Report potrebbe presto avere un supervisore. La trasmissione d’inchiesta di Sigfrido Ranucci, condotta per anni con successo da Milena Gabanelli e poi passata nelle mani del giornalista romano, è oggetto della circolare che mette sotto tutela il team editoriale del programma, togliendo autonomia sui temi, sulla scaletta e sulle spese che fino a questo momento ha sempre deciso senza nessuna ingerenza da parte della dirigenza. Ma cosa potrebbe accadere adesso?
Report sotto tutela, perché e cosa significa
Il nuovo corso di Report di Sigfrido Ranucci potrebbe aver origine da una direttiva del nuovo amministratore delegato. Quando, a ottobre, Gianpaolo Rossi assume la guida dell’azienda, richiede alla direzione Internal Audit — l’organo incaricato dei controlli interni — di effettuare una verifica su quella che nel linguaggio burocratico viene definita “segregazione dei poteri”.
Nella pratica, si tratta di accertare che ogni programma trasmesso sui canali Rai sia sottoposto alla supervisione di una figura esterna alla produzione, in modo che si assicuri un’informazione e un intrattenimento conformi agli standard del servizio pubblico. Generalmente, tale ruolo è affidato ai capistruttura o, in alternativa, a dipendenti con un livello gerarchico adeguato. Il motivo è chiaro e si spiega con un assunto molto semplice: chi controlla non può coincidere con chi è controllato.
Secondo l’Internal Audit, nel caso di Report questa separazione non sarebbe rispettata, poiché Sigfrido Ranucci ricopre contemporaneamente il ruolo di vicedirettore degli Approfondimenti (che supervisiona i format giornalistici) e di conduttore della trasmissione in oggetto. Da questa situazione deriva la circolare, diramata venerdì, con cui l’ad determina che “tutti i programmi devono essere assegnati a una ‘struttura editoriale’ formalmente istituita all’interno di una direzione di genere e guidata da un responsabile di struttura”. Quest’ultimo avrà il compito di “gestire editorialmente ogni programma”, un incarico che non potrà “essere in alcun caso affidato al conduttore”.
L’intervento di Usigrai
Si va verso un cambiamento del sistema che appare comunque molto simile a un intervento mirato contro specifiche persone. L’Usigrai sottolinea: “Nella Rai priva di presidente arrivano i commissari sui programmi giornalistici. Perché proprio ora? Per bloccare i pochi programmi che continuano a fare vera informazione? Per assecondare chi non sopporta i giornalisti che pongono domande, sottoponendoli al controllo di un coordinatore amministrativo? Si tratta di un attacco alla professione giornalistica, un tentativo di controllare l’informazione pubblica”, spiega il sindacato.
È quello che si chiede anche il leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: “È evidente che il vero obiettivo sia Report. La Rai dovrebbe apprezzare il lavoro svolto, non solo per i risultati di ascolto, ma anche perché, come dimostrato dall’ultima inchiesta sulla società Visibilia della ministra Santanchè, ha portato alla luce aspetti importanti ripresi da tutta la stampa nazionale. Questo è un attacco alla libertà d’informazione e all’indipendenza dei giornalisti”, hanno aggiunto i Deputati, che ora richiedono chiarimenti in Vigilanza da parte dell’ad Gianpaolo Rossi.
La replica della Rai non si è fatta attendere: “È veramente surreale, non c’è altro modo per definirlo. Da sempre i programmi dipendono dai capi struttura e ognuno di questi viene assegnato a strutture competenti che li coordinano. È sempre stato così con dirigenti responsabili che controllano e supervisionano la creatività, la scaletta, gli ospiti e fa le squadre. Se c’è qualcosa che non funziona la responsabilità è del dirigente che ha sotto di sé l’intera gestione del programma”.