Chiara Ferragni e la bambola Trudi, l’associazione di beneficenza: “Mai ricevuti soldi”

Possibili nuove ombre sul caso Ferragni: ora interviene l'associazione no-profit “Stomp out bullying”. Le parole sulle vendite della bambola Trudi

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Giorgia Prina

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Non c’è pace per Chiara Ferragni. Dal 15 dicembre dello scorso anno, quando è arrivata notizia della multa da parte dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta circa il pandoro firmato dell’azienda Balocco, ora nel mirino delle indagini ci sono anche altri prodotti venduti a scopo benefico. Non solo le uova di Pasqua di Dolci Preziosi, ma anche la bambola Trudi. Proprio su quest’ultima si è sollevato l’ennesimo polverone. Il programma Zona Bianca ha infatti ottenuto risposta dalla fondatrice di Stomp out bullying, l’associazione che avrebbe dovuto ricevere il ricavato degli acquisti. Le dichiarazioni della ceo e fondatrice, Ross Ellis, aprono un probabile nuovo scenario sulla indagini in merito all’influencer.

Caso Ferragni, le dichiarazioni dell’associazione no profit

Chiara Ferragni, al debutto sul mercato della bambola Trudi con le sue fattezze, presentava così il progetto: “Visto che molti di voi hanno amato la bambola Chiara Ferragni che creammo per il nostro matrimonio (con il rapper Fedez, ndr) abbiamo deciso di creare un’edizione limitata della Chiara Ferragni Mascotte: si vende ora su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore”.

I giornalisti del programma Zona Bianca hanno contattato su LinkedIn la ceo e fondatrice di Stomp out bullying, Ross Ellis, che, sollecitata sulla vicenda, avrebbe affermato di non sapere “chi sia questa donna (Chiara Ferragni, ndr)” e di “non aver ricevuto alcuna donazione”. Seccata, la donna ha chiesto di non essere più contattata in merito.

Caso Balocco e la nota di Chiara Ferragni

“In seguito a continue sollecitazioni ricevute da vari organi di informazione Chiara Ferragni, anche in qualità di Amministratore Delegato di TBS Crew Srl e di Fenice Srl, ribadisce che risponderà esclusivamente alle autorità competenti a cui conferma la propria fiducia ed è a loro disposizione per chiarire quanto accaduto”. Questa la nota diramata domenica 14 gennaio dallo staff dell’influncer in merito alla sua posizione sulle indagini delle Procure e vicende aperte.

Lo stesso giorno l’azienda Balocco ha risposto alle richieste di risarcimento dei consumatori, che, tramite il Codacons, avevano richiesto il rimborso dei pandori griffati acquistati. La differenza di prezzo rispetto a un prodotto non griffato (3,68), pari a 5,69 euro, dell’ormai celeberrimo Pink Christmas (9,37 euro) è stata giustificata dall’impiego di “elementi peculiari” quali il “nastro di chiusura”, il “sacchetto contenente il pandoro ed il cartone espositore personalizzati con la grafica su licenza”, nonché’ una “bustina di polvere rosa ed uno stencil in cartoncino alimentare da utilizzare per la decorazione del pandoro”.

L’influencer, tra le più conosciute al mondo, dopo l’apertura del Caso Pandoro Pink Christmas sta affrontando un danno reputazionale di non poco conto, i cui effetti saranno più chiari solo con il tempo. L’agenzia di comunicazione Community sta cercando di porre rimedio, ponendo massima attenzione al caso in tutte le sue molteplici sfaccettature. Intanto l’imprenditrice non si è presentata alla Milano Fashion Week e Dolce e Gabbana hanno parlato di una “caduta degli influencer”.