ogni e sperimentato ogni fatica, così come ogni gioia.
È tempo di fare un passo indietro e ciò ci offre la possibilità di spiegare chi è questa figura tanto importante della musica italiana. In molti non ne conoscono l’aspetto e prima di questo annuncio neanche il nome. Si tratta però di un personaggio enorme. Continuate a leggere per saperne di più.
Chi è Claudio Maioli
Non si può parlare di Claudio Maioli senza citare Luciano Ligabue. L’uno al fianco dell’altro fin dal 1976-77. Si sono conosciuti un po’ per caso all’interno degli studi di Radio Fazzano, emittente di Correggio che dopo un po’ cambiò il nome in Radio King.
Tutto è nato lì e in quel luogo Maioli ha incontrato anche Patrizia Morellini, in seguito divenuta sua moglie. Non frequentavano le stesse persone, pur abitando nello stesso paese. Il manager aveva visto qualche volta in giro il cantante, che di certo aveva un viso molto riconoscibile.
La musica come elemento d’aggregazione e quasi unica passione comune, loro e di tanti altri nell’area. La radio rappresentava dunque una calamita. Il luogo dove dar vita a una comunità, ascoltando tutto, discutendo e crescendo
Intervistato da Spettakolo, ha guardato alla sua carriera in toto, spiegando anche come non ci fosse un ruolo ben definito per lui agli inizi. Non si sapeva esattamente cosa dovesse fare un manager. C’è una certa ciclicità in discorsi del genere, affrontati anni fa dagli Youtuber, ad esempio, in seguito dai content creator su Instagram e oggi dagli streamer e dai gamer.
“Il manager si preoccupa delle strategie, in accordo col cantante. Di pensare dopo ogni disco al nuovo viaggio che inizia, ragionando su luoghi e date. Dall’altra parte, poi, c’è tutto ciò che riguarda la promozione”.
Il rapporto con Ligabue: gli inizi e la crisi
Una sera, quasi dal nulla, Ligabue ha confessato a Claudio Maioli di scrivere canzoni. Aveva inciso del materiale e glielo fece ascoltare, nella speranza che potesse proporre le sue cassette a qualche cantante in giro. Al tempo infatti Maioli, poco interessato alla musica degli anni Ottanta, si dedicava alle interviste.
I brani lo hanno affascinato da subito, il che lo ha spinto a comportarsi rapidamente da manager, pur senza esserlo. La sua prima strategia fu quella di distinguersi dal resto del mondo indipendente italiano. Volle puntare subito a una major. Di fatto sono stati la qualità di Ligabue e la lungimiranza di Maioli a creare il mito. Il resto è storia.
I due hanno poi affrontato un periodo di crisi. Era il 1994 e Ligabue ruppe i rapporti con il primo produttore, Angelo Carrara. Scelse di lavorare con Valerio Soave della Mescal e, di colpo, Claudio Maioli venne accantonato.
Un’incomprensione chiarita in seguito, come nel testo di una canzone. Avvenne tutto in una lunga notte trascorsa in auto, guidando verso Torino. Il rispetto tra loro era però enorme e, dunque, erano entrambi consapevoli del fatto che doveva esserci stata necessariamente un’incomprensione: “Altrimenti tutto ciò che era accaduto non aveva davvero senso. In seguito saltò fuori che una frase venne riportata volutamente male. Ciò portò a una gestione per un anno e mezzo in cui ero presente, ma non prendevo decisioni”.
Il manager di Ligabue si ritira
Ufficiale l’addio di Claudio Maioli, storico manager di Ligabue, che sui social ha annunciato di voler fare un passo indietro, alla sua maniera. Un gesto ragionato, del quale deve dare conto soltanto a se stesso.
Nessuno lo ha messo da parte, ma il mondo musicale, che cambia e corre veloce, ormai non lo diverte più. Ha spiegato di volersi arrogare giustamente il diritto di sentirsi leggero in questa fase della vita. L’amicizia con Ligabue resta e continuerà, ma senza responsabilità quotidiane. Resta anche l’amore di milioni di fan, che in questi anni lo ha comunque toccato e travolto.
Parole seguite dal commovente post di Ligabue, che augura all’amico di 40 anni di ritrovare l’entusiasmo di un tempo, certo del fatto che: “Tanto io e te ci vediamo già domani, no?”.