#SegretiDelCuore

Credo che non vorrò mai diventare madre

Non tutte le donne sentono la pulsione irrefrenabile di fare un figlio. Alcune non lo desiderano affatto, altre ci pensano troppo tardi. Sono scelte, e storie di vita, che non andrebbero mai giudicate, ma accolte e accettate. Innanzitutto da chi le compie

Marina Mannino

Giornalista

Ho 23 anni, studio architettura, ho un ragazzo. L’altro giorno lui mi ha detto che sarebbe felicissimo di mettere su famiglia con me. Io però proprio non mi ci vedo come mamma. Guardo i bambini e non provo niente, né tenerezza né istinto materno. Sono spaventata dai cambiamenti del corpo e rifiuto l’idea dei dolori del parto. Io non voglio stare male né rinunciare a occasioni professionali più gratificanti di un figlio che mi costringerebbe a scelte limitanti. Le amiche dicono che sono egoista e arida, perché l’amore di un figlio vince su tutto. Cosa ho che non va, dato che non credo di voler diventare madre?

Giulia

Vogliamo fare un bambino per istinto naturale, visto che l’imperativo biologico di ogni essere vivente, dal leone allo scarabeo stercorario, è la prosecuzione della specie. Ma lo vogliamo innanzitutto per un sincero bisogno di famiglia, perché l’uomo che amiamo sia il padre dei nostri figli. Ma possiamo anche volerlo senza desiderarlo davvero, perché siamo coinvolte della pressione sociale che ci spinge a uniformarci alla scelta più ovvia per una donna, diventare madre. E poi c’è il timore di pentirsi: mentre l’orologio biologico avanza, non avere figli diventa sempre più una colpa, una mancanza, una scelta scellerata che rimpiangeremo a vita, che ci condanna a vivere sole, senza quell’amore totalizzante e meraviglioso di cui tutti parlano.

Decidere per se stesse

La grandissima scienziata astrofisica Margherita Hack, scomparsa nel 2013, una vita dedicata alle stelle e all’insegnamento, ha detto: “Ho sempre pensato, con il mio compagno, che non volevamo figlioli. Non ero portata, mi sono sempre piaciuti più gli animali che i bambini… l’eredità si può lasciare anche agli allievi”. La Hack è solo una delle tante donne che hanno scelto di non essere madri nel senso biologico del termine. È una forma di autodeterminazione, coraggiosa e risoluta, che può portare a scontrarsi con il sentire comune: infatti, se non si possono avere figli si riceve subito solidarietà e comprensione, se invece non se ne vogliono, si viene giudicate con sospetto. Perché non è “normale”, non è “morale”, non è “naturale” evitare di procreare. E chi lo fa è una donna strana, anomala, poco femmina.

Scegliere di essere childfree

Facciamo una cosa: buttiamo via tutto ciò che è giudizio, preconcetto, luogo comune sulle donne senza figli e ricominciamo dalla nostra scelta. Che, in quanto scelta personale e meditata, merita di essere rispettata come qualsiasi altra decisione che non leda l’integrità altrui o non provochi danni. Essere childless o childfree (come dicono gli anglosassoni) è una condizione che va vissuta senza sensi di colpa: la maternità andrebbe considerata una libera scelta e non qualcosa di dovuto, di obbligato. Purtroppo, a stigmatizzare le donne che non vogliono figli sono, per prime, proprio le altre donne, che spesso compatiscono le childless, come pure sospettano del loro equilibrio interiore e del loro orientamento sessuale.

Non addossarsi difetti inesistenti

Eppure, se un progetto di vita non prevede la presenza di un figlio, andrebbe rispettato, a partire dalla donna che lo formula. Se le sue attenzioni sono focalizzate altrove (il lavoro, lo studio, la ricerca, la crescita personale, la recitazione, la coltivazione di orchidee, la cura degli animali o semplicemente l’assenza del desiderio di maternità) lei dovrebbe essere libera di perseguirle: questa è autodeterminazione e autonomia. Non dovrebbe mai convincersi di essere egoista, insensibile, arida e “non-femmina” come gran parte di ciò che sente intorno a lei, sussurrato, ipotizzato o detto a chiare lettere. Questo dovrebbe valere sia per chi ha scelto di non essere madre ma anche per chi non ha figli perché “si è decisa troppo tardi” o “non sono venuti”.

Si può essere “madri” in mille modi

La scelta di non essere madre non significa scegliere di non essere donna. Si è femmine al 100% anche senza figli, perché la potenza creativa femminile si può manifestare in un milione di modi: se  essere  “madre” significa anche trasmettere valori e insegnamenti con passione e dedizione, lo si può essere di un progetto, di un’idea, di un’associazione, di una scuola, di un sogno personale che diventa collettivo. L’importante è che ogni cosa che si fa, la si voglia davvero, sinceramente, senza sentirsi spinte da pressioni esterne.

Viviamo in un mondo difficile

Ammettiamo poi che le circostanze sociali non concorrono alla scelta di essere madri: il carico di responsabilità della donna, il lavoro incerto, il carovita, la fatica, l’impossibilità di fare carriera, il poco o nullo spazio per se stesse sono tutti fattori che remano contro la genitorialità. Inoltre, specialmente nelle donne più giovani, elementi inquietanti come il riscaldamento globale, la deforestazione, l’inquinamento e soprattutto le crescenti minacce di guerra totale non favoriscono di certo un progetto di maternità.

Sentirsi rispettate (e non giudicate)

Al di là delle motivazioni, il nocciolo della questione è che la scelta di non procreare va rispettata. Chi la vive non deve sentirsi colpevole di tradimento dell’umanità e delle aspettative collettive, ma fiera di sostenere la sua libertà di decidere per sé stessa. Poi la vita può cambiare le carte in tavola a modo suo, e capita che chi voleva dei bambini scopra che ne può fare benissimo a meno, mentre chi non sentiva il bisogno di maternità si ritrova a coccolare un bambino in cui si rivede. Ma non c’è giusto o sbagliato, naturale o innaturale: avere figli o non averli è una scelta di vita che andrebbe accettata e non giudicata.