Retropiede valgo: cos’è, cause, sintomi, cura

Il retropiede valgo è una deformità in cui il tallone si inclina verso l'esterno, alterando l'allineamento del piede e causando problemi di postura e dolore

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Pubblicato: 14 Maggio 2024 11:02

Il retropiede valgo, chiamato talvolta anche piede prono valgismo del piede, è una malformazione che interessa un’elevata percentuale della popolazione mondiale. Tuttavia, essendo una patologia che si manifesta spesso in forma lieve, passa frequentemente inosservata. Il disturbo colpisce l’ossatura del piede causando molteplici alterazioni biomeccaniche e posturali.

Per essere trattato efficacemente, è importante effettuare una corretta diagnosi già in giovane età e procedere con la giusta terapia. Scopri in questo articolo tutto quello che c’è da sapere sul retropiede valgo.

In cosa consiste il retropiede valgo

Innanzitutto, vediamo più nel dettaglio che cosa si intende con il concetto di retropiede. Il termine “retropiede” si riferisce a due specifiche ossa: il calcagno e l’astragalo. Mentre il primo, oltre che con l’astragalo, è a diretto contatto col suolo e con i segmenti ossei del mesopiede, il secondo poggia sopra il calcagno.

Il retropiede valgo è una condizione patologica del piede in cui è possibile osservare, da una visuale posteriore, un’anomala inclinazione del calcagno verso l’interno, causata da uno slittamento dell’astragalo verso il basso e verso la linea mediana.

La condizione di valgismo del piede è assolutamente da non confondere con quella di varismo. Si parla di varismo, infatti, quando i piedi tendono ad allontanarsi dalla linea mediana e la pianta del piede viene quindi inclinata verso l’esterno.

Spesso il retropiede valgo si associa al piede piatto in quanto, l’erroneo posizionamento tende ad abbassare in modo anomalo l’arco plantare facendo sì che la pianta poggi completamente al suolo e risulti appiattita.

Questa condizione può manifestarsi con diversi gradi di gravità a seconda del grado di inclinazione e provocare sintomi diversi a seconda del caso. È possibile, infatti, che la persona affetta da piede valgo non accusi fastidi o dolori di alcun genere. Tuttavia, la condizione può incidere sul benessere generale del fisico e portare a complicazioni secondarie. Tra le possibili conseguenze del retropiede valgo ci sono:

  • lordosi lombare, causata dalla rotazione interna dell’arto inferiore e da un’antiversione del bacino;
  • lo sviluppo del valgismo del ginocchio, con il conseguente sovraccarico del menisco mediale ed eccessiva tensione del legamento collaterale.

Le cause del retropiede valgo

Le cause del retropiede valgo possono essere suddivise in due categorie. In un elevato numero di casi il retropiede valgo è una patologia congenita, in cui lo schiacciamento plantare è presente già al momento della nascita a causa di una malformazione del calcagno oppure da quello che viene comunemente definito “piede piatto fetale”.

Più frequentemente, però, il retropiede valgo ha cause post-traumatiche, legate, quindi, ad una lesione a livello strutturale del calcagno oppure ad un cedimento delle strutture capsulo-legamentose. Questi traumi possono essere l’esito di:

  • fratture;
  • paralisi;
  • processi infiammatori;
  • insufficienza dei muscoli attivatori del piede: questo è il caso dei sovraccarichi o deficit delle strutture legamentose durante il normale sviluppo adolescenziale;
  • neoplasie.

Quali sono i sintomi principali del retropiede valgo

Come già anticipato poco prima, le persone affette da retropiede valgo possono non presentare sintomatologie dolorose per molto tempo, anche se si possono presentare diverse manifestazioni del disturbo che possono servire da campanello d’allarme, tra le quali ricordiamo:

  • il tunnel tarsale o metatarsalgia, caratterizzata dal dolore localizzato a livello dei metatarsi;
  • la fascite plantare, chiamata anche tallonite, caratterizzata da un dolore a livello del tallone;
  • L’alluce valgo, causato da un’alterata spinta sui metatarsi che tenderà ad accentuare la spinta sull’alluce.

Gli altri sintomi che possono sorgere a causa di un valgismo del piede sono:

  • dolore, spesso più acuto nelle prime ore del mattino a causa del riposo prolungato che porta la fascia plantare e le strutture legamentose ad irrigidirsi o costringe alla rigidità le zone limitrofe come tibia, zona retro malleolare e caviglia;
  • gonfiore, causato dall’infiammazione della zona, soggetta ad una scorretta distribuzione del peso;
  • infiammazione dei tendini.

Spesso, inoltre, soprattutto nei casi in cui l’inclinazione è molto accentuata, è possibile porre un sospetto diagnostico della presenza del retropiede valgo semplicemente osservando le calzature. Accade molto di frequente, infatti, in particolare con le scarpe dalla suola morbida, che quest’ultima tenda a consumarsi o addirittura a deformarsi verso il lato interno del piede.

