Arrivare presto. Considerando che la grande maggioranza dei tumori polmonari (parliamo di circa quattro casi su cinque) viene individuata già in una fase avanzata, puntare sulla diagnosi precoce è d’obbligo. Ma occorre sempre ricordare che la prevenzione è fondamentale, con l’addio alle sigarette per chi fuma, tenendo presente che se non si inizia è ancora meglio. Non solo: bisogna tenere presente che le cure sono sempre più efficaci, anche nelle forme metastatiche, quando ovviamente sono disponibili tutte le informazioni sulla “carta d’identità” biologica e molecolare delle cellule neoplastiche. Perché non tutti i tumori sono uguali. L’equipe curante, quindi, si trasforma in una vera e propria “sartoria” scientifica in grado di adeguare per ogni paziente le cure più indicate, perché il trattamento del tumore al polmone può variare molto in base allo stadio della malattia e al tipo di tumore al polmone diagnosticato. Sono disponibili diversi approcci terapeutici, tra cui chirurgia, chemioterapia, radioterapia, terapia mirata, immunoterapia o una combinazione di questi trattamenti. Tutte le opzioni terapeutiche disponibili in base alla diagnosi, allo stadio del tumore e ad altre considerazioni devono essere discusse, caso per caso, per arrivare alla miglior terapia possibile.
Pericolo fumo, anche per la donna
I numeri parlano. Stando agli aggiornamenti del registro Atlas presentati nel corso dei BeMUT-ual Days, l’evento annuale organizzato dall’Associazione Walce che riunisce medici e pazienti, la nuova fotografia dell’incidenza del tumore del polmone in Italia spiega come anche la donna sia a rischio. Ad oggi sono stati inseriti 8.870 pazienti su tutto il territorio: il 47% è rappresentato da donne (4.178), il 29% non ha mai fumato (2.568 pazienti) e il 4,6% ha meno di 45 anni al momento della diagnosi (406 pazienti). Be MUT-ual Days è un convegno organizzato a Roma da Walce – Women Against Lung Cancer in Europe – dedicato ai pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (il più frequente) con mutazioni molecolari e in stadio metastatico, e ai loro caregiver. Più in generale, parlando di rischio ricordiamo che per ridurlo bisogna dire addio al fumo e, meglio ancora, non iniziare. Ed è fondamentale seguire questo consiglio anche per le donne, specie in giovane età. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, la patologia non è “esclusiva” del sesso forte. Considerando anche l’alto impatto del tumore al seno e di altre forme, oggi il tumore del polmone rappresenta poco meno del 10% delle diagnosi totali di tumore nella donna. Se fino a qualche decennio fa il tumore polmonare era di quasi esclusiva pertinenza maschile, oggi sono in costante aumento i casi tra le donne. Per coloro che smettono di fumare, il rischio si riduce progressivamente nel corso dei 10-15 anni successivi, con un vantaggio significativo in termini di anni di vita guadagnati per chi smette di fumare prima dei 40 anni. Non solo: anche il fumo passivo è fattore di rischio confermato: per i fumatori passivi viene riportato un aumento del rischio di sviluppare un tumore polmonare compreso tra il 20 per cento e il 50 per cento, rispetto ai non fumatori. Attenzione però: il tumore polmonare non è solo una “malattia da fumo” in quanto il 15-20 per cento della popolazione caucasica sviluppa questo tumore pur non avendo mai fumato.
Cure su misura, obiettivo possibile
Diagnosi precoce, in primo luogo. Magari anche sfruttando le potenzialità offerte dalla biopsia liquida, che riesce ad individuare e studiare cellule neoplastiche eventualmente presenti nel sangue circolante o più in generale nei liquidi biologici. Il tutto, però, cozza con l’oggettiva difficoltà di arrivare presto. Per questo i tumori non a piccole cellule (la forma più comune) che vengono spesso individuati quando già hanno dato metastasi, appare basilare poter puntare su trattamenti specifici per ogni paziente. Come si può allora parlare di terapie “sartoriali”? In termini generali, nel caso del tumore non a piccole cellule, bisogna innanzitutto valutare lo stato della malattia. una prima categoria di pazienti comprende i soggetti con malattia molto precoce, caratterizzata da un tumore localizzato che potenzialmente è operabile. Una volta definita la natura della lesione non a piccole cellule (ovvero la forma più diffusa) si può scegliere la strategia di cura. Diversa è la situazione nei pazienti con malattia cosiddetta “avanzata” che costituiscono la quota con la gestione forse più complessa i diversi specialisti decidono assieme la terapia più indicata per il singolo caso. Le possibilità di cura per questi casi sono, da un lato, i trattamenti riduttivi chiamati anche “neoadiuvanti” come la chemioterapia e poi la chirurgia; se, viceversa, il chirurgo non ritiene che i trattamenti riduttivi porteranno il paziente all’operabilità, allora si interviene con chemioterapia e radioterapia e se indicata con immunoterapia. Infine, c’è la terza categoria, quella dei pazienti con metastasi. In primo luogo va fatta la diagnosi. Poi, in base alle caratteristiche delle cellule, si profilano per questi pazienti diverse possibilità terapeutiche: oltre alla classica chemioterapia, si parla di farmaci specifici per alcune mutazioni geniche e di immunoterapia. Il tutto, ricordando che come riporta il sito di Fondazione Veronesi “in casi specifici, è possibile fare ricorso a trattamenti locali come la radioterapia stereotassica, l’ablazione con radiofrequenza (per distruggere il tumore con il calore), la terapia fotodinamica (si inietta un farmaco che viene poi attivato grazie alla luce di un broncoscopio e distrugge le cellule tumorali) e la terapia laser”.
Con il contributo di Merck Serono