Spleen: la malinconia di Baudelaire che ogni tanto colpisce anche noi

Cos'è quel senso di oppressione che a volte ci colpisce, magari senza una ragione precisa, e che non riusciamo a scacciare via?

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Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Esiste una malinconia che ci prende dentro, che sentiamo serpeggiare silenziosa nel petto e che può anche trasformarsi, a volte, in noia e insofferenza. Un peso, insomma, difficile da spiegare ma che arriva e si sedimenta tra i pensieri, avviluppando tutto il resto.

È lo spleen, uno stato d’animo che raccontava Charles Baudelaire nell’omonimo componimento che si trova nella prima delle sei sezioni che compongono I fiori del male, una poesia le cui parole riescono a trasmettere quella sensazione in maniera vivida e reale. E in cui noi ci possiamo riflettere per trovare un senso in quella malinconia che ogni tanto colpisce anche noi.

Spleen, quel senso di malinconia che Baudelaire ha descritto così bene

Ci sono quelle giornate in cui, anche senza un perché, il cuore sembra più pesante, la mente è grigia, come un cielo plumbeo e ricoperto di nuvole minacciose, e i pensieri positivi sembrano non esistere. Sono quelle giornate in cui una sottile malinconia prende piede diventando quasi una prigione, lasciando il posto alla tristezza a un senso di malessere profondo.

La racconta Baudelaire in Spleen e ci possiamo ritrovare anche noi. Perché succede, e impararla a riconoscere è un passo importante per guardare alle nostre emozioni e imparare a osservarle senza esserne totalmente schiavi.

“E lunghi funerali, senza tamburi né musica, sfilano lentamente nella mia anima; vinta, la Speranza piange; e l’atroce Angoscia, dispotica, pianta sul mio cranio chinato il suo vessillo nero”.

Così scriveva il poeta e così ci sentiamo anche noi a volte: senza speranza, vinti da quell’angoscia che si è diffusa dentro. A camminare per un mondo che forse non ci comprende pienamente e che non riusciamo a cambiare.

Spleen, come affrontare la tristezza

Spleen è un termine inglese che deriva dal greco e che viene associato a questo stato di tristezza, ma la sua traduzione letterale è “milza”. L’associazione tra l’organo e l’emozione deriva dal fatto che, secondo la medicina greca degli umori, sarebbe proprio la bile nera della milza a suscitare questo senso di oppressione.

Una sensazione che possiamo provare anche noi e che si traduce con una profonda tristezza che sembra non andare più via, come se fosse stata tolta tutta la luce e la gioia dal mondo. Bisogna fuggire da questa sensazione? No, bisogna viverla, capirla, conoscerla e accettarla. Affrontarla. Senza esserne schiavi, però, piuttosto cercando di comprendere i motivi di questa emozione.

E se la malinconia ci coglie spesso è bene parlarne, magari con un professionista, perché potrebbe essere qualcosa di più profondo e su cui è necessario lavorare.

A volte è un sentimento transitorio, a cui nemmeno si riesce a dare un nome, altre volte è più radicato e contorto. Ma è bene saperlo: anche la malinconia di Baudelaire passa. Il come dipende molto da noi. Può bastare un’uscita con le amiche più care, una chiacchierata cuore a cuore, un libro appassionante e divertente oppure un film o una serie tv.

Altre volte però lo spleen resta lì, incastrato tra cuore e mente, a calare un senso di oppressione sulla nostra vita. E allora, se non è un sentimento transitorio, chiedere aiuto è la cosa più saggia che possiamo fare.