Ipertensione polmonare: cos’è, come riconoscerla e affrontarla

Caratteristica dell'ipertensione polmonare è il sangue povero d'ossigeno. Fondamentale non trascurare i campanelli d'allarme

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Quando si parla di ipertensione, il pensiero corre subito alla misurazione, ai valori consigliati, alla minima e alla massima, ai rischi per il cuore, ma non bisogna dimenticare che esiste anche un’altra forma di ipertensione, che colpisce soprattutto le donne (circa quattro casi su cinque interessano il sesso femminile) e va riconosciuta per tempo. Si chiama ipertensione polmonare e va conosciuta, anche e soprattutto per affrontarla al meglio.

Il sangue è povero di ossigeno

A prima vista, per chi ne soffre, si può pensare anche ad una forma di scompenso cardiaco o di bronchite cronica. Si respira con fatica, si ha il classico affanno anche dopo uno sforzo leggero. Poi, a volte, arriva un fastidioso senso di pesantezza alla pancia e le caviglie tendono a gonfiarsi. Come si vede, il quadro non è così semplice da interpretare.

Bisogna prestare attenzione ai primi campanelli d’allarme, che  si osservano appunto con lo sforzo fisico, anche banale come dover salire qualche gradino o vestirsi. Ma non bisogna dimenticare che la diagnosi precoce è fondamentale: inizialmente infatti la patologia è asintomatica e quando i sintomi compaiono la malattia è già progredita.

C’è tuttavia una caratteristica comune per questa situazione: il sangue che circola è povero di ossigeno e quindi la patologia colpisce allo stesso tempo cuore e polmoni, per un aumento della pressione sanguigna nelle arterie polmonari.

Alla diagnosi si arriva attraverso numerosi esami come l’ecocardiogramma, la spirometria, la TAC del torace con e senza contrasto, la scintigrafia ventilo/perfusoria e il cateterismo cardiaco destro. Ma non basta fare gli esami, è necessario anche che siano occhi esperti a leggerli per riconoscere il problema perché la diagnosi precoce rappresenta un’arma fondamentale per gestire al meglio le opportunità di cura disponibili.

Prima si diceva che questa malattia fosse ‘orfana di diagnosi’ perché i pazienti ci arrivavano con anni di ritardo visto che i sintomi della malattia sono subdoli e spesso scambiati per altro, liquidati come stress o persino come eccessiva pigrizia. Oggi, fortunatamente, i pazienti vengono più rapidamente indirizzati verso specialisti e centri di riferimento in modo da avere prima una diagnosi.

Come si affronta

Per ogni singolo caso occorre un trattamento su misura, anche perché esistono diverse opzioni in base alle caratteristiche del quadro. Per la forma tromboembolica (Ipertensione Polmonare Cronica Tromboembolica-CTEPH) esiste una soluzione chirurgica (endoarteriectomia polmonare) o interventistica (angioplastica polmonare). In questa situazione infatti occorre eliminare la causa meccanica che si correla all’aumento di pressione.

Per l’ipertensione arteriosa polmonare classica invece oggi si dispone di farmaci sempre più efficaci e con diverse vie di somministrazione. L’importante è arrivare presto e affidarsi agli specialisti che possono indicare un trattamento personalizzato, disegnato sui bisogni di chi soffre. L’esperto può anche definire il rischio specifico, attraverso parametri diversi, e quindi stabilire il grado di avanzamento della malattia per adottare la strategia terapeutica migliore.