Come viene effettuata la diagnosi di retropiede valgo

Come già sottolineato in precedenza, è importantissimo fare una diagnosi precoce sia quando si è in presenza di un retropiede valgo di tipo congenito, sia nei casi in cui la condizione si manifesti dopo un trauma. In questo modo non solo i trattamenti potranno essere più efficaci, ma si potrà evitare che la condizione si accentui o dia origine ad altre condizioni patologiche gravi.

È quindi necessario rivolgersi ad un medico specializzato, in questo caso un podologo, per avere una corretta diagnosi e stabilire un programma terapeutico efficace. Va precisato, però, che nei casi in cui il retropiede valgo sia congenito, non può essere diagnosticato prima dei tre anni di vita in quanto è solo a quell’età che la volta plantare assume una forma stabile.

Innanzitutto, il podologo cercherà la causa che ha portato all’origine del retropiede valgo per poi, in un momento successivo, quantificarne il grado di pronazione attraverso alcuni test manuali ed all’esame baropodometrico. Non è esclusa, inoltre, la possibilità che il medico possa richiedere ulteriori esami strumentali come ad esempio una radiografia del retropiede, per valutare la deformità dal punto di vista osseo.

Quali sono i trattamenti per correggere il retropiede valgo

In presenza di sintomatologia dolorosa al paziente vengono consigliati impacchi di ghiaccio da posizionare sulla zona dolente per dieci minuti sia al mattino che la sera. Inoltre, risulta molto utile applicare creme antinfiammatorie alla zona interessata con un massaggio circolare.

In più è fortemente raccomandato prestare attenzione al tipo di calzature indossate, preferendo quelle che hanno la parte posteriore più rigida rispetto a quella anteriore. Questo tipo di calzature permettono di correggere i difetti dell’andatura e forniscono un maggiore sostegno a tutto il piede.

Questi, però, sono solo rimedi temporanei che dovranno essere associati a dei trattamenti correttivi che potranno dare risultati a lungo termine. Vediamo quali sono.

Fisioterapia

Gli scopi principali del percorso fisioterapico per il retropiede valgo è quello di ridurre il dolore, rinforzare la muscolatura e prevenire le recidive. Correggere l’andatura e la postura errata del paziente, in modo da scongiurare la comparsa di infiammazioni e altre problematiche connesse, è l’obiettivo finale del trattamento fisioterapeutico.

La terapia antalgica, che si avvale dell’uso di specifici strumenti, risulta particolarmente utile e promette risultati efficaci. Vengono sfruttate tecnologie come la Tecaterapia, il laser ad alta potenza e gli ultrasuoni. In alcuni casi è possibile effettuare il taping in alcuni punti specifici, in modo da ridurre i sintomi e favorire il riequilibrio.

Nei trattamenti fisioterapeutici per la correzione del retropiede valgo rientrano anche il massaggio manuale, gli esercizi di stretching e i trattamenti di trigger point, molto utili nel processo di rieducazione. Il lavoro di rieducazione si concentra sul rinforzo dei muscoli dei polpacci, dei rotatori esterni dell’anca, dei glutei e dei muscoli della volta plantare, con lo scopo di riuscire a riallineare l’atteggiamento scorretto.

Tra le terapie più utili nel caso di valgismo del piede troviamo la rieducazione posturale con il metodo di Mezieres, conosciuto anche con il termine di Riabilitazione Morfologica o Posturale.

In alcuni casi più gravi, tuttavia, la fisioterapia non è sufficiente a trattare la malformazione.

Intervento chirurgico

La chirurgia diventa una scelta obbligatoria nei casi in cui il retropiede valgo sia di grave entità e crei troppi problemi che non possono essere risolvibili con altri trattamenti.

L’intervento più frequentemente proposto è la correzione mediante vite astragalica. Questo tipo di chirurgia interviene direttamente sull’atragalo, l’osso che funge da raccordo fra il piede  la gamba e connette la tibia ed il perone con il calcagno. La sua funzione lo rende fondamentale nella distribuzione del peso del piede. L’operazione chirurgica prevede l’installazione di una vite che permetterà di ristabilire e correggere alla perfezione la posizione ed i movimenti, facendo assumere al soggetto la postura corretta.

Dopo l’operazione la deambulazione, grazie ad un particolare tipo di calzature, sarà immediatamente possibile. Tuttavia, la camminata dovrà essere controllata e non eccessiva in quanto è fondamentale osservare un periodo di riposo per un corretto processo di guarigione. Non è possibile fornire un tempo preciso per la prognosi in quanto il periodo riabilitativo varia a seconda dell’età del paziente, all’invasività dell’operazione e ad altri fattori imprevedibili.

Fonti bibliografiche: