Primo trapianto al mondo di arteria polmonare, dove è stato eseguito e perché

Il delicato intervento, effettuato a Roma, è servito a salvare una donna con un tumore

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Eleonora Lorusso

Giornalista, esperta di salute e benessere

Milanese di nascita, ligure di adozione, ha vissuto negli USA. Scrive di salute, benessere e scienza. Nel tempo libero ama correre, nuotare, leggere e viaggiare

Pubblicato: 30 Ottobre 2025 16:46

Si è trattato del primo intervento al mondo di questo tipo: un trapianto di arteria polmonare su una paziente oncologica. A effettuarlo è stata un’equipe specializzata dell’Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma. Non era mai accaduto prima e, secondo gli esperti, rappresenta una svolta storica per la chirurgia toracica. L’obiettivo era cercare di salvare una donna di più di 70 anni affetta da tumore al polmone.

Il primo trapianto di questo tipo al mondo

Alla paziente, over 70, era stata diagnosticata una neoplasia al polmone, che aveva attaccato anche l’arteria polmonare sinistra. Prima della delicata operazione, la donna era stata sottoposta a chemioterapia e immunoterapia, poi sottoposta a primo intervento, allo scopo di rimuovere interamente il polmone sinistro.

Solo di fronte alla disponibilità di un’arteria polmonare criopreservata, conservata presso la Banca dei Tessuti di Barcellona, è stato poi possibile procedere con la sostituzione del vaso malato, lo scorso 17 luglio. L’intervento è durato quattro ore e mezza, e ha visto la collaborazione di chirurghi toracici e cardiochirurghi, anestesisti, rianimatori, perfusionisti e infermieri, insieme al supporto della farmacia ospedaliera.

La donna sta bene e respira autonomamente

L’arteria polmonare malata, quindi, era stata rimossa nella sua totalità, per poi procedere a una fase altrettanto delicata: la ricostruzione della trachea e della via aerea. Solo a questo punto è stato possibile procedere con il trapianto di arteria polmonare vero e proprio, che è stata sostituita con il segmento di arteria criopreservata e prelevata in precedenza da un donatore.

Con uno spessore di circa 5 cm, si è rivelata perfettamente adattabile alle dimensioni del vaso della donna. Dal momento che il decorso post-operatorio si è rivelato regolare, la paziente è stata dimessa dopo quattro settimane e ha progressivamente recuperato l’autonomia respiratoria e la capacità di parlare.

L’obiettivo: rimuovere completamente il tumore

L’equipe che ha effettuato l’operazione, unica al mondo nel suo genere, ha mantenuto finora la cautela: ha dunque atteso diverse settimane di monitoraggio dei valori clinici della donna trapiantata e ora ha potuto annunciare che l’intervento ha avuto un esito soddisfacente, come lo sono le condizioni della donna.

Il decorso è considerato buono, come comunicato dai sanitari dell’ospedale Sant’Andrea, in particolare due giovani specialiste in chirurgia toracica: Cecilia Menna e Beatrice Trabalza Marinucci. A coordinare il lavoro, invece, è stato Erino A. Rendina, direttore della Chirurgia toracica del Sant’Andrea e preside della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma.

L’esigenza di donatori

Perché il trapianto potesse avvenire era necessaria anche la disponibilità di un donatore, grazie alla cui arteria è stato poi raggiunto il traguardo storico. Mai prima d’ora, infatti, era stato possibile portare a termine un trapianto con sostituzione di un’arteria polmonare in ambito chirurgico-oncologico.

Alla paziente non è stato necessario somministrare alcuna terapia immunosoppressiva, come invece avviene di norma per gli altri trapianti d’organo (cuore-polmone, ecc.), e neppure di terapia anticoagulante, data la perfetta biocompatibilità del tessuto. L’intervento era stato preventivamente autorizzato dal Centro Nazionale Trapianti e, secondo gli esperti, rappresenta un primato mondiale e una dimostrazione reale dell’eccellenza clinica italiana.

Eccellenza italiana in campo medico

“La sinergia tra ricerca, università e ospedale ha permesso un risultato di rilevanza mondiale. Il Sant’Andrea dimostra ancora una volta quanto la professionalità, il coraggio e la dedizione del personale possano portare l’Italia ai vertici della medicina internazionale”, ha sottolineato il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca.

Parole alle quali ha fatto eco la Rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, che ha spiegato come si tratti del risultato del ruolo fondamentale della formazione universitaria: “Questo intervento mostra come l’integrazione tra ricerca scientifica, pratica clinica e preparazione delle giovani generazioni possa generare risultati straordinari”.

Professionalità e ricerca all’ospedale Sant’Andrea

Per la Direzione Generale dell’AOU Sant’Andrea, Francesca Milito, “professionalità e ricerca sono il binomio che distingue la nostra azienda a livello internazionale”. “Non disponiamo delle risorse milionarie dei grandi centri internazionali, ma la cultura, la creatività e la tecnica ci permettono di raggiungere risultati che pochi avrebbero osato immaginare”, ha concluso il professore Rendina.

D’altro canto la donazione dell’organo è stata fondamentale, perché ha permesso di superare uno dei maggiori problemi nella sostituzione dell’arteria polmonare, che è costituita da un tubo sottile ma resistente. I materiali sintetici o biocompatibili esistenti e oggi disponibili, infatti, non consentono di ottenere un’alternativa sostitutiva con le stesse caratteristiche originali, quindi espongono al rischio di ostruzione del vaso ricostruito.

L’importanza dei trapianti nel presente e nel futuro

Se il trapianto da poco effettuato a Roma rappresenta un unicum, in generale questo tipo di intervento è possibile, seppure non con le modalità innovative di quello portato a termine all’Ospedale Sant’Andrea. Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, “Le persone malate di tumore possono ricevere un trapianto.

In alcuni casi il trapianto può rappresentare la cura principale, ad esempio in alcuni casi di tumore che colpisca un organo o nei tumori del sangue. In altri casi, come avviene per il mixoma cardiaco o per l’angiomatosi epatica, il trapianto diventa necessario perché tali tumori raggiungono dimensioni tali da “occupare spazio” e compromettere il funzionamento dell’organo.

Le persone che hanno bisogno del trapianto di un organo e hanno, o hanno avuto, un tumore maligno in un’altra sede rispetto a quella da trapiantare, possono ricevere un trapianto dopo una valutazione, effettuata caso per caso, che tenga conto anche delle probabilità che il tumore si ripresenti a distanza di tempo”.