Lombalgia: sintomi, cause e trattamenti

La lombalgia è un dolore localizzato nella parte bassa della schiena, spesso causato da stress meccanico o lesioni ai tessuti

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Carlotta Dell'Anna Misurale

Medico

Laureata in Medicina, appassionata di neurologia. Vanta esperienze in ricerca, con focus sui misteri del cervello e l'avanzamento scientifico.

Pubblicato: 3 Maggio 2024 11:02

Tutti, almeno una volta nella vita, si sono trovati alle prese con un mal di schiena. Chi dopo una grande impresa sportiva, chi al lavoro o per un colpo di freddo. È la cosiddetta “lombalgia”, così chiamata perché riguarda proprio la regione lombare.

Vista la vastità del territorio potenzialmente interessato dalla patologia, a seconda dell’area in cui si localizza, il mal di schiena assume nomi diversi e specifici. La cervicalgia interessa il collo, le spalle e i muscoli trapezi mentre, se si manifesta nella parte superiore del tronco, prende il nome di dorsalgia.

La lombalgia è, ad oggi, la problematica che colpisce più persone e, seconda solo all’influenza ed ai suoi sintomi, è la principale causa per la quale ci si reca dal medico.

Cos’è la lombalgia e quali aree anatomiche interessa

Il mal di schiena, che può colpire in ogni fase della vita, uomini e donne indistintamente, è più comune in età adulta e avanzata, quando ossa e muscoli sono vittime di un fisiologico deterioramento e diventano più rigidi giorno dopo giorno.

Il dolore tipico della lombalgia (che può essere percepito come fitte, oppure come un intenso bruciore con formicolio) è causato da problemi del sistema muscoloscheletrico, in particolare, alle ossa della colonna (vertebre), ai muscoli, ai legamenti e ai dischi intervertebrali. La zona lombare è, infatti, la più soggetta a traumatismi perché su di essa gravano maggiormente i carichi corporei.

Normalmente, le strutture della colonna vertebrale sono collegate tra loro in modo tale da rimanere mobili ed elastiche, grazie alla presenza dei dischi intervertebrali e delle articolazioni intervertebrali. Queste strutture cartilaginee permettono di evitare lo sfregamento diretto tra i capi ossei. In seguito a sovraccarichi o a continui microtraumi, è più facile che la cartilagine si danneggi e che perda la sua flessibilità: è così che si instaurano i meccanismi che portano alla lombalgia, un dolore che insorge in modo acuto e può poi diventare cronico.

In alcuni casi il dolore e il fastidio possono essere talmente intensi da diventare invalidanti, impedendo anche di portare avanti le attività più semplici. È frequente, quando si è affetti da mal di schiena, trovarsi in difficoltà nel compiere persino i movimenti e le attività quotidiane più semplici.

Dal punto di vista epidemiologico, si stima che, ad oggi, soffrano di lombalgia circa il 40% degli individui al mondo e circa 15 milioni di italiani. Seppure episodi sporadici siano sempre più frequenti anche tra i giovani, la patologia resta più comune con l’invecchiamento: circa il 50% degli individui sopra i 60 anni ha sperimentato almeno un episodio di lombalgia nella vita.

Tipologie di lombalgia

La lombalgia può essere classificata in base alla causa scatenante, alla gravità dei sintomi e alla regione in cui essi sono localizzati.

Mal di schiena in base alla causa scatenante

La lombalgia si definisce meccanica quando appare per cause riguardati l’apparato muscolo-scheletrico come la presenza di un’ernia discale, la compressione dei nervi, la degenerazione dei dischi vertebrali o la frattura di una vertebra. Dall’altro lato, la lombalgia è non-meccanica quando è conseguenza di infiammazioni, infezioni e, in casi più rari ma comunque da considerare, tumori. La lombalgia causata da problemi agli organi interni si manifesta quando ci sono disturbi a carico dei reni come i calcoli renali.

Mal di schiena in base alla gravità dei sintomi

La lombalgia acuta insorge in maniera improvvisa, scatenando fitte anche molto forti. La sua durata è breve (massimo 5/6 settimane) ed è conosciuta ai più come “colpo della strega”. Ci si accorge che la lombalgia si è evoluta verso uno stato cronico quando il dolore appare in maniera graduale, ma perdura per più di un anno. È frequente in questo caso l’alternarsi di fasi di acutizzazione ad altre di remissione. In uno stadio intermedio troviamo la lombalgia sub-cronica, con sintomi che hanno una durata compresa tra le 6 settimane e l’anno.

Mal di schiena in base alla sua localizzazione

Quando il dolore è locale significa che si sviluppa in una parte specifica della regione lombare, di solito per via di altre patologie come i calcoli renali o le lesioni del disco. In una lombalgia dove il dolore è invece irradiato, il fastidio non si avverte solo nella regione lombare, ma sono interessati anche gli arti inferiori. Di solito succede perché viene compresso un nervo periferico a causa di patologie come ernia discale, sciatica, osteoartrite o stenosi spinale. Si può avvertire debolezza e formicolio agli arti.

