Chi lo ha detto che si può essere amici solo tra coetanei? Non è così, perché la differenza d’età in amicizia non conta nulla. Se mai può essere considerata una ricchezza dalla quale attingere e che fa anche bene ai rapporti, alla salute, al benessere in generale.
L’age gap, la differenza d’età, in amicizia potrebbe non notarsi neppure, ma dare modo a chi vive questo legame di confrontarsi, capirsi, restare connesso con i cambiamenti del mondo, ma non perdere le ricchezze di chi, su certi percorsi di vita, ci è già passato.
Una ricchezza che va custodita, mettendo da parte gli stereotipi che ancora esistono sull’età, e abbracciando le unicità di ogni individuo, comprese quelle che nascono con il passare del tempo.
L’amicizia non ha età e ci arricchisce
La differenza di età non conta nulla se le persone all’interno del rapporto hanno interesse a trascorrere del tempo assieme. Questo vale in amore (basti pensare ai 24 anni di età che separano il presidente francese Emmanuel Macron e la moglie Brigitte) e in amicizia. Anzi, in tal senso diversi studi hanno dimostrato quanto i legami, tra persone che stanno vivendo momenti diversi della propria vita, possano fare bene.
Mettendo per un attimo da parte ciò che dice la scienza, però, è naturale pensare che l’age gap in amicizia possa essere una ricchezza da cui trarre benefici. Per chi è più adulto è un aiuto a rimanere connesso più facilmente con i cambiamenti, ad avere maggiori stimoli, a osservare il mondo e la sua evoluzione con gli strumenti giusti. Per chi è più giovane il confronto è arricchente, perché si possono carpire sapienza e conoscenza da chi “ci è già passato”.
La differenza di età, quindi, non dovrebbe far paura ma essere considerata unicamente un punto dal quale partire per trarre giovamento, per rimanere attivi, per ricevere i consigli giusti.
Gli studi sui vantaggi dell’age gap nei rapporti di amicizia
Non solo logica, però, infatti ci vengono in aiuto anche gli studi che hanno evidenziato tutti i vantaggi dell’age gap nei rapporti di amicizia, da qualsiasi parte essi si guardino.
Uno studio, ad esempio, ha evidenziato la differenza tra i bambini che hanno avuto accanto un mentore e chi non ha avuto questa possibilità: negli stati Uniti vi è Big Brothers Big Sisters of America, un’associazione che si occupa di abbinare adulti e bambini. Negli anni Ottanta gestiva 70mila bambini, 30mila erano in lista d’attesa. Di questi ne erano stati scelti mille, a metà dei quali è stato assegnato un mentore. Le differenze con l’altra metà, osservate nel corso di un anno e mezzo, hanno fatto emergere l’importanza di un confronto con gli adulti per i più giovani.
Di uguale importanza i risultati di un altro studio che va avanti dal 1938 e che monitora un gruppo di uomini, da questi emerge l’importante collegamento tra benessere, l’età che avanza e le relazioni. Comprese quelle che vedono interagire persone appartenenti a generazioni diverse.
Legami di affetto, di amicizia, ma anche volontariato sono positivi da entrambe le parti. Lo dicono gli studi, certo, ma lo dice anche il buon senso e il pensiero di quanto possa essere arricchente e prezioso uno scambio che abbraccia generazioni, pensieri, vite diverse. Perché in fondo l’amicizia non si basa sui numeri, ma sulle affinità, sulla voglia di stare insieme, sull’affetto e sul trovare nell’altra persona qualcuno di speciale.