La Regina Camilla avrebbe subito un’aggressione da uno sconosciuto quando aveva circa 16-17 anni e si sarebbe difesa colpendo il suo aggressore con una scarpa e facendolo arrestare. Il racconto emerge nel libro Il Potere e il Palazzo realizzato dal biografo reale Valentine Low. A raccontare l’episodio a Boris Johnson sarebbe stata proprio la stessa Camilla nel 2008. Come raccontato da Low all’epoca la futura regina incontrò il politico per parlare della creazione di alcuni centri per supportare le donne vittime di violenza. Durante la loro chiacchierata Camilla svelò di aver subito lei stessa un’aggressione quando era solamente una ragazzina.
Le rivelazioni di Camilla sull’aggressione subita
All’epoca – erano gli anni Sessanta – e Camilla aveva circa 16-17 anni. La futura moglie di Carlo si trovava su un treno che era diretto alla stazione di Paddington quando all’improvviso un uomo si avvicinò e iniziò a infastidirla, provando a toccarla. A quel punto Camilla reagì come le aveva insegnato sua madre: si sfilò una scarpa e colpì l’aggressore con il tacco proprio sotto la cintura. Quando il treno arrivò alla stazione lei fuggì e chiese aiuto ad un agente di polizia, facendo arrestare immediatamente il molestatore.
“Mi sono tolta una scarpa e con il tacco ho colpito duro sotto la cintura”, avrebbe raccontato Camilla. Da allora la moglie di Carlo si sarebbe spesa spesso, usando il suo potere, per aiutare le donne vittime di violenza.
“Ha agito in modo responsabile – ha raccontato Valentine Low parlando di Camilla nel corso del programma Today di BBC Radio 4 -. Non solo è stata intraprendente e forte, ma è stata anche una cittadina responsabile assicurandosi che l’uomo venisse arrestato”. Low ha spiegato che, ad anni di distanza, Camilla avrebbe deciso di impegnarsi per difendere chi ha subito violenza. “Ha un interesse molto profondo e sincero per questo problema”, ha rivelato il giornalista, spiegando come quell’esperienza abbia influito sulla sensibilità di Camilla nei confronti di questi temi.
L’impegno di Camilla contro la violenza sulle donne
Non a caso è sostenitrice dell’organizzazione benefica SafeLives, inoltre nel corso degli anni ha visitato numerosi centri d’accoglienza per donne vittime di violenza in giro per il mondo e nel Regno Unito. Nel 2012 aveva organizzato a Clarence House un ricevimento per raccogliere fondi a favore delle organizzazioni che si occupano di aiutare le donne vittime di violenza sessuale. Nel 2016, nel corso di un tour nei Balcani, aveva incontrato alcune donne che avevano subito violenze durante il conflitto del Kosovo. Un impegno importante che l’aveva portata a visitare centri anti-violenza anche negli Stati Uniti e in India.
“Attraverso il mio lavoro – aveva raccontato qualche tempo fa in un discorso pubblico -, ho parlato con molte donne che hanno vissuto con controllo coercitivo e violenza domestica e, per fortuna, ne sono uscite vincitrici, non vittime. Sono tra le persone più coraggiose che abbia mai incontrato. Le loro storie sono strazianti e hanno ridotto in lacrime anche i più duri tra i loro ascoltatori. Ecco perché è così importante che queste sopravvissute non provino più alcuna vergogna o senso di colpa”.