Perché una relazione con una personalità evitante o narcisistica risulta difficile

Le persone che la psicopatologia definisce personalità evitanti o narcisistiche, sono spesso caratterizzate da disagi nella coppia

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Pierluca Nicolò

Psicologo, Psicoterapeuta e Professore di Psicoterapia Analitica

Psicologo psicoterapeuta e professore a indirizzo analitico archetipico, opera come psicoterapeuta in varie città del centro Italia e online. Autore di vari articoli e libri in ambito psicologico, è anche docente di materie psicologiche.

Pubblicato: 5 Giugno 2024 13:17

Esistono persone destinate a cambiare la nostra vita. Alcuni la stravolgono ma la rendono migliore grazie alla loro sola presenza. Altri, invece, la rendono complicata quotidianamente. E sappiamo bene che un rapporto, di qualsiasi entità esso sia, non dovrebbe mai affondare le sue radici nelle sofferenze.

Perché, soprattutto quando parliamo di relazione di coppia, i compagni dovrebbero scegliersi costantemente a vicenda per rendere il rapporto entusiasmante e gioioso e soprattutto stabile. Con questo articolo non vogliamo alimentare una “caccia alle streghe” o dare degli strumenti di letteratura per accusare il partner di “non comportarsi bene”. Semplicemente informare e dare strumenti di conoscenza di sé utili per il benessere psicologico puntando sulle risorse personali, per cambiare eventualmente sé stessi e non gli altri.

Le persone che complicano la nostra vita

Ci capitano nel nostro cammino delle persone che non rendono migliori i nostri giorni, ma comunque ne siamo legati e dipendenti, perché forse ci permettono di mettere in scena un dramma che ha ispirato i poeti e gli scrittori di tutti i tempi: l’amore instabile, quello non corrisposto, quello incostante, che attiva una tensione costante come se in ogni giorno si stesse sul filo del rasoio! Ma è fondamentale riconoscerle lavorando su sé stessi, sta a noi evitare di intrappolarci in quelle situazioni portate avanti solo dall’esasperante speranza che un giorno tutto questo cambierà.

Inseguendo il mito del cambiamento non facciamo altro che proiettare nell’altro una nostra esigenza, quella di cominciare a metterci in discussione e comprendere al meglio le persone che abbiamo di fronte e scegliere chi merita di stare nella nostra vita. Era parere di Jung ed è un motto di tutti gli analisti, che poco vale sapere dove “sbaglia” l’altro, essendo l’altro la rappresentazione simbolica del “mondo” oggettivo che rimane tale e incontrollabile, ma interessante, cioè l’unico motivo di interesse psicologico e di cambiamento, diventa sapere dove si cade in errore noi stessi, perché solo lì possiamo fare qualcosa di concreto! (Jung, 1976).

La personalità evitante e narcisistica

Ecco perché dovremmo rapportarci in modo consapevole con chi ha una sofferenza pervasiva che si manifesta in atteggiamenti e comportamenti affettivi poco funzionali a una sana relazione di coppia, in questo caso quegli individui che la psicopatologia definisce personalità evitante e personalità narcisistica di tipo covert.

È bene precisare che il termine “personalità con comportamento evitante” o “con comportamento narcisista covert” non fa riferimento solo a persone che ci rifuggono o svalutanti. Si tratta di categorie di disturbi di personalità classificati nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).

Quindi nessuno è in grado di diagnosticare tali caratteristiche di personalità se non gli addetti ai lavori quindi si sconsiglia caldamente di fare diagnosi a chi non ha le competenze tecniche! Piuttosto si consiglia in questa sede, di proporre con estrema delicatezza al partner che mostra dei disagi simili di contattare un professionista psicoterapeuta per lavorare sulle proprie caratteristiche che rendono sofferente sé stesso e il rapporto!

In questa sede intendo parlare di tendenze psicologiche o modi di essere evitando il più possibile classificazioni o etichette semplicistiche, così come è previsto dal modello analitico archetipico ad esempio di Jung e Hillman, perché la complessità dell’anima non può essere spiegata da rapide nomenclature che dimenticano e spesso fanno dimenticare agli operatori l’elemento fondamentale su cui stiamo lavorando ovvero il fattore umano.

Dunque perché associare tali diagnosi? Perché alcuni studi dimostrano avere degli aspetti relazionali comuni (Dickinson e Pincus, 2003) ovvero la timidezza, sensibilità al rifiuto personale, disgusto di sé per esempio.

Le caratteristiche delle personalità evitanti

Secondo Zimmerman (2005, 2018) nelle personalità evitanti sono evidenti modi fare e di essere rigidi e disadattivi, si sentono costantemente a disagio, con sé stesse e con il mondo, evitano tutte quelle situazioni in cui si teme di essere valutati negativamente. Si dichiarano incapaci di amare in modo simile alla personalità narcisista covert, di condividere e di vivere una relazione in condivisione dei sentimenti per non sentirsi giudicati.

