Chemioterapia: cos’è, come funziona a cosa serve

Che si utilizzi nel trattamento dei tumori è risaputo, ma vi siete mai chiesti come funziona la chemioterapia di preciso?

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Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Pubblicato: 9 Aprile 2024 09:46

Nell’immaginario collettivo la chemioterapia (dall’inglese chemo-, tratto da chemical, “chimico” e dal greco θεραπεία, therapèia, “terapia”) è una tipologia di trattamento utilizzato soprattutto in ambito oncologico, il quale comprende le più comuni cure farmacologiche utilizzate contro il cancro (chemioterapia antineoplastica). Tuttavia, preso alla lettera, il termine include qualunque trattamento terapeutico, di malattie anche molto diverse tra loro, a base di sostanze chimiche.

Cos’è la chemioterapia

Il termine chemioterapia è stato coniato all’inizio del XX secolo dal microbiologo tedesco Paul Erlich con riferimento all’utilizzo di sostanze chimiche di origine sintetica per il trattamento di patologie causate da agenti infettivi; nel corso degli anni, l’utilizzo di questo vocabolo è stato esteso ai trattamenti farmacologici contro il cancro, facendo riferimento in modo più vasto a tutta quella tipologia di farmaci la cui funzione si esplica attraverso una “distruzione” delle cellule dell’organismo colpite da condizioni patologiche incipienti.

Si suole, pertanto, distinguere due tipologie di chemioterapia:

  • Chemioterapia antibatterica, il cui bersaglio è costituito da microrganismi patogeni contro i quali si impiegano antibiotici (che eliminano i batteri) ed antivirali (che inibiscono alcuni virus)
  • Chemioterapia antineoplastica, costituita da tutti quei farmaci antitumorali che espletano la propria funzione contro cellule cancerose in rapida e drammatica replicazione.

Come agisce la chemioterapia

La chemioterapia agisce uccidendo le cellule durante il loro processo di riproduzione (replicazione) e, per questa sua caratteristica, è anche detta terapia citotossica o antiblastica. Tanto più rapida è la crescita delle cellule tumorali tanto più intenso sarà l’effetto tossico del farmaco su di esse.

Avendo come bersaglio le cellule in attiva moltiplicazione, però, può interessare anche le cellule sane dell’organismo (ad esempio, quelle della pelle, dei bulbi piliferi, delle mucose o del midollo osseo), generando i noti ed importanti effetti indesiderati che si verificano con l’uso dei chemioterapici.

Gli scopi e le tipologie di chemioterapia

Le finalità principali della chemioterapia sono:

  • eliminare la malattia (chemioterapia curativa);
  • rendere altre cure più efficaci, la chemioterapia, ad esempio, può essere combinata con la radioterapia (cura che impiega le radiazioni per uccidere le cellule tumorali);
  • ridurre il volume del tumore prima di un intervento chirurgico o della radioterapia (chemioterapia cosiddetta neo-adiuvante) così da rendere l’intervento più efficace e meno invasivo e/o consentendo di limitare l’irradiazione a zone più ristrette;
  • ridurre il rischio di ricomparsa del tumore (recidiva) dopo la radioterapia o l’intervento chirurgico, eliminando cellule tumorali che possono essersi staccate dal tumore e diffuse in altre parti del corpo, pur non avendo ancora dato luogo a metastasi rilevabili con gli strumenti diagnostici attualmente a disposizione (chemioterapia precauzionale o adiuvante);
  • alleviare i sintomi e rallentare il decorso della malattia quando non è possibile eliminare il tumore con l’intervento chirurgico o con la radioterapia perché è in stadio troppo avanzato (chemioterapia palliativa);
  • preparare l’organismo a un trapianto di midollo osseo o di cellule staminali. In questo caso si utilizzano dosi molto alte di farmaci.

I farmaci chemioterapici possono essere impiegati da soli o in combinazione seguendo un piano di cura stabilito dal medico che ha preso in carico il paziente. La somministrazione di tali trattamenti chemioterapici si effettua attraverso iniezione endovenosa, intramuscolare o sottocutanea oppure per via orale.

Quando è indicata la chemioterapia

La chemioterapia è potenzialmente una cura salva-vita e, come tale, di solito è raccomandata in quelle persone, malate di tumore, che possono beneficiarne anche se le loro condizioni di salute non sono ottimali. La necessità di effettuare una chemioterapia e la tipologia di trattamento da impiegare vengono stabili dall’oncologo sulla base di diversi criteri:

  1. il tipo di tumore, più o meno sensibile a queste cure;
  2. la sede in cui il tumore si è presentato la prima volta: per esempio, per le metastasi localizzate nel polmone provenienti da un tumore della mammella, si utilizzano gli schemi di trattamento efficaci contro il tumore della mammella;
  3. l’aspetto delle cellule tumorali osservate al microscopio, cioè il grado di severità del cancro;
  4. la diffusione della malattia all’interno dell’organismo a partire dal punto in cui si è sviluppata, cioè lo stadio di evoluzione del cancro;
  5. le condizioni generali del paziente.

Tenendo conto di questi criteri e seguendo le indicazioni di protocolli definiti a livello internazionale dagli oncologi sulla base di evidenze scientifiche, i medici stabiliscono il tipo di chemioterapia da somministrare, il numero di cicli necessari e se la cura sia da associare a un intervento chirurgico, a cicli di radioterapia, a terapie ormonali o possa essere integrata con le più recenti terapie mirate o con varie combinazioni di questi trattamenti.

Quando è controindicata la chemioterapia

  • primi tre mesi di gravidanza, poiché il rischio che la chemioterapia possa causare gravi difetti nell’embrione in crescita è elevato;
  • alterazioni all’emocromo (globuli bianchi troppo bassi, anemia significativa, piastrine ai limiti marcatamente inferiori rispetto alla norma): in tali casi l’impiego della chemioterapia potrebbe rendere il malato particolarmente vulnerabile alle infezioni, poiché riduce ulteriormente il numero delle cellule circolanti;
  • gravi malattie renali o del fegato, che potrebbero essere ulteriormente compromessi dai trattamenti chemioterapici, che hanno le loro vie di eliminazioni predilette in corrispondenza di tali organi;
  • interventi chirurgici recenti, che potrebbero compromettere il processo di rimarginazione di ferite recenti;
  • infezioni in corso, la chemioterapia, abbassando le difese dell’organismo, potrebbe aumentare il rischio di sviluppare gravi complicazioni.

Possibili effetti collaterali della chemioterapia

Sfortunatamente, questi trattamenti che si avvalgono di farmaci che agiscono su cellule in attiva proliferazione possono, come detto in precedenza, ripercuotersi su vari organi ed apparati presenti nel nostro corpo. Tra gli effetti collaterali segnalati dagli individui che si sottopongono a cicli di chemioterapia quelli che più frequentemente vengono lamentati sono:

  • stanchezza: in inglese fatigue, termine utilizzato in italiano per indicare quella tipologia di stanchezza associata a trattamenti chemioterapici, amplificata dalla mancanza di sonno, dall’alimentazione non bilanciata, dal possibile sviluppo di anemia come conseguenza della terapia;
  • nausea e vomito: sono disturbi piuttosto comuni, per cui spesso vengono prescritti dal medico dei farmaci anti-emetici al fine di alleviarli;
  • caduta di capelli: sintomo non sempre presente, con possibile impatto negativo dal punto di vista estetico e, quindi, umorale per l’individuo che lo subisce. Una volta sospeso il ciclo chemioterapico, il recupero di un aspetto normale dei capelli può avvenire 4-6 mesi dopo la fine della terapia;
  • disturbi digestivi: possono essere rappresentati da possibili ulcere nelle mucose, in particolare a livello del cavo orale, con compromissione della capacità dell’individuo di alimentarsi, idratarsi e parlare. Spesso, inoltre, i soggetti affetti potranno presentare diarrea e stipsi.
  • Alcuni chemioterapici possono inoltre avere effetti sul sistema nervoso centrale con ansia, agitazione, vertigini, insonnia o mal di testa

La chemioterapia viene spesso usata in abbinamento ad altri trattamenti come la radioterapia e l’adroterapia. La radioterapia è un tipo di terapia fisica che si basa sull’impiego di  radiazioni ionizzanti in grado di provocare la morte delle cellule tumorali; essa si rivela estremamente efficace in alcuni sottotipi specifici di tumori che non possono essere rimossi chirurgicamente perché in sedi difficilmente operabili (ad esempio tumori della prostata o del rinofaringe).

L’adroterapia è invece una forma avanzata di radioterapia dove al posto di raggi X si impiegano delle particelle atomiche chiamate adroni più pesanti e con maggiore energia rispetto ai raggi X. L’adroterapia viene utilizzata per i tumori che non rispondono alla radioterapia o per quelli situati in sedi particolarmente difficili. I centri dotati di questa tecnologia in Italia a oggi sono pochissimi.

Fonti bibliografiche: