Oggettificazione della donna: un destino da cambiare

Esistono solo due generi sessuali: i primi, quelli che agiscono, sono attivi, e le seconde, che possono solo subire passivamente. Le seconde siamo noi donne

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 15 Maggio 2021 13:38

Il corpo non è una cosa perché non è un oggetto. Non si può tenere in mano, non si può possedere, anche se nella fantasia degli uomini questo pensiero sfiora la mente più volte al giorno. Ma il corpo non è un dono che può essere offerto in regalo, né tantomeno può essere brutalmente preteso o requisito.

Eppure l’oggettivazione del corpo fa parte della nostra cultura e a farne le spese sono soprattutto le donne. Uomini e ragazzi devono capirlo perché i comportamenti e gli atteggiamenti che riducono le donne a mero oggetto non possono più essere giustificati. Perché sono loro i colpevoli di molteplici traumi ai danni dell’universo femminile.

Oggettificazione del corpo

Con il termine oggettificazione del corpo ci riferiamo a quel fenomeno che vede l’essere umano svuotato della sua soggettività e viene dunque visto come qualcosa di materiale: un corpo da guardare, utilizzare e possedere per soddisfare impulsi e desideri sessuali.

Nell’aprile del 2020 l’influencer Sofia Viscardi è comparsa in un video dove alcuni ragazzi mettevano in rassegna i corpi di diverse donne, al fine di valutare i diversi gradi di eroticità delle stesse. Un gioco goliardico, come è stato definito, che però altro non era che uno spazio per oggettificare il corpo femminile, ancora e ancora. Eppure qualcuno ha pensato che fosse strano che l’influencer non si fosse sentita lusingata per essere stata inclusa nella lista.

Il fatto che questo episodio sia venuto alla luce ha avuto, ovviamente, la sua risonanza mediatica, ma senza stupirci poi molto. Basta entrare in una chat whatsapp di soli uomini per rendersi conto che lo scambio di fotografie e immagini di donne nude – utilizzate per goliardia e divertimento – è al centro della maggior parte delle conversazioni.

Numeri e teorie

I mass media utilizzano il corpo delle donne per fare pubblicità. Basta fare un po’ di zapping in tv o navigare in rete per rendersi conto che il numero delle donne rappresentate in maniera sensuale ed erotica è di gran lunga maggiore rispetto alla controparte maschile.

Hollaback! in collaborazione con la Cornell University ha diffuso i dati di un sondaggio sul catcalling: l’84% delle donne ha intervistate – che sono state 16.600 – ha raccontato di aver subìto molestie in strada prima dei 17 anni. Secondo i dati pubblicati dal Global Slavery Index nel 2018, le vittime di tratta a livello globale sono principalmente donna e bambine, con una percentuale del 72%.

Le statistiche non fanno altro che confermare il grande problema culturale che risiede nelle radici della società patriarcale, lo stesso che ha plasmato il pensiero occidentale e quel retaggio culturale che persiste e insiste ancora oggi. A fare da eco a queste convinzioni ci sono gli scritti e le teorie dei più grandi pensatori di sempre.

Aristotele scriveva che “Il maschio è portatore del principio del mutamento e della generazione e la femmina di quello della materia”, riducendo, quindi la donna a elemento passivo. Nella letteratura cavalleresca la donna è solo l’oggetto del desiderio, nelle favole, invece, diventa la principessa (=strumento) che serve a trasformare l’uomo in eroe.

Anche Freud ha dato il suo contributo – che in questo caso non riteniamo prezioso – affermando che la sessualità femminile avesse bisogno di un uomo per ritenersi completa.

La donne-oggetto che provocano piacere

La donna, trattata come oggetto, soddisfa la vista degli uomini e in loro crea piacere. I mass media lo sanno, così hanno sfruttato questa immagine nella comunicazione visiva, nel giornalismo e nella televisione. E lo sanno pure quelli che si indignano del fatto che una donna non accetti fischi e complimenti per strada che non fanno che scivolare nei soliti luoghi comuni: la donna in funzione dell’uomo, la donna oggetto della sessualità, la donna emblema della passività.

Un’impostazione culturale, questa, che continua a perpetrare attraverso gli strumenti patriarcali. Così radicata e complessa da risultare quasi impossibile da scardinare.

La soggettività femminile, sostenuta dalle femministe, diventa quasi un sogno utopico. L’oggettificazione delle donne è così radicata che ha cambiato tutto: ha trasformato le donne in angeli del focolare, relegate all’ambiente domestico, non riconosciute per ricoprire determinati ruoli. No, le donne devono solo essere guardate, utilizzate per i propri scopi e giudicate per il loro aspetto estetico.

Anche gli uomini possono diventare degli oggetti, è vero. Eppure numeri, teorie e fatti storici ci confermano che la realtà va soprattutto a discapito dell’esperienza femminile.

La società del potere

Così eccolo il potere che hanno gli uomini sul corpo delle donne. Loro che lo desiderano, lo bramano e a volte senza chiedere lo prendono. E le loro azioni sono banalizzate e spesso giustificate dal fatto che quel corpo era troppo provocante, o sexy, per non considerarlo come un oggetto.

Ed eccola lì, che affiora, la convinzione che gli uomini vogliono solo sesso – e sono orgogliosi di essere considerati dei donnaioli – e le donne sono il sesso. Perché gli uomini scopano le donne, e le donne si fanno scopare. Perché persino nei casi di abusi è la donna che è stata violentata, e non l’uomo che ha perpetrato una violenza.

Questo sapete cosa vuol dire vero? Non fa che rafforzare la cultura dello stupro, quella che normalizza le violenze subite dalle donne, quella che ha legittimato in qualche modo l’utilizzo della forza nel corteggiamento, perché uno è l’uomo e l’altro è solo la donna. Così questa idea di possedimento, sessualmente e non, dà vita agli stupri, alle molestie, al revenge porn, al catcalling e ai femminicidi.

Si tratta di una disumanizzante visione dell’umanità, nella quale esistono due generi sessuali: i primi, quelli che agiscono, sono attivi, e le seconde che possono solo subire passivamente. Loro sono le puttane. E se non lo sono “se la tirano” o sono strane. Siamo strane, siamo frigide.

Lo dicono quelli che commentano i forum e si lamentano del fatto che le donne non si concedono. Come osano non assolvere quel ruolo di merce di scambio che la società gli ha cucito addosso? Perché è inutile far finta che ancora oggi, troppi uomini, vedono ancora il corpo delle donne come un oggetto funzionale ai propri bisogni e alle proprie esigenze. Perché sono nati per quello, per “Profanare la sublime leggiadria femminile attraverso alle sue oscene parti celate”, come affermò Georges Bataille.

Perché è necessario farlo affinché ella stessa possa sentirsi completa e utile alla sua stessa esistenza su questo mondo. Perché anche Freud ci ha insegnato che la pulsione ha una meta, una soddisfazione e una fonte, l’organo genitale. Un oggetto, attraverso il quale viene raggiunta la soddisfazione.