Disfagia: cos’è, sintomi e rimedi

La disfagia può causare difficoltà, anche serie, quando si deglutisce. Scopri quali sono le cause, le complicazioni, i rimedi, per trattare questo disturbo.

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Alessandro Antonio Labate

Medico chirurgo specialista in Medicina Interna

Medico chirurgo specialista in Medicina Interna. Dirigente Medico presso il reparto di Malattie respiratorie dell’Azienda Ospedaliera di Perugia.

Pubblicato: 20 Ottobre 2023 14:20

Tra le azioni che eseguiamo in modo meccanico, senza pensarci troppo, c’è quella di portare il cibo alla bocca e deglutire. Nella sua apparente semplicità, l’atto di consumare gli alimenti richiede, in realtà, il lavoro simultaneo di diversi muscoli e nervi.

Quando qualcosa non funziona in modo corretto, la deglutizione può diventare difficoltosa e procurare non pochi problemi. Questa condizione porta il nome di disfagia, colpisce soprattutto gli anziani, ma può riguardare soggetti di tutte le età.

Può trattarsi di un’evenienza occasionale, causata ad esempio dal non aver masticato abbastanza gli alimenti, piuttosto che dall’aver mangiato velocemente. Può però essere anche persistente, ed è soprattutto in questo caso che diventa necessario rivolgersi ad un medico. Il rischio è, ad un certo punto, di non riuscire più ad alimentarsi, compromettendo la salute di tutto il corpo.

Che cos’è la disfagia

Normalmente, il cibo viene masticato e ridotto in piccoli bocconi all’interno della bocca per mezzo dei denti. Passa poi all’esofago, allo stomaco e arriva all’intestino. Si fa strada, quindi, per un percorso piuttosto lungo, tuttavia potrebbero essere presenti delle disfunzioni già in fase iniziale, ovvero quando i cibi devono essere ingeriti. Disfagia, dal greco “dis” (cattivo) + “fagia”(mangiare), indica proprio la difficoltà nell’inghiottire il cibo o le bevande. In alcuni casi, si arriva a non riuscire affatto a deglutire.

In base all’area colpita da disfagia si distingue tra:

  • disfagia orofaringea. Riguarda la bocca, o meglio il passaggio del cibo dalla bocca alla gola;
  • disfagia esofagea, quando il problema è nell’esofago.

Quali sono i sintomi della disfagia

I segnali legati a questo disturbo sono:

  • dolore mentre si deglutisce;
  • raucedine;
  • avere la sensazione che il cibo sia bloccato in gola o nel petto;
  • impossibilità a mandare giù gli alimenti;
  • rigurgiti;
  • tosse e conati di vomito durante la deglutizione;
  • perdita di peso;
  • bruciore di stomaco ricorrente;
  • cibo che risale, a volte attraverso il naso;
  • ipersalivazione persistente.

Quali sono le cause della disfagia

Come accennato, la deglutizione è un processo articolato che coinvolge differenti e numerose strutture. Qualsiasi condizione che indebolisca o danneggi i muscoli e i nervi impiegati per deglutire o che porti ad un restringimento di una porzione di faringe oesofago, può causare disfagia.

In presenza di disfagia esofagea, le cause possono essere ricondotte a:

  • stenosi esofagea. Il restringimento dell’esofago, che porta il nome di stenosi, può bloccare il passaggio del cibo. A provocare questo restringimento possono essere dei tumori o del tessuto cicatriziale sviluppatosi per la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD), oppure una stenosi congenita;
  • tumore all’esofago;
  • malattia da reflusso gastroesofageo. I danni ai tessuti dell’esofago per via dell’acido che risale dallo stomaco, possono causare diverse cicatrici, dunque un restringimento di una parte dell’esofago;
  • presenza di corpi estranei che vanno a bloccare, in parte, la gola o l’esofago. Può capitare accidentalmente, ma è più comune negli anziani che portano delle protesi o in coloro che presentano difficoltà nella masticazione;
  • Si verifica quando lo sfintere esofageo inferiore non si rilassa come dovrebbe causando il ritorno del cibo in gola;
  • spasmo diffuso;
  • radioterapia. Si tratta di un trattamento impiegato per contrastare il cancro, ma può causare infiammazioni e cicatrici nell’esofago;
  • Sclerosi sistemica. Lo sviluppo di tessuto cicatriziale può indurire i tessuti, indebolendo lo sfintere esofageo inferiore. Di conseguenza, gli acidi risalgono verso l’esofago provocando bruciore di stomaco.