Le cause della lombalgia

La causa più comune di lombalgia è un infortunio alle strutture muscolo-scheletriche della schiena, dopo che sono stati sottoposti a movimenti bruschi o carichi troppo elevati. Fanno parte di questa categoria di infortuni le contratture, gli stiramenti e gli strappi.

Una postura scorretta è la seconda causa più frequente di mal di schiena, così come tutte le asimmetrie della colonna vertebrale (scoliosilordosicifosi).

La lombalgia è spesso correlata alla gravidanza e può presentarsi sia durante sia dopo questo periodo. Questo accade perché il corpo della donna si trova improvvisamente a dover modificare il proprio baricentro e a sostenere un peso “anomalo”.

Sono cause di lombalgia tutti i traumi a cui la schiena può essere soggetta: fratture vertebralicadute sulla schienaincidenti stradali. Il mal di schiena può essere causato anche da malattie ed infezioni come i calcoli renali, l’ernia del disco, la stenosi vertebrale o la spondilolistesi. Se c’è osteoporosi, le ossa sono più deboli della norma e ne possono risentire anche le vertebre lombari. Tra le cause più rare troviamo la presenza di tumori vertebrali.

Aumentano il rischio di contrarre il mal di schiena:

  • una vita sedentaria, soprattutto se associata a sovrappeso od obesità;
  • l’invecchiamento: come tutti i muscoli e le ossa, anche quelle della schiena si indeboliscono progressivamente con l’avanzare dell’età. Inoltre la fragilità delle vertebre dovuta all’osteoporosi può portare a microfratture che, accumulandosi, causano cedimenti vertebrali e conseguente dolore lombare. Le deformazioni vertebrali, come quelle dovute a fratture da compressione, possono alterare l’allineamento della colonna vertebrale e la distribuzione dei carichi, dando luogo a dolori cronici e a una ridotta mobilità. Queste modifiche strutturali possono inoltre incidere sui muscoli e legamenti paravertebrali, aumentando il rischio di spasmi muscolari, che contribuiscono ulteriormente alla sintomatologia dolorosa;
  • sollevamento errato e frequente di pesi;
  • eccesso di sport (oppure sport non praticato correttamente);
  • il mal di schiena può essere una somatizzazione di ansia e stress;
  • dormire su un materasso troppo morbido;
  • nei bambini e negli adolescenti, il trasporto di zaini eccessivamente grandi e pesanti.

I sintomi associati alla lombalgia

Il dolore lombare è generalmente dovuto a movimenti bruschi forzatitraumi e infortuni.

Seppur il sintomo principale sia il dolore acuto e pungente o sordo con formicolio, la lombalgia, quando è associata ad altre patologie, si può manifestare con una serie di altri disturbi che interessano i muscoli, i legamenti e le ossa vertebrali:

  • schiena rigida e difficoltà nel movimento: si prova dolore ed è più difficile muoversi tanto che, nei casi più seri, possono atrofizzarsi i muscoli della schiena e degli arti inferiori;
  • se collegato a ernia discale sciatica si avvertono doloreformicolio e debolezza a tutti gli arti inferiori, dalle cosce fino ai piedi, con possibili risvolti sulla deambulazione (zoppia);
  • se si accompagna a tumore vertebrale ci si accorge di una perdita di peso immotivata e di un’improvvisa incontinenza urinaria e fecale;
  • si possono avvertire continui dolori e fastidi al sollevamento, alla torsione e alla flessione della parte bassa del tronco (e ci possono essere anche spasmi involontari ai muscoli coinvolti).

Come avviene una diagnosi di lombalgia

Dopo aver accusato i primi sintomi, è bene rivolgersi al medico di famiglia nel momento in cui questi non si risolvessero con un po’ di riposo. Se il problema non si risolve in breve tempo, è bene che il soggetto venga sottoposto ad una visita medica per escludere la presenza di altre patologie in atto che abbiano causato la lombalgia.

La diagnosi avviene, in genere, con una semplice visita medica, che prevede l’esecuzione di diverse indagini: il medico sottopone la schiena, in particolare la zona lombare, ad un controllo, svolgendo alcuni test per individuare quali movimenti portano dolore e quali invece lo alleviano. Per la lombalgia non specifica, si prescrive normalmente un periodo di riposo da tutte le attività che portano dolore.

Se l’esame obiettivo non è sufficiente a stabilire con certezza la causa della patologia, il medico può prescrivere alcuni esami di diagnostica per immagini (radiografia, TAC e risonanza magnetica) che permettono di mostrare le eventuali problematiche che hanno scatenato la sintomatologia, di valutare l’entità del danno presente e, eventualmente, quali siano i nervi compromessi.

