Partiamo da un dato. La maggior parte dei tumori polmonari non provoca sintomi fino a quando la patologia non è in fase avanzata. O meglio. Capita che i disturbi possano essere presenti già da prima. Ma purtroppo difficilmente vengono considerati significativi o magari si pensa ad infezioni o ad effetti del fumo sulle vie respiratorie, piuttosto che all’eventuale presenza di un tumore. Per questo la diagnosi precoce rischia di diventare un’impresa, pur se sarebbe davvero importante, anche per consentire migliori percorsi terapeutici.
Ne abbiamo parlato con il Prof. Diego Luigi Cortinovis, Direttore S.C. Oncologia Medica, Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza e Direttore del Dipartimento di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Milano-Bicocca.
I segnali d’allarme e le modalità di diagnosi
I sintomi più comuni del tumore al polmone sono la tosse che non passa o che peggiora, la presenza di sangue nell’escreato, il respiro affannoso, il dolore al petto, la perdita di peso senza motivo. Più in generale, comunque il persistere dei sintomi e i risultati di alcuni esami, come la radiografia o la tomografia computerizzata (TAC), possono suggerire la presenza di un tumore al polmone, ma la diagnosi vera e propria si ottiene esaminando le cellule polmonari al microscopio in laboratorio. Di solito, queste cellule vengono prelevate da un’area sospetta mediante broncoscopia (una procedura che utilizza una lente o una videocamera per guardare all’interno dei polmoni), agobiopsia o intervento chirurgico. In alcune circostanze può rendersi utile un approccio nuovo e innovativo, chiamato biopsia liquida. Questa opzione è promettente nel cancro, in particolare nel tumore del polmone, dove l’accesso al tessuto tumorale rappresenta una grande sfida. La scelta del test da utilizzare dipende dal caso specifico.
Il valore dello screening
Recentemente, gli esperti dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) hanno richiesto un ampliamento dei programmi di screening con la TAC spirale a basso dosaggio, a cadenza annuale. Il test sarebbe indicato per le persone considerate a maggior rischio: età 55-75 anni, forti fumatori (consumo medio di 15 sigarette al giorno per più di 25 anni oppure almeno 10 sigarette al giorno per più di 30 anni) o ex-forti fumatori (abitudine interrotta da meno di un decennio). L’attuazione di questo percorso potrebbe influire sulle opportunità di diagnosi precoc e di conseguenza sulle opportunità di cura mirata, caso per caso. La TAC, rispetto alla radiografia standard del torace, riduce del 20% la mortalità per carcinoma polmonare. È stato dimostrato che, in 30 anni, potrebbe prevenire oltre 36mila decessi.
Con il contributo di Merck Serono