La disfagia orofaringea può essere invece provocata da:

  • un cancro o un trattamento per il cancro;
  • disordini neurologici, come il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, la distrofia muscolare;
  • un diverticolo faringoesofageo (più raro). Si tratta di una sorta di piccola sacca, che si forma sulla mucosa dell’esofago. Può causare raucedine, tosse, difficoltà nella deglutizione;
  • danni neurologici, come quelli che si sviluppano a seguito di una lesione cerebrale o di un ictus e che possono compromettere la deglutizione.

Tra le altre possibili cause della disfagia rientrano:

  • le infezioni. Il mal di gola (tonsillite batterica) ad esempio, può provocare dolore e infiammazione;
  • un intervento alla testa o al collo;
  • l’età che avanza. I muscoli, con il tempo, tendono fisiologicamente a indebolirsi. Per questo motivo, la disfagia è più comune negli anziani

Quali sono le complicazioni della disfagia

Problemi nella deglutizione possono portare allo sviluppo di complicazioni tra cui:

  • Se il cibo si blocca in gola ostruendo le vie aeree, si può andare incontro a decesso per soffocamento, a meno che qualcuno intervenga in modo repentino ed efficace;
  • polmoniti cosiddette “ab ingestis” ovvero dovute al passaggio di bolo alimentare nei polmoni
  • perdita di peso e disidratazione. In presenza di disfagia diventa più difficile assumere cibi, e di conseguenza, tutti i nutrienti di cui il corpo necessita. Complicazioni di questa condizione sono la perdita di peso, la malnutrizione e la disidratazione.

La disfagia può avere un impatto decisivo anche sulla vita personale del soggetto, perché limita le occasioni di convivialità. Inoltre può rendere difficoltosa l’assunzione di farmaci per via orale.

Diagnosi della disfagia

Se i sintomi descritti sopra sono ricorrenti, è bene sentire presto uno specialista per un’indagine approfondita. La diagnosi di disfagia può arrivare dopo che il medico ha avuto modo di rendersi conto delle condizioni di salute del paziente e a seguito di una valutazione attenta dei sintomi.

Segue un esame fisico in cui si indaga la zona che presenta problemi. A volte, potrebbero essere necessari ulteriori test come:

  • l’endoscopia del tratto superiore. Viene inserito in gola un piccolo strumento utile a mostrare immagini della gola, dell’esofago e dello stomaco. In questo modo possono essere rilevate eventuali condizioni cancerose e restringimenti;
  • In questo caso, si fa utilizzo di un endoscopio che viene introdotto dalla cavità nasale per esaminare la gola e la zona adiacente;
  • radiografia del tubo digerente. È una radiografia che prevede anche l’assunzione da parte del paziente di un liquido da contrasto, contenente solfato di bario, utile per rendere maggiormente visibile l’esofago ai raggi X;
  • manometria esofagea. Viene inserito dal naso un piccolo tubo collegato a un registratore di pressione, che scende giù fino all’ingresso dello stomaco e misura le contrazioni muscolari nel corso della deglutizione e il corretto funzionamento degli sfinteri

Inoltre, se la disfagia ha compromesso la capacità di mangiare, lo specialista potrebbe suggerire di effettuare una valutazione nutrizionale per verificare che l’organismo abbia tutti i nutrienti di cui necessita. Eseguire gli esami del sangue e sottoporsi a un controllo del proprio peso e del proprio indice di massa corporea (BMI), è utile per controllare la propria situazione ed evitare di andare incontro a malnutrizione e perdita di peso.

