Le quattro mosse per frenare l’avanzata del diabete di tipo 1

La diffusione del diabete di tipo 1 è sempre più preoccupante. Esistono però delle strategie per frenarlo: vediamo quali sono

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Juvenile Diabetes Research Foundation (JDRF) lancia un documento importante. È l’Indice del diabete di tipo 1 (DT1 Index) che è stato pubblicato su Lancet Diabetes and Endocrinology. L’Indice DT1 è uno strumento di simulazione dei dati unico nel suo genere che misura l’impatto, sulla salute umana e pubblica, della patologia in ogni paese del mondo.

Fino ad oggi, infatti, I dati sull’incidenza e sull’impatto del DT1 erano molto lacunosi. Sfruttando dati e intuizioni del DT1 Index si può contribuire a cambiare la vita delle persone affette da questo tipo di diabete, identificando gli interventi realizzabili paese per paese, tra i quali la diagnosi tempestiva, l’accessibilità alle cure e il finanziamento della ricerca che potrebbe portare a una cura che, attualmente, non esiste.

Quattro mosse fondamentali

Il diabete di tipo 1 comporta un grosso peso umano, emotivo e finanziario per coloro che ne sono affetti e la sua prevalenza è in aumento. Le simulazioni dell’indice DT1 hanno portato all’identificazione di 4 interventi chiave che potrebbero cambiare l’attuale traiettoria del DT1 e il suo impatto sulle persone in tutto il mondo. Ecco, in sintesi, gli obiettivi da raggiungere:

1. Diagnosi tempestiva: occorre migliorare l’istruzione e la formazione dei medici per una diagnosi accurata del DT1. Se la popolazione mondiale avesse accesso ad una diagnosi tempestiva a partire dal 2023, 668.000 persone in più potrebbero essere vive nel 2040;

2. Insulina e strisce reattive: appare importante creare un accesso senza barriere all’insulina e alle strisce reattive per la glicemia. Se la popolazione mondiale avesse accesso all’insulina e alle strisce reattive a partire dal 2023 e si allenasse a gestire autonomamente la propria condizione, 1,98 milioni di persone in più potrebbero essere vive nel 2040;

3. Microinfusori e CGM: il documento segnala l’importanza di garantire a tutte le persone affette da DT1 l’accesso alla tecnologia che automatizza il monitoraggio del glucosio e la somministrazione di insulina. Se tutti i malati di DT1 avessero accesso alla tecnologia disponibile dal 2023, nel 2040 circa 673.000 persone in più potrebbero essere vive;

4. Prevenzione e cure: fare leva su ulteriori investimenti e ricerche nella prevenzione, nei trattamenti e nelle cure emergenti. Se si trovassero le cure, 890.000 persone in più potrebbero essere vive nel 2040.

Una volta identificati gli interventi a livello globale e nazionale, l’Indice DT1 incoraggia gli utenti ad agire condividendo i dati e i risultati con le loro reti e con i decisori locali, nonché a connettersi con altri sostenitori della DT1 nelle loro comunità.

Cos’è il diabete di tipo 1 e perché va affrontato

L’Indice DT1 mette in luce importanti statistiche sull’onere del DT1 a livello globale. Fondamentale è ad esempio rilevare come si tratti di una patologia in aumento, visto che dal 2000, la prevalenza del DT1 è aumentata a un tasso 4 volte superiore alla crescita della popolazione mondiale. Per capire come si sviluppa occorre conoscere il normale funzionamento del pancreas.

Nella persona sana l’insulina agisce per convertire il glucosio (prodotto nel fegato e creato dalla digestione di zuccheri e carboidrati) in energia. Nelle persone diabetiche, invece, l’organismo non produce o non utilizza correttamente l’insulina e questo porta ad un eccesso di glucosio nel sangue e poi nelle urine.

Nasce così l’aumento della glicemia, segno “chiave” della patologia. Il diabete di tipo 1, in particolare, è caratterizzato dal rapido e progressivo calo della produzione di insulina da parte del pancreas e porta alla completa assenza di insulina sintetizzata dall’organo.

È legato alla produzione di anticorpi che attaccano e distruggono le cellule β del pancreas deputate alla produzione dell’ormone. Il trattamento consiste in dieta controllata, esercizio fisico ed iniezioni di insulina secondo le indicazioni del medico. Nel diabete di tipo 2 invece il pancreas produce ancora insulina, ma l’organismo non riesce ad usarla in modo efficiente per trasformare il glucosio in energia.

È la forma di diabete più diffusa, tanto da rappresentare oltre il 90 per cento dei casi di malattia. Per la cura si punta sulla dieta, il controllo del peso ed eventualmente sull’uso di farmaci da assumere per bocca, oltre all’insulina quando necessaria. Esiste poi anche il diabete gestazionale, che compare durante la gravidanza e se non riconosciuto per tempo può creare problemi alla madre e al futuro bebè. A volte scompare dopo il parto. È determinato dall’incapacità dell’organismo di produrre abbastanza insulina, o di utilizzarla correttamente. Di per sé non pregiudica il buon esito della gravidanza, ma mette a maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2 negli anni a venire.