Cos’è la sonnofilia o sindrome della bella addormentata?

Sonnofilia: provare attrazione verso un/una partner che dorme. Ma quando questa perversione sfocia nella violenza?

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Alfonsa Sabatino

Lifestyle e Sex editor

Da anni ricopre la professione di giornalista pubblicista e ufficio stampa, come freelancer. Di recente, sta esplorando il mondo dei podcast, per dare nuova forma ai suoi approfondimenti. Per DiLei si occupa di sessualità, benessere e lifestyle.

Silenzio è la parola giusta. Perché nel silenzio del sonno si compie questa violenza e perché pochissimo se ne parla. La sonnofilia è una perversione a tutti gli effetti, conosciuta anche come Sindrome della bella addormentata o Sindrome della principessa addormentata. A volte è solo un’eccitazione atipica; altre volte diventa uno stupro a tutti gli effetti. Proviamo a capire meglio.

Di cosa si tratta

Per essere più precisi, in ambito psicologico, psichiatrico e sessuologico, la sonnofilia rientra nella categoria di parafilia, dal greco para (presso, accanto, oltre) e filia (amore) e viene utilizzato per indicare tutte quei comportamenti sessuali atipici verso i quali il soggetto sente una forte eccitazione erotica, come in questo caso il partner addormentato e passivo. In quanto perversione, la sonnofilia può provocare un senso di disagio verso gli atti già compiuti e quelli in corso di svolgimento e diventa una forma di violenza a tutti gli effetti se chi la subisce non è consenziente e partecipe.

Sessualità onirica

Indubbiamente la sonnofilia genera un’eccitazione più mentale che fisica. Nella teoria infatti la persona che ne “soffre” prova un estremo piacere a vedere l’altro/a addormentato/a, senza penetrazione o altre stimolazioni, spesso trattenendo l’orgasmo, e limitandosi allo sguardo. Un’esperienza onirica che dovrebbe prescindere dal corpo, dove il piacere è provocato dalla passività del partner sonnolento, dormiente o incosciente. Senza atti espliciti e dunque senza violenza alcuna.

Nei locali in Giappone

L’approccio alla bella addormentata è molto amata dai giapponesi, tanto da aver pensato a locali specializzati in sonnofilia. I clienti entrano nelle stanze da letto allestite nel locale, dove trovano ragazze che fingono di dormire. Il piacere è circoscritto al sonno, all’immobilità e alla sottomissione del partner (in questo caso della ragazza) che riceve carezze senza intervenire o interagire in alcun modo. Senza entrare nella logica del lavoro sessuale, si direbbe che anche in questo caso non esiste violenza, poiché le ragazze fingono in modo cosciente e consapevole di quello che succede e anzi vengono pagate per questo gioco di ruoli.

Sesso a senso unico

Da dove nasce però questo disagio? Senz’altro il sesso a senso unico, che non prevede conferma o risposta, è più facile. Non c’è il rischio del rifiuto, non si teme il flop di una mancata erezione o eiaculazione precoce. È un film di cui si è unici protagonisti, di cui si decide la trama e anche il finale. Secondo alcuni professionisti, la mancanza di coinvolgimento e questa eccitazione verso un partner passivo e di fatto non presente derivano anche da un abuso di porno. La pornografia è fonte di piacere che preclude una partecipazione di coppia, o solo parzialmente, e che si alimenta principalmente alla sola vista di immagini a contenuto sessuale esplicito. Manca totalmente la relazione umana e la condivisione, rischi inclusi.

Quando è violenza

È evidente che questa perversione può sfociare molto facilmente nella violenza sessuale e le cronache non fanno che confermarlo. Quasi sempre sono le donne le vittime. La ricerca condotta dalla dottoressa Jessica Taylor, fondatrice di VictimFocus, su più di 22 mila donne, ha portato alla luce un dato sbalorditivo: il 51% delle intervistate, una donna su due, ha confessato di aver subito approcci sessuali dal proprio partner durante il sonno. Una violenza di cui si parla pochissimo, intanto per il rapporto di intimità e conoscenza che quasi sempre c’è tra la vittima e chi ne approfitta. Ma questo non giustifica l’atto perverso, perché la sessualità è sana, rispettosa e non violenta solo se c’è consenso. È evidente che una persona incosciente o addormentata non è in grado di decidere e tanto meno di rifiutare o negarsi. Non sono coccole per il risveglio: è stupro a tutti gli effetti.

Cosa fare

La sonnofilia è una perversione definita e per questo è importante riconoscerla. Inutile dire che chi la subisce con violenza deve denunciarla. Se non ci sono abusi, ma comunque si vive questa situazione con disagio, sia per chi ne soffre che per il/la partner che in ogni caso la vive di riflesso, è bene affrontare il problema, prima parlandone in coppia e poi con un professionista, che può senz’altro intervenire con un percorso individuale e di coppia per provare a riconoscere le cause di questo comportamento atipico. Giocare nel sonno piace a tutti? Può essere, se c’è rispetto!