La legislazione italiana prevede obblighi ben precisi per quanto riguarda i documenti dei nostri animali da compagnia: microchip ed iscrizione all’anagrafe nazionale sono obbligatori per tutti i cani, mentre per i gatti ci sono alcune eccezioni; il passaporto è invece obbligatorio per ogni animale in uscita dal nostro Paese. Scopriamo insieme nel dettaglio cosa dice la legge.
Indice
Microchip
Il microchip è un piccolo dispositivo elettronico che può essere iniettato sotto la cute dei cani solamente dai veterinari. Di forma cilindrica e di circa 8/10 millimetri di lunghezza e 1/2 millimetri di diametro, è rivestito in materiale biocompatibile. Per essere regolare, deve essere conforme alla norma ISO (International Standards Organization) 11784 e all’Allegato A della norma ISO 11785.
Quando si mette
In Italia l’inserimento del microchip è diventato obbligatorio dal 3 luglio 2011 in tutti i cani presenti sul territorio, entro 30 giorni dalla nascita o entro 15 dal momento in cui il proprietario ne viene in possesso (in ogni caso prima di un’eventuale cessione).
L’iscrizione anagrafica può essere effettuata recandosi presso strutture veterinarie private accreditate da ATS oppure presso un distretto veterinario. Dopo aver applicato il microchip identificativo, l’animale viene registrato (a partire dal 3 maggio 2023) nel sistema Anagrafe Nazionale Animali d’Affezione. Da quel momento, tramite un apposito lettore sarà sempre possibile risalire al proprietario del cane e al luogo dove abita.
Per la mancata iscrizione è prevista una sanzione amministrativa e che ci sono tempistiche da rispettare nel caso di segnalazione di variazioni: le comunicazioni devono avvenire entro 15 giorni nel caso di trasferimento ed entro 7 in quello di smarrimento.
La procedura differisce leggermente se si deve fare un passaggio di proprietà di un cane: in tale situazione è necessario presentarsi con l’animale, con un apposito modulo (compilato e firmato sia dal proprietario cedente sia dal nuovo) e con le fotocopie dei documenti d’identità e dei codici fiscali dei due soggetti umani coinvolti; il costo dell’operazione, che può variare da regione a regione e da veterinario a veterinario, si aggira attorno ai 40 euro circa per l’iscrizione in anagrafe e ai 10/15 per i passaggi di proprietà.
In caso di animale accalappiato, la lettura del chip e la ricerca del proprietario dovrebbero essere gratuiti.
Come funziona
Il microchip, contenuto in un ago monouso, può essere applicato su una particolare siringa (o altro iniettore) sterile e monouso. Una volta impiantato, il dispositivo accompagnerà l’animale per tutta la sua vita. Niente paura: ai pets non nuoce, né fisicamente né psicologicamente.
Nei cani (e nei gatti) i chip vengono solitamente inseriti sottopelle alla base del collo, fra le scapole sulla linea dorsale; nell’Europa continentale il microchip può invece essere impiantato sul lato sinistro del collo. La posizione dell’innesto è facilmente individuabile toccando dolcemente la cute in quell’area e rimane generalmente fissa.
I veterinari che provvedono all’applicazione devono contestualmente effettuare la registrazione nell’anagrafe dei cani identificati. Pertanto, un veterinario pubblico o privato che vuole acquistare un microchip da applicare per l’identificazione di un cane deve autocertificare di essere abilitato ad accedere all’anagrafe canina.
I microchip possono essere prodotti e commercializzati unicamente da soggetti registrati presso il Ministero della Salute, ai quali viene assegnata una serie numerica di codici identificativi elettronici. Produttori e distributori devono sempre garantire la tracciabilità dei lotti venduti.
Perché è utile
Il microchip risulta estremamente utile nel caso di smarrimento o rapimento di animali domestici. Può anche essere determinante in situazioni di contenzioso sulla proprietà dei pets. Senza dubbio, rifugi e centri di lotta al randagismo ricevono un enorme beneficio nell’applicazione del microchip, permettendo una restituzione più veloce ed efficiente degli animali ai legittimi padroni.
Il passaporto canino
Il passaporto è un documento che rientra nelle norme essenziali atte a proteggere la salute pubblica e degli animali e a contrastare i traffici illegali di animali da compagnia, senza porre ostacoli al viaggio coi propri quattrozampe. Obbligatorio per i cani che devono uscire dal territorio italiano, può essere rilasciato dai Servizi Veterinari delle aziende sanitarie locali competenti per territorio a partire dall’età di 3 mesi e 21 giorni, a seguito di vaccinazione antirabbica. Ai fini del rilascio i cani devono essere identificati tramite microchip e registrati all’Anagrafe Nazionale degli Animali d’Affezione. L’animale potrà così viaggiare col suo proprietario (o con persona fisica autorizzata in forma scritta dal proprietario), il cui nome deve essere indicato nel documento d’iscrizione in anagrafe.
Attenzione, le regole variano a seconda della destinazione e c’è un limite: gli animali che possono accompagnare proprietario o persona autorizzata durante un singolo viaggio non devono essere più di 5, si configurerebbe altrimenti una movimentazione commerciale che deve sottostare ad altre normative.
Come avviene il rilascio
Il passaporto deve avere caratteristiche precise:
- deve essere emesso da veterinari dell’unione europea;
- avere la copertina azzurra;
- possedere emblema UE ed codice ISO dello stato di emissione;
- avere una numerazione univoca;
- essere scritto con la lingua ufficiale dello stato UE e in inglese.
