Dislessia: cos’è, come riconoscerla e come affrontarla

Riconoscere subito i segni della dislessia è utile per intraprendere una strategia di apprendimento personalizzata per il bambino. Scopri i sintomi di questo disturbo

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Crescendo, i bambini familiarizzano non solo con altri coetanei, ma anche con le prime attività di apprendimento, come scrivere, leggere, eseguire semplici calcoli matematici. È in questa fase che si possono riscontrare disturbi del neuro sviluppo, come la dislessia. Quest’ultima fa parte dei DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), una categoria di condizioni che comprende anche:

  • la disgrafia, che riguarda le abilità grafo-motorie;
  • la discalculia, in cui il bambino riscontra difficoltà nel riconoscere i numeri e nell’eseguire semplici calcoli di matematica;
  • la disortografia, in cui il piccolo fatica a convertire i suoni in segni.

Che cos’è la dislessia

Si tratta di un disturbo causato da un’alterazione nel neurofunzionamento. L’abilità della lettura non viene meno, ma il bambino riscontra difficoltà nel leggere un testo. Nello specifico, il cervello fatica a collegare le lettere ai suoni prodotti e, di conseguenza, la lettura diventa un processo più lento della norma.

Le informazioni vengono codificate in modo differente, così come sono diverse le percezioni sensoriali ed emotive rispetto agli altri coetanei. La dislessia può essere di due tipi:

  • evolutiva, ovvero quando si presenta dalla nascita;
  • acquisita, quando si sviluppa da adulti per un invecchiamento delle cellule cerebrali o a seguito di un trauma o di una patologia (ad esempio l’ictus).

Sintomi della dislessia

Riconoscere i segnali di dislessia prima che il bambino intraprenda il percorso scolastico è spesso difficile. I sintomi sono evidenti quando il piccolo dovrebbe iniziare ad imparare a leggere e a scrivere.

In età prescolare potrebbero manifestarsi questi segni, possibile spia di dislessia:

  • difficoltà a ricordare lettere, colori, numeri;
  • far fatica nell’apprendimento di filastrocche o di parole in rima;
  • iniziare a parlare più tardi rispetto agli altri bambini;
  • avere problemi nel formare le parole o confonderle quando presentano suoni simili.

In età scolare, invece, i sintomi si fanno più evidenti e anche l’insegnante potrebbe notarlo. Tra i segni da prendere in considerazione ci sono:

  • problemi nell’elaborazione e nella comprensione di quanto udito;
  • difficoltà nel trovare le parole giuste o nel formulare delle risposte;
  • aver necessità di più tempo per completare attività scolastiche che richiedono la scrittura o la lettura;
  • voler evitare le attività che richiedono la lettura di un testo;
  • pronunciare male parole nuove;
  • difficoltà a seguire delle istruzioni;
  • confondere l’ordine delle lettere nelle parole;
  • problemi a riassumere una storia.

I sintomi sopra descritti e che vengono riscontrati nei bambini in età scolare sono simili a quelli che potrebbero insorgere in caso di dislessia in età adulta. Altri sintomi che possono essere riscontrati da adulti sono:

  • aver difficoltà a leggere in modo fluido, ma anche nello scrivere, prendere appunti, memorizzare, ricordare parole;
  • riscontrare problemi nel comprendere battute comuni che hanno più di un significato;
  • far fatica nell’imparare un’altra lingua, ricordare numeri, password;
  • avere difficoltà nel rispettare le scadenze e nell’essere organizzati.

La dislessia non si manifesta nello stesso modo in tutti i bambini: alcuni possono presentare una forma lieve di più facile gestione, mentre altri possono avere bisogno di un supporto intensivo.

Cause della dislessia

Dietro alla dislessia non si cela un deficit a livello intellettivo, sensoriale o psicologico, ma un differente funzionamento del cervello a livello neurologico. Dunque, i soggetti con dislessia possiedono normali capacità intellettive. Le cause precise di questo disturbo non sono ancora note, ma sembra siano di natura genetica. Una storia familiare di dislessia, dunque avere familiari che presentano difficoltà nella lettura e in generale nell’apprendimento, aumenta il rischio di sviluppare questo disturbo.

Diagnosi della dislessia

In genere, i bambini iniziano a leggere a partire dall’ultimo anno di asilo e/o dalla prima elementare; i soggetti dislessici, invece, in questa fase di crescita, riscontrano delle difficoltà nell’eseguire questa attività.

Comprendere fin da subito i segni della dislessia non è facile. E’ necessario indagare, in presenza di segnali sospetti, quali possono essere i disturbi che il bambino presenta.  Una diagnosi precoce può essere di aiuto per intraprendere gli interventi educativi necessari. Le figure che dovrebbero porre il sospetto della presenza di una dislessia sono essere i genitori o l’insegnante. Quando ciò si verifica, è bene rivolgersi quanto prima al pediatra per valutare il tipo di percorso di potenziamento da seguire.

La diagnosi di dislessia viene eseguita da uno psicologo o da un neuropsichiatra infantile e consiste nel far svolgere al bambino, anche nel suo ambiente di apprendimento, dei test per valutare:

  • le sue capacità di lettura, scrittura, nel fare calcoli e nel comprendere un testo;
  • le abilità intellettive;
  • la velocità con cui elabora le informazioni visive e sonore;
  • le abilità organizzative.

