Trichinosi: cos’è, come si riconosce e si cura l’infezione da trichinella

La trichinosi è un'infezione che attacca i muscoli ed è provocata da un parassita che si trova soprattutto nelle carni crude o poco cotte

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

È lungo, lunghissimo l’elenco delle patologie legate all’ingestione di alimenti che possono in qualche modo avere effetti sulla salute umana. L’azione nociva per l’organismo può essere legato a diversi meccanismi. Quando lo stesso microrganismo che viene ingerito con il cibo è responsabile dei sintomi, si parla di tossinfezione alimentare. Se invece il microrganismo immesso nell’organismo con gli alimenti libera tossine che generano i sintomi, siamo nel campo delle intossicazioni alimentari.

E non bisogna dimenticare che  un alimento, pur non essendo contaminato, può diventare un veicolo per microorganismi con i quali è entrato in contatto, pur senza che questi si siano riprodotti al suo interno. Questo accade ad esempio in caso di contaminazione dei cibi o dell’acqua con le feci di persone malate o portatori dell’infezione. È il caso ad esempio dell’epatite da virus A.

Infine, può anche accadere che l’alimento provenga da animali infetti e quindi trasmetta all’uomo la malattia che albergava negli animali stessi. Questo avviene nelle cosiddette zoonosi come la brucellosi o la tularemia o in seguito ad infestazione da trichinella spiralis. In questo caso siamo di fronte ad un parassita: gli alimenti a maggior rischio sono le carni di maiale, cinghiale o cavallo crude o poco cotte, oltre a salsicce fresche ed altri prodotti.

Come viene la trichinosi

Questa patologia viene ormai considerata molto rara. Ma può essere ancora presente, come mostrano le informazioni di cronaca. Tutto nasce dalle larve di trichinella, che possono trovarsi e svilupparsi nei muscoli di animali, suini ma non solo, dopo che sono entrati in contatto con carni di animali che ospitavano il parassita.

A quel punto, se una persona consuma carni che hanno al loro interno cisti di trichinella, ovvero veri e propri contenitori di larve, queste ultime possono maturare, riprodursi e portarsi verso i muscoli attraverso il sangue, dopo poi si sviluppano. Ed è proprio nei muscoli che si possono verificare forti infiammazioni, che le larve che progressivamente tendono ad aggregarsi formando cisti. Di norma ci sono muscoli che più frequentemente vengono “scelti” dalla trichinella per la formazione delle cisti: si tratta di quelli dell’occhio, della lingua e di quelli che circondano il torace.

Come si manifesta l’infestazione da trichinella

Ovviamente, non tutti i quadri di infestazione da trichinella danno luogo alle medesime manifestazioni cliniche. Pensate che ci sono persone in cui non si sono praticamente sintomi, mentre altre possono manifestare disturbi molto pesanti dopo ingestione di carni che portano allo sviluppo di cisti da trichinella.

In genere, in ogni caso, ci vogliono almeno 1-2 settimane prima che inizino i sintomi veri e propri, anche se a volte ci possono essere leggeri rialzi febbrili e debolezza con diarrea e dolori addominali che dopo due giorni dall’assunzione del cibo contaminato. Visto che le larve tendono a concentrarsi in alcuni muscoli, è proprio in queste sedi che più facilmente si possono manifestare i sintomi. Quindi, se vengono interessati gli occhi si può avere un gonfiore delle palpebre. Se c’è una localizzazione a carico dei muscoli della bocca e del collo si possono avere fastidi come la disfagia, ovvero la difficoltà di deglutizione, oltre che a parlare, e/o tossire. In certi casi, poi possono essere presenti diarrea ed addirittura sintomi cutanei come un prurito che si lega ad arrossamenti incomprensibili.

Come si riconosce l’infestazione da trichinella

Se pensate che l’esame delle feci consenta di arrivare alla diagnosi di trichinosi siete fuori strada. A differenza di quanto avviene per molte infezioni alimentari, infatti, la ricerca del parassita nelle feci non è utile. Si possono invece effettuare esami del sangue che aiutano ad arrivare alla diagnosi: è il caso ad esempio degli anticorpi che si producono in seguito all’infezione (sono rilevabili dopo qualche settimana dall’inizio del quadro) o anche della ricerca di particolari globuli bianchi, chiamati eosinofili. Il tasso di questi tende a salire in caso di malattia, anche se si tratta ovviamente di un indice non particolarmente specifico. Il medico può quindi sospettare l’infezione solamente sulla scorta dei sintomi e quindi affinare le proprie ipotesi in base a questi parametri. La biopsia dei muscoli per individuare le cisti viene effettuata solo raramente.

Come si previene e si cura l’infezione da trichinella

Sul fronte della prevenzione, per non correre rischi occorre fondamentalmente portare a completa cottura la carne superando i 60 gradi. Così le larve si possono distruggere. E vengono uccise anche congelando la carne per un tempo adeguato.

Sul fronte delle terapie esistono farmaci specifici che possono agire sulle trichinella: si tratta di antiparassitari come albendazolo e mebendazolo. Ovviamente nelle fasi acute occorrono farmaci contro il dolore e cortisonici che contrastano l’infiammazione.

Fonti bibliografiche

Trichinella, ISS (Istituto Superiore di Sanità)

Trichinella, Ministero della Salute