Il primo medico a cui ci si rivolge è il proprio medico di medicina generale che prescrive una terapia antidolorifica e antinfiammatoria. Se sono necessari approfondimenti diagnostici, è possibile rivolgersi ad un fisiatra o ad un ortopedico il quale, una volta individuata la causa, si premura di iniziare il programma riabilitativo o di programmare un eventuale intervento chirurgico.

Trattamenti della lombalgia

Lo scopo finale di ogni trattamento è quello di eliminare la sintomatologia dolorosa e, in prima istanza, si cerca di ottenere questo risultato in maniera via conservativa.

Se il mal di schiena è causato da infortunio muscolare o da traumi ai legamenti:

  • il riposo attivo può essere molto utile. Bisogna evitare tutte le attività che portano dolore, mantenendosi comunque in movimento per non atrofizzare tutto il sistema muscolare;
  • mantenere una postura corretta e, se necessario, sottoporsi a sedute di ginnastica posturale;
  • sfruttare le proprietà della terapia termica. Sottoporsi ad impacchi di ghiaccio o caldi sull’area dolente (4/5 volte al giorno per circa 20 minuti) allevia l’infiammazione e rilassa i muscoli;
  • seguire una terapia antidolorifica ed antinfiammatoria che aiutano a controllare il dolore (anche i farmaci miorilassanti possono rivelarsi utili).

Tutti questi accorgimenti devono essere seguiti sotto stretto controllo medico, per via dei loro possibili effetti collaterali. Se il dolore permane si possono provare vie alternative come sedute di laserterapia e ultrasuoni diretti all’area dolente o la fisioterapia.

È importante che, dopo il recupero, il ritorno alle attività normali (lavoro, sport) avvenga in maniera graduale e non brusca, pena una ricaduta spesso più difficile da trattare.

In casi cronici e gravi può essere necessario assumere per breve tempo farmaci a base di cortisone od oppiacei come la morfina che alleviano il dolore o, persino, ricorrere ad un intervento chirurgico. Questa strada viene percorsa quando il dolore ha raggiunto uno stato cronica ed appaiono i primi problemi nella deambulazione.

Generalmente, l’intervento chirurgico per la lombalgia viene considerato in casi selezionati, quando trattamenti conservativi come farmacoterapia, fisioterapia o infiltrazioni non hanno portato al sollievo del dolore o quando vi sono specifiche condizioni neurologiche, come un’ernia discale significativa, stenosi del canale vertebrale o instabilità vertebrale che compromettono la qualità di vita del paziente. La chirurgia può variare da procedure meno invasive, come la microdiscectomia, che rimuove solo la porzione di disco che sta premendo sulla radice nervosa, a interventi più complessi come la fusione vertebrale, che mira a stabilizzare segmenti mobili della colonna. Il chirurgo ortopedico o neurochirurgo valuterà attentamente il paziente per stabilire l’approccio più adatto, basandosi su un’analisi approfondita delle immagini diagnostiche e dei sin<tomi. L’obiettivo è ridurre il dolore e migliorare la funzionalità, ma è importante discutere a fondo i potenziali benefici e rischi prima di procedere con la chirurgia, data la complessità dell’intervento e il periodo di recupero necessario post-operatorio.

La lombalgia ha una prognosi nella maggior parte dei casi positiva. Il dolore e la capacità di movimento migliorano tantissimo già nelle prime settimane di trattamento, con un recupero quasi sempre completo. Per alcuni pazienti il recupero può essere più lento con episodi ricorrenti di lombalgia durante il corso dell’anno.

Come prevenire la lombalgia

La prevenzione della lombalgia non è sempre possibile perché, a volte, può insorgere senza una causa ben precisa. Tuttavia, è possibile assumere una serie di comportamenti virtuosi nella vita di tutti i giorni, utili sia alla buona salute della schiena che dell’organismo intero:

  • evitare il sovrappeso e l’obesità seguendo uno stile di vita sano. Come abbiamo visto, carichi troppo elevati possono danneggiare la colonna vertebrale e vanno scongiurati seguendo una dieta corretta abbinata ad un regolare esercizio fisico;
  • svolgere un esercizio fisico regolare. È importante muoversi, ma non strafare. Gli esercizi principali per combattere il mal di schiena sono rivolti allo stretching e al potenziamento dei muscoli addominali, dorsali e dell’ileopsoas. Se si è soggetti a frequenti mal di schiena, preferire sport completi ma a basso impatto come il nuoto e il ciclismo;
  • sollevare adeguatamente i pesi. Evitare carichi troppo pesanti che possono danneggiare le vertebre e i dischi vertebrali;
  • mantenere una postura corretta, da seduti così come in piedi. In questo modo si riduce la tensione ed il carico sulla schiena. Per lo stesso motivo, si raccomanda di non restare in piedi o seduti per troppo tempo.

Fonti bibliografiche: