Imparare a lasciare andare chi non cammina insieme a te

Camminare al fianco di qualcuno è sempre bellissimo. Ma non possiamo farlo con chi ha rallentato il passo o con chi va troppo veloce

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Lo immagino un po’ così l’amore, come una meravigliosa passeggiata condivisa che non conosce fatica o distanze, obblighi o impedimenti. Un viaggio che le persone scelgono di affrontare guidate dal cuore, e da nient’altro, per raggiungere una comune destinazione.

In questa passeggiata non ci sono divieti, strade dritte o percorsi già stabiliti. Ogni tanto si inciampa, ma questo è normale, ma ci si rialza sempre con la convinzione che quell’ennesimo passo non fa che avvicinarci un po’ di più alla meta finale. E quanto è bello farlo quando dall’altra parte qualcuno ci tende la mano.

Nessuno trascina l’altro e nessuno resta ad aspettare. La passeggiata ideale dell’amore è quella che vede due persone camminare sulla stessa strada, fianco a fianco, allo stesso passo. Come due treni che corrono su binari paralleli e che devono raggiungere la destinazione allo stesso orario. Ecco, me lo immagino così l’amore.

Ogni tanto ci si ferma per prendere fiato, per rispettare i tempi dell’altro, per ascoltare le insicurezze e le paure che si palesano durante ogni viaggio. A volte lo si fa per scambiarsi quelle promesse che profumano d’amore e che ci ricordano i motivi che ci hanno spinto ad affrontare quell’avventura. Altre volte ci si prende per mano per darsi coraggio o per frugare tutti quei dubbi che si manifestano quando il sentiero si fa impervio e ostile.

Ecco cos’è l’amore, un viaggio da dividere e condividere. Un’avventura che non impone niente, ma che si sceglie giorno dopo giorno a ogni passo fatto e a ogni chilometro percorso.

Succede, però, che anche i più esperti camminatori, a un certo punto, non riescono più a stare al passo con l’altro. A volte sono così distratti da tutto ciò che li circonda che inevitabilmente restano indietro, abbagliati da una luce che non possono fare a meno di seguire. Altre volte, invece, tanta è la fretta di raggiungere la destinazione che quella passeggiata si trasforma in una corsa che divora il terreno e che non tiene conto di tutto ciò che c’è intorno.

E quando qualcuno accelera o rallenta, viene meno a quel tacito patto d’amore che era stato fatto all’inizio del viaggio, quello di percorrere la strada insieme alla stessa velocità.

È capitato a tutti di restare a guardare quella persona che si allontanava, sempre un po’ di più, da noi. Diventava un puntino piccolo piccolo da osservare, e che ci costringeva a fare i conti con quella solitudine inaspettata. Lo abbiamo aspettato, convincendoci che l’amore è anche questo, mettendo in pausa tutti i piani futuri, quelli personali e quelli condivisi. Oppure lo abbiamo raggiunto, aumentando il passo, il sudore e la fatica, e lasciando indietro tutte le cose che potevano essere e che non sono state.

Ma sia rallentando che correndo, abbiamo perso qualcosa di molto importante. Abbiamo rinunciato a quella che era la missione del viaggio stesso, quella di restare al fianco dell’altro. Né un passo indietro, né un passo avanti.

E che senso ha, allora, continuare ad affrontare un viaggio che ha perso la sua essenza? Un percorso che, al contrario di tutti i presupposti iniziali, ora richiede sacrifici, fatica e perdita. Un viaggio che ha bisogno di essere trascinato, spinto, rincorso.

Ecco, se dovessi immaginare un viaggio così, direi che questo non ha nulla a che fare con l’amore. Direi che per quando straordinario, intenso e bellissimo questo sia stato, a un certo punto dobbiamo proseguire da soli. Dobbiamo lasciare chi ha rallentato il passo o chi ha scelto di andare troppo veloce.