Lo specialista può inoltre valutare le modalità di crescita del bambino, la sua storia medica, se in famiglia sono presenti altri casi di dislessia. Spesso, vengono svolti anche esami per comprendere se le difficoltà nella lettura e nella comprensione dei testi è legata a disturbi da ricondurre al cervello, alla vista e all’udito.

La dislessia accompagna il soggetto per tutta la vita, per cui alla diagnosi ricevuta da bambini, seguono dei follow up per valutare le capacità del bambino. Questo approccio è utile per valutare l’eventuale necessità di effettuare delle modifiche ai trattamenti già proposti.

Complicazioni della dislessia

Tra le complicazioni che possono derivare dalla presenza di dislessia rientrano:

  • problemi sociali. Se non trattato, questo disturbo può provocare ansia, problemi comportamentali, bassa autostima e, in alcuni casi, un approccio aggressivo nei confronti di amici, genitori, insegnanti;
  • difficoltà quando si diventa adulti. Avere problemi nella lettura e nella comprensione può impedire ai bambini di raggiungere il loro massimo potenziale in fase di crescita. Questo può avere un impatto negativo a livello sociale ed educativo, in età adulta;
  • maggiori rischi di sviluppare un disturbo da deficit di attenzione, che può rendere più articolata la gestione del trattamento della dislessia.

Una dislessia diagnosticata in ritardo potrebbe danneggiare il bambino, poiché gli impedirebbe di sviluppare il proprio potenziale. Inoltre, queste difficoltà possono ripercuotersi anche a livello emotivo.

Trattamenti della dislessia

Dopo aver eseguito i test per la valutazione delle differenti abilità, viene rilasciato un documento dallo specialista in cui viene segnalata l’eventuale diagnosi di dislessia, oltre a un piano educativo personalizzato volto a un potenziamento. La dislessia può infatti essere trattata in modo differente, considerando le necessità del bambino.

In base al caso, possono essere indicati dei percorsi in piccoli gruppi supportati da un tutor o delle lezioni individuali con un insegnante specializzato.

Possono essere impiegate tecniche di stimolazione sensoriale che coinvolgono la vista, il tatto e l’udito, per migliorare le capacità di lettura. L’utilizzo dei sensi può concretamente aiutare il bambino a elaborare le informazioni. Il trattamento è focalizzato al supporto del piccolo nel:

  • costruire un vocabolario di parole da lui comprese e riconosciute;
  • comprendere i testi letti;
  • imparare a utilizzare i suoni che compongono le parole;
  • leggere a voce alta per aumentare la fluidità, la velocità di lettura e l’autostima.

I bambini, come anche gli adulti con dislessia, possono contare inoltre su software di potenziamento e compensazione relativi alla lettura, alla scrittura, alla matematica.

Ciascun bambino apprende in modo diverso, ha i propri punti di forza e le sue difficoltà, che una volta individuati possono essere gestiti – attraverso gli strumenti adatti – per raggiungere l’autonomia.

Vivere con la dislessia

La dislessia è un disturbo che, in alcuni casi, può rendere più difficile il raggiungimento dei propri obiettivi in età adulta (ad esempio, se si pensa alla carriera lavorativa). Questo non significa però che non sia possibile farlo: per riuscirci è indispensabile impiegare le proprie risorse nel modo corretto. Un supporto didattico costante, in età scolastica come in età adulta, è la chiave per vivere in modo sereno la quotidianità. Ci sono tanti soggetti dislessici brillanti, creativi, che hanno successo nella propria vita personale e lavorativa.

Quando la dislessia viene diagnosticata da bambini, i genitori rappresentano un grande punto di riferimento. Per aiutare il proprio figlio a gestire al meglio le sue difficoltà è consigliabile:

  • ritagliarsi del tempo per leggere insieme. Incoraggiarlo alla lettura ad alta voce o anche ascoltare dei libri registrati è una buona strategia per migliorare questa abilità;
  • scegliere libri divertenti con argomenti che possono essere di interesse per il bambino;
  • confrontarsi con i docenti per capire quali strumenti sono più funzionali per lui;
  • non attendere che le difficoltà di lettura si risolvano in autonomia con il trascorrere del tempo. Meglio affrontare la questione e indagare a fondo.

In conclusione, la dislessia è un disturbo che potrebbe non essere riconosciuto fin da subito. È quindi determinante osservare il bambino nelle fasi di crescita e, eventualmente, individuare possibili segnali che potrebbero indicare la presenza di dislessia. D’altronde, ci sono diversi trattamenti che possono essere di supporto al piccolo e che lo aiuteranno ad affrontare meglio le difficoltà nella lettura.

Se si sospettano sintomi riconducibili a questo disturbo, il consiglio è di non attendere troppo, ma di consultare il proprio pediatra per valutare insieme come procedere. A volte, infatti, le difficoltà nella lettura e nella comprensione potrebbero essere correlate a problemi di vista (come la miopia) o anche dell’udito, come anche ad altre condizioni, ad esempio il disturbo da deficit di attenzione e l’iperattività.

 

Fonti bibliografiche