Quali sono i trattamenti della disfagia

La terapia indicata terrà conto della causa che ha scatenato la disfagia. Se questa è da ricondurre a disfagia orofaringea le possibili terapie sono:

  • apprendere nuove tecniche di deglutizione, specie in presenza di problemi neurologici come il morbo di Parkinson o di Alzheimer;
  • eseguire esercizi per la coordinazione delle strutture coinvolte nella deglutizione.

I trattamenti per la disfagia esofagea possono comprendere:

  • l’assunzione di farmaci, ad esempio quando la causa è da attribuire alla presenza della malattia da reflusso gastroesofageo. Anche i corticosteroidei o miorilassanti sono utili, specie i secondi per trattare lo spasmo esofageo;
  • seguire una dieta personalizzata. Si tende ad optare per alimenti di consistenza liquida addensata o di evitare le doppie consistenze (liquida e solida insieme) per alleviare i sintomi della disfagia e facilitare la deglutizione. Le specifiche variano in base anche alla gravità della patologia;
  • sottoporsi a un intervento chirurgico, in caso di acalasia, o di tumore, dunque fattori che bloccano l’esofago;
  • eseguire la dilatazione esofagea. Una delle modalità di questa procedura, prevede l’introduzione – nell’esofago – di un palloncino che viene gonfiato a un determinato volume. Un’altra opzione vede invece, l’inserimento di sonde (dilatatori) che producono una progressiva dilatazione dell’organo. Si opta per questo tipo di trattamento in caso di stenosi esofagea e acalasia.

Quando la disfagia è grave, l’alimentazione può avvenire attraverso l’utilizzo di un sondino che fornisce all’organismo cibo e nutrienti senza dover deglutire. Può inoltre, essere impiegato per la somministrazione di farmaci. Ne esistono di due tipi:

  • il sondino nasogastrico (SNG), che viene fatto passare attraverso il naso per arrivare allo stomaco;
  • la gastrostomia endoscopica percutanea (PEG), in cui viene impiantata una sonda nello stomaco.

Il sondino nasogastrico può essere utilizzato per brevi periodi, a differenza della PEG che invece può durare diversi mesi. Quest’ultima opzione viene spesso preferita all’altra perché è meno visibile, tuttavia può presentare complicazioni come infezioni della cute, possibilità di perdita, infezione ed emorragia interna (le più gravi).

La riabilitazione da disfagia è fondamentale per rafforzare i muscoli della deglutizione. In questo caso, la figura di riferimento è il logopedista, il quale mostra le posizioni da assumere e le tecniche da mettere in pratica per deglutire meglio.

Come gestire la disfagia non grave

Non è possibile prevenire la disfagia, ma si può fare qualcosa per alleviare i sintomi e per non andare incontro a questa condizione:

  • mangiare lentamente masticando molto bene il cibo: più il cibo sarà ridotto in pezzi piccoli, minori sanno le possibilità di incontrare difficoltà al momento della deglutizione;
  • mantenere bocca e gola ben idratate per facilitare la discesa del cibo;
  • mantenere il busto bene eretto durante il pasto;
  • consumare con più frequenza i pasti, avendo cura di preparare porzioni più ridotte;
  • evitare alimenti che possono rendere più difficile la deglutizione come il caffè, o i cibi un po’ appiccicosi, ad esempio la marmellata;
  • non fumare né bere alcolici.

In conclusione, la disfagia è un disturbo spesso temporaneo da attribuire a cause differenti. Se grave, può arrivare a limitare seriamente la deglutizione, dunque la possibilità di alimentarsi in modo naturale. Qualora i sintomi siano persistenti, si consiglia di sentire il parere del proprio medico.

 

Fonti bibliografiche: