Puntiamo sulla consapevolezza. E prendiamo la mindfulness come un impegno quotidiano, esattamente come facciamo per l’attività fisica. Senza strafare. Perché davvero possiamo migliorare le nostre condizioni psicologiche. Bastano solo dieci minuti.
Lo dice una ricerca apparsa sul British Journal of Health Psychology. Gli studiosi delle Università di Bath e Southampton mostrano come questa semplice abitudine (deve diventare tale, sia chiaro) possa migliorare il benessere, alleviare depressione e ansia e aiutare le persone a essere più motivate a migliorare il proprio stile di vita. Per cui, come un gatto che si morde la coda, se riusciamo a riflettere su noi stesse possiamo puntare più facilmente all’esercizio fisico, a cambiare in meglio eventuali abitudini alimentari non proprio corrette, a migliorare i ritmi del sonno.
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L’aiuto da una App
La ricerca ha coinvolto 1247 adulti che hanno avuto il supporto di una app gratuita per la mindfulness. I partecipanti, la maggior parte dei quali non aveva alcuna precedente esperienza di consapevolezza, sono stati assegnati in modo casuale ad un percorso di consapevolezza di un mese o a una condizione di controllo. In questo gruppo si è provveduto a “somministrare” l’ascolto di brani tratti da “Alice nel paese delle meraviglie”.
Le sessioni quotidiane di mindfulness hanno compreso esercizi di rilassamento, definizione di intenzioni, scansioni del corpo, attenzione focalizzata sul respiro e autoriflessione. Per misurare l’impatto dell’approccio sono stati registrati sondaggi soggettivi all’inizio del ciclo di “lezioni” e dopo il mese di trattamento. Sulla scorta di questo approccio, i risultati ci sono stati. Eccome.
Pensate: chi ha impiegato la app, dedicando ogni giorno pochi minuti ad applicare i consigli, l’umore cupo si è ridotto di quasi un quinto rispetto al gruppo di controllo, l’ansia del 12,6% e più in generale si è osservato un miglioramento dello stato di benessere generale quantificabile in quasi il 7%. E soprattutto, in chi ha avuto lo “stimolo” della mindfulness guidata è aumentata del 6,5% l’intenzione di prendersi maggior cura della propria salute. Il tutto, va detto, si è mantenuto anche a due mesi dall’inizio di questa “terapia”.
Basta davvero poco
Come riporta una nota degli atenei, Masha Remskar che ha coordinato lo studio e lavora all’Università di Bath, segnala come lo studio “metta in luce che anche brevi pratiche quotidiane di consapevolezza possono offrire benefici, rendendola uno strumento semplice ma potente per migliorare la salute mentale”. Il coautore Max Western dell’Università di Bath dice: “è emozionante vedere che un intervento così leggero e conveniente, che ha il potenziale per raggiungere un vasto pubblico globale, possa avere un impatto sui comportamenti di uno stile di vita sano. È ancora più incoraggiante che questi benefici siano stati mantenuti dopo la fine del corso di consapevolezza, il che suggerisce che questa pratica può aiutare a creare abitudini sostenibili”.
La meditazione impatta anche sul microbiota
Da tempo, peraltro, si cerca di comprendere in che modo si esplichino gli effetti della meditazione sull’organismo. E tra gli spunti che emergono c’è anche un possibile impatto di questa strategia sul microbiota, come dimostra una ricerca apparsa su General Psychiatry, che contribuisce ad aggiungere un ulteriore tassello al mosaico delle conoscenze sull’asse intestino-cervello.
Lo studio che ha coinvolto una quarantina di monaci buddisti tibetani ha messo a confronto il loro microbiota con quello di una popolazione di soggetti che vivevano vicini ai monasteri coinvolti. E conferma come la meditazione profonda possa influire sul benessere del microbiota: ovviamente nessuno dei partecipanti aveva utilizzato agenti che possono alterare il volume e la diversità dei microbi intestinali, come antibiotici, pre o probiotici.
Le specie Bacteroidetes e Firmicutes sono apparse dominanti, ma i Bacteroidetes erano significativamente arricchiti nei campioni di feci dei monaci (29% contro 4%), che contenevano anche un’abbondante Prevotella (42% contro 6%) e un alto volume di Megamonas e Faecalibacterium. Da questa verifica emerge anche il possibile ruolo di alcuni batteri nel benessere psicologico. Dallo studio emerge che quelli che possono aiutare si chiamano Prevotella, Bacteroidetes, Megamonas e Faecalibacterium. E’ una chiave in più per comprendere l’utilità della mindufulness. Teniamola presente.