È forte, in loro, il timore del rifiuto e dell’approvazione e veicolano tutto questo materiale sofferente che gli appartiene anche sul partner. La prevalenza segnalata di disturbo evitante di personalità negli Stati Uniti varia, ma la prevalenza stimata è di circa il 2,1% con una maggiore incidenza delle donne sugli uomini. Sono molto sensibili a qualsiasi critica, disapprovazione o scherno perché si sentono di essere criticati o rifiutati dagli altri.

Sono ipervigili per ravvisare nei loro confronti reazioni di giudizio negativo che confermerebbero le loro insicurezze, aspetto anche questo in comune con la personalità narcisista covert. Ma Weiss e Huppert (2022) hanno dimostrato differenze nella risposta quando vengono elogiati: in una situazione neutra entrambi si sentono svalutati e con poco valore, ma gli evitanti tendono a sentirsi gratificati in caso di rinforzo sociale, mentre i narcisisti tendono a sentirsi ancora più svalutati, perché l’elogio non è grandioso ma moderato.

A livello archetipico in accordo con l’ipotesi dell’inconscio collettivo, possiamo associare la figura mitologica di Efesto alla personalità evitante: nasce per partenogenesi da Era, regina degli dei, che vedendolo deforme lo butta giù dall’Olimpo e cade nel vulcano, di cui poi diventa il dio fabbro! In sposa gli viene data l’inarrivabile Afrodite, per cui per essere amato produce straordinari gioielli senza mai sentirsi degno del suo amore!

Da un punto di vista simbolico questa figura del mito incarna quegli aspetti di rifiuto, derisione e inadeguatezza percepita da personalità evitanti infatti non riescono a vedere bellezza in sé perché troppo dipendono dal giudizio esterno senza riuscire a puntare sul proprio valore psicologico, che sta nel profondo dell’anima.

Il narcisismo

Il narcisismo sarebbe un eccesso di Narciso, che è anche lui una figura del mito. In una delle varianti si narra che questo giovane fosse bellissimo e che non riteneva nessuno degno del suo amore. Fin quando si specchiò in un laghetto e vedendo la sua immagine riflessa se ne innamorò perdutamente, e per abbracciare quell’immagine di sé troverà la morte per annegamento.

In termini di metafora psichica Narciso ha necessità di specchiarsi con il suo mondo interno per riconoscersi e imparare ad amarsi per quello che è, nelle sue inconcludenze e nel suo lato inferiore comune a tutti gli individui. Amando questi aspetti di sé di conseguenza sarà capace di amare anche gli altri. Attenzione, essendo queste figure presenti in tutti noi come archetipi, le tendenze verso questi nuclei appartengono universalmente a tutti gli individui non solo a chi viene diagnosticata tale condizione patologica!

Rivolgiamo quindi le attenzioni su chi si trova ad avere una relazione con individui che presentano in modo pervasivo tendenze psicologiche dei tipi descritti. Sarebbe facile intuire le motivazioni per cui una relazione di questo tipo rende costantemente infelici. Ma è chiaro che il partner può fare ben poco di fronte a queste sofferenze che possono essere mitigate soltanto lavorando in psicoterapia.

Nessuno è in grado con l’amore o l’affetto di creare cambiamento in modalità così pervasive, né tantomeno serve annullarsi per attivare una missione salvifica che non renderà alcun beneficio alla coppia! Il rischio da evitare sarebbe quello di imprigionarsi in una relazione “tossica, dovuta ai limiti di entrambi, che difficilmente con tali premesse può essere proficua; anche chi non riconosce nel partner eccessi psicologici o comportamentali ha necessità di guardarsi dentro e lavorare terapeuticamente su di sé!

Fonti bibliografiche:

  • Bolen, J. S., Gli dei dentro l’uomo, Astrolabio, Roma, 1994.
  • Dickinson, K. A., Pincus, A. L., 2003, Interpersonal analysis of grandiose and vulnerable narcissism, in Journal of Personality Disorders, 17, 188–207. DOI: 10.1521/pedi.17.3.188.22146.
  • Jung, C. G., 1976, Aion, ricerche sul simbolismo del Sé, Boringhieri, Torino, 1982, p. 253.
  • Telfner, U., Gli amori briciola, Magi, Roma, 2013.
  • Weiss, M., Huppert, J. D., 2022, Shy, but why? Vulnerable narcissism and avoidant personality in terms of explicit and implicit interpretation bias and social acceptance, in Current Psychology, DOI: 10.1007/s12144-022-03250-4.
  • Zimmerman, M., Epidemiology of personality disorders, in Handbook of Personality Disorders: Theory, Research, and Treatment. II ed., WJ Livesley, R Larstone, The Guilford Press, New York, 2018, pp. 173-196.
  • Zimmerman, M., Rothschild, L., Chelminski, I., 2005, The prevalence of DSM-IV personality disorders in psychiatric outpatients, Am J Psychiatry, 162:1911-1918.