Violenza sulle donne e la cura delle cicatrici, tre storie di rinascita

Nella Giornata contro la violenza sulle donne, il progetto per ridare speranza alle vittime grazie alla cura gratuita delle cicatrici con la Biodermogenesi

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Pubblicato: 25 Novembre 2024 11:49

Dietro il dato spaventoso delle donne vittime di femminicidio ce n’è un altro che fa ugualmente paura: quello delle donne che riescono a liberarsi da un partner violento che non accetta la decisione e si vendica sulla donna che considera una sua proprietà, infliggendole una punizione per l’abbandono e segni indelebili che cambieranno per sempre la vita della vittima.

Sì perché questi segni non se ne andranno mai, cicatrici dell’anima ben visibili sul corpo che hanno conseguenze pesanti sulla qualità della vita delle donne che hanno subito maltrattamenti e violenze indicibili.

Il progetto per dare speranza alle donne vittime di violenza

Ma la speranza non va mai persa ed è un messaggio importante da ricordare nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Dunque, un percorso di rinascita è sempre possibile e uno dei primi passi fondamentali da compiere è riparare il danno funzionale. Questo significa migliorare le condizioni di vita delle donne vittime di violenza di genere.

Ed è questo l’obiettivo che si pone il progetto RigeneraDerma, che offre a 500 persone che non possono permetterselo, la cura gratuita delle cicatrici con Biodermogenesi, la metodologia per la rigenerazione tissutale, 100% italiana, oggi presente in ben 32 Paesi nel mondo. Partner del progetto l’Università di Verona.

Donne vittime di violenza, storie di rinascita

Filomena Lamberti è stata la prima donna in Italia vittima di acido, che le fu versato nella notte dall’ex marito su testa, volto, mani e décolleté. A 10 anni di distanza da quel tragico episodio, grazie ai trattamenti pro bono con Biodermogenesi, ha riacquistato la sensibilità dei tessuti, tanto da riuscire a “sentire nuovamente il vento sul volto”, come lei stessa ha raccontato. Il suo caso è stato pubblicato sulla rivista scientifica Bioengineering.

Maria Antonietta Rositani è scampata al tentativo di omicidio da parte dell’ex marito che le diede fuoco nel 2019 a Reggio Calabria. Dopo 20 mesi in ospedale tra terapia intensiva e decine di interventi chirurgici, la donna presentava ustioni diffuse sugli arti inferiori, con fibrosi estese e profonde. Aveva difficoltà a muovere le gambe e riferiva affaticamento ed indolenzimento anche semplicemente stando in piedi. Grazie alle cure ricevute, Maria Antonietta racconta commossa: “Ora inseguo felice la mia nipotina”. Da un punto di vista clinico è stata documentata la ricomparsa del reticolo venoso superficiale, nonché dei peli. Un risultato mai registrato in letteratura medica prima d’ora.

Parvinder Aoulakh, nota a tutti come Pinky, è la donna di origine indiana, cresciuta in Italia, aggredita con un combustibile e poi con le fiamme davanti ai propri figli di 2 e 5 anni dall’ex marito. Era gravata da ustioni diffuse al viso e al collo, presenti ormai da qualche anno. Dopo l’incidente ha subito numerosi interventi chirurgici, grazie ai quali ha recuperato in parte la regolare fisionomia del volto. Permaneva però tessuto cicatriziale fibrotico e deturpante nella parte medio-inferiore del volto e al collo.

La cicatrice era molto ampia e le procurava un deficit di movimento del collo, con conseguente contrattura posturale della schiena. Per trattare le cicatrici, nell’ambito del progetto RigeneraDerma, le è stato offerto un ciclo di 12 sedute completamente gratuite, con frequenza di una a settimana, con metodologia Biodermogenesi, che si basa sull’utilizzo di onde elettromagnetiche e vacuum.

Seduta dopo seduta la paziente ha ottenuto un progressivo ammorbidimento dei tessuti e un assottigliamento delle cicatrici. È migliorata, inoltre, la postura e si è attenuata la contrattura alle spalle, secondaria alla cicatrice. Completato il ciclo di trattamenti, Pinky ha recuperato, inoltre, maggiore serenità nella sua vita.

“Pinky è solo una delle tante persone che abbiamo trattato e stiamo trattando con Biodermogenesi, forse più mediatica di altre, ma con le medesime cicatrici fisiche e psicologiche che incontriamo tutte le volte. RigeneraDerma ci mette di fronte persone devastate da coloro che dichiaravano di amarle. Il nostro obiettivo è aiutarle giorno dopo giorno a ritrovare fiducia in sé stesse e negli altri, intraprendendo un percorso destinato a migliorarne le cicatrici, a mitigarne le conseguenze psicologiche e a migliorare il loro livello di qualità della vita”, racconta Maurizio Busoni.

La metodologia Biodermogenesi

A differenza delle altre tecnologie che determinano un danno iniziale destinato a stimolare la riparazione tissutale, Biodermogenesi agisce favorendo direttamente la rigenerazione cutanea erogando tre tipi di stimolazioni (vacuum, campi elettromagnetici ed una leggerissima stimolazione elettrica), riesce a riattivare il circolo cutaneo, favorendo il recupero del normale calibro dei capillari, con conseguente ossigenazione del tessuto. Contemporaneamente i campi elettromagnetici favoriscono la formazione di nuove fibre elastiche e di collagene che permettono di rimodellare il tessuto cutaneo, avvicinandolo alla sua forma migliore.