Sindrome del salvatore: perché dovresti smettere di aiutare gli altri

Sentire il bisogno di “salvare” il prossimo può farci del male. È importante stabilire confini sani, riconoscendo che ognuno è responsabile della propria felicità

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Hai mai provato il desiderio irrefrenabile di aiutare qualcuno, a qualsiasi costo? Se la risposta è sì, potresti essere affetto dalla “sindrome del salvatore”.

Aiutare gli altri è un atto importante e universalmente apprezzato. Quando tendiamo una mano a chi ne ha bisogno, dimostriamo compassione, empatia e solidarietà, contribuendo così a creare legami più forti e significativi.

L’aiuto reciproco può regalare una profonda soddisfazione personale e una gioia indescrivibile nel contribuire a fare la differenza nella vita degli altri.

Ma sei davvero sicura che sia sempre la scelta giusta? Sentire l’impulso costante di aiutare gli altri, spesso a discapito delle proprie necessità e del proprio benessere, può generare relazioni disfunzionali e sbilanciate.

La sindrome del salvatore: quando l’altruismo diventa una trappola

La sindrome del salvatore, o sindrome della crocerossina, è un termine utilizzato per descrivere il fenomeno per cui sentiamo il bisogno compulsivo di aiutare il prossimo, spesso mettendo da parte le nostre necessità.

Una delle principali cause è il lato narcisista della persona coinvolta. Anche se i salvatori sono sinceramente preoccupati per chi li circonda, spesso non si rendono conto dell’aspetto egocentrico nascosto dietro le loro buone intenzioni. In altre parole, aiutano gli altri per salvare sé stessi.

Un altro aspetto significativo da considerare è il desiderio di controllo. Soccorrere chi è in difficoltà può rappresentare un modo efficace per affrontare l’insicurezza o l’ansia, offrendo una sensazione di maggiore sicurezza e stabilità.

È fondamentale sottolineare come una bassa autostima e la paura di non essere accettati o amati possano svolgere un ruolo di grande importanza. Chi soffre di questa sindrome percepisce il proprio valore come dipendente dall’approvazione degli altri e dal proprio impegno nel prendersi cura di loro.

Questa percezione può rendere una persona estremamente vulnerabile, causando una spirale di desideri non appagati, impulsi non riconosciuti e confini personali confusi. La sindrome del salvatore può portare a dinamiche di dipendenza affettiva in cui ci si annulla per far emergere l’altro, creando un triste circolo vizioso in cui ci si sente sempre più invisibili e sottovalutati.

Questo approccio può essere influenzato da molteplici fattori, come esperienze negative vissute, traumi passati e una profonda paura di essere abbandonati.

Come liberarti della sindrome del salvatore

Il primo passo è comprendere che le persone non devono amarci per l’aiuto che offriamo, ma per chi siamo veramente. Non per il nostro ruolo di “supereroi”, ma per la nostra unicità.

In un secondo momento, è fondamentale imparare a confrontarci con noi stessi. Questo richiede un’onestà profonda e la volontà di affrontare le nostre qualità così come i nostri limiti, comprendendo che entrambi sono parti importanti di ciò che siamo.

La chiave è trovare un equilibrio tra l’amore che dedichiamo agli altri e le attenzioni che riserviamo alle nostre esigenze. È importante stabilire confini chiari per capire quando è il momento di fare un passo indietro e concentrarci solo sulle nostre priorità, proteggendo così il nostro benessere mentale ed emotivo.

E ricordando che, non importa quante volte riceviamo l’approvazione degli altri, se non siamo capaci di approvare noi stessi, non saremo mai veramente felici.