Per ottenerlo il proprietario del cane (ma anche del gatto o del furetto) deve recarsi nelle sedi dei servizi veterinari portando: il certificato redatto dal medico di fiducia che attesta leggibilità e correttezza del microchip (in alcuni distretti è richiesto anche l’animale stesso), il certificato di avvenuta applicazione del microchip ed iscrizione in anagrafe, e il libretto sanitario attestante la vaccinazione antirabbica in corso di validità (se eseguita anteriormente al rilascio del passaporto).
Per quanto riguarda le tempistiche, la prima vaccinazione contro la rabbia deve essere somministrata almeno 21 giorni prima del rilascio del passaporto. Le vaccinazioni eseguite successivamente al rilascio potranno essere registrate direttamente sul documento dal veterinario che le ha somministrate.
In ogni caso, come regola generale, per la movimentazione verso Paesi Terzi è bene informarsi per conoscere la normativa vigente in ciascun Stato (lo si può fare presso le singole ambasciate, consultando il sito della Comunità Europea o presso il veterinario di fiducia). Ad esempio, in Finlandia vige il divieto di movimentazione di cuccioli di età inferiore ai 3 mesi e non vaccinati, invece nel Regno Unito è vietato detenere o introdurre alcune razze di cane (Pit Bull Terrier, Tosa giapponese, Dogo Argentino, Fila brasileiro) il cui possesso comporterebbe conseguenze amministrative per il proprietario e cattura dell’animale.
Quanto costa
Il prezzo del passaporto per cani risulta variabile da regione a regione, trattandosi di un documento rilasciato dall’ASL (si può considerare una cifra che va dai 10 ai 50 euro). A questa spesa si aggiunge il costo della vaccinazione antirabbica e dei certificati rilasciati dal veterinario che si aggira attorno ai 50/60 euro.
Il passaporto è invece gratuito nel caso di animali dati in adozione e spostati da canili sanitari o canili rifugio. Come detto, le cifre indicate così come le modalità di pagamento (generalmente POS o bollettino postale) sono variabili, per conoscere l’importo preciso rivolgetevi all’ASL Veterinaria della vostra Regione.
Rinnovo e smarrimento
Il rinnovo del passaporto è automatico e correlato al richiamo del vaccino antirabbico. In caso di perdita del documento, lo smarrimento va denunciato alle autorità competenti (Carabinieri, Polizia o Polizia Municipale). Ai fini di nuovo rilascio, occorrerà accertarsi che queste provvedano a segnalare lo smarrimento all’ASL che aveva rilasciato il documento. Presentando la denuncia di furto o smarrimento sarà possibile ottenere il duplicato del passaporto del pet.
Viaggiare con un gatto: cosa sapere
Per quanto riguarda i felini, ad oggi l’obbligo dell’iscrizione all’anagrafe regionale vige solo per i gatti che necessitano di passaporto, quelli di colonia che rientrano in campagne di sterilizzazione e quelli nati in allevamento. Tuttavia, l’identificazione è sempre consigliabile per prevenire l’abbandono e per consentire il ritrovamento dei numerosi gatti smarriti.
La Decisione della Commissione 2003\803\CE del 26 novembre 2003, entrata in vigore dal 1° ottobre 2004, stabilisce che i gatti (così come i cani e i furetti) per poter essere portati all’estero debbano essere muniti di passaporto e identificati tramite microchip. Ciò significa che se vogliamo partire per una vacanza o trasferirci in un Paese dell’UE col nostro micio, quest’ultimo dovrà essere necessariamente microchippato; lo stesso avviene nel caso in cui decidiamo di adottare un gatto proveniente dall’estero.
In Italia non è obbligatorio microchippare il proprio gatto, ciononostante è vivamente consigliato farlo in quanto il microchip rappresenta la carta d’identità del quattrozampe e permette un maggior controllo della popolazione felina, contrastando l’abbandono e agevolando il ricongiungimento di un gatto smarrito col suo proprietario.
Inoltre, come già detto, il microchip è utile in caso di contestazioni riguardo il possesso dell’animale. In alcune regioni italiane (Lombardia, Puglia) anche per i gatti è obbligatoria l’identificazione con microchip e l’iscrizione nell’anagrafe regionale entro pochi giorni dall’entrata in possesso dell’animale.
La Lombardia ha fatto un passo in più per tutelare i gatti: col Piano Regionale Integrato della Sanità Pubblica Veterinaria 2019-2023 ha reso obbligatorio il microchip per tutti i gatti nati o acquisiti a partire dal 1° gennaio 2020 e sussistono sanzioni nel caso di trasgressione. La normativa non ha però valore retroattivo, quindi chi ha adottato un gatto prima di tale data può decidere se microchipparlo o no. Per recarsi all’estero, i gatti e i furetti devono essere obbligatoriamente identificati con microchip per poter acquisire il passaporto europeo, documento indispensabile per le movimentazioni fuori dai confini nazionali.
In tutte le regioni i proprietari di gatti e furetti possono iscrivere volontariamente i propri animali nelle anagrafi regionali, ora anagrafe nazionale. I medici veterinari liberi professionisti possono procedere con la registrazione dei gatti per libera scelta dei proprietari anche nella banca dati privata denominata “Anagrafe Nazionale Felina” realizzata dall’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani).
Vuoi approfondire il tema? Ascolta la puntata del Podcast “Come Cani e Gatti” dedicata alle questioni burocratiche legate ai nostri amici a quattro zampe.
“Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola.” (Jules Verne)