Si torna in Aula per la strage di Erba. Quattro le vittime, tra cui un bambino di appena due anni – Youssef – uccise l’11 dicembre 2006, per le quali sono stati condannati all’ergastolo i vicini e coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. Ora, a distanza di quasi 18 anni dall’eccidio, i giudici della Corte d’appello di Brescia hanno deciso di discutere l’istanza presentata dai loro legali attraverso la quale si chiede la revisione della sentenza di condanna.
Insieme a quello degli avvocati della coppia, unica condannata per l’omicidio di Raffaella Castagna, della mamma Paola Galli, della vicina Valeria Cherubini e del piccolo Youssef Marzouk, torna sul tavolo anche il ricorso del sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser, già ritenuta fuori dalle regole da Francesca Nanni, capo del suo ufficio, che l’aveva respinta dando parere negativo e trasmettendola a Brescia. La decisione dei giudici rimescola così le carte: ma cos’è rimasto del matrimonio tra Rosa e Olindo 17 anni dopo la strage?
Olindo, l’origine del suo nome e il legame con la moglie Rosa
Olindo Romano nasce nel 1962 ed eredita il suo nome, che con gli anni è diventato quasi un luogo comune, da uno zio alpino caduto in Russia. È il primo di quattro figli ed è venuto al mondo fuori dal matrimonio, circostanza per la quale si sarebbe sempre sentito diverso dagli altri fratelli. Nel 1996 diventa netturbino, dopo una breve carriera come camionista, e finalmente si sente realizzato professionalmente. Perfino oggi, rinchiuso tra le mura del carcere di Parma, sogna di tornare al volante dell’Eurocargo sul quale aveva conosciuto se stesso.
Appena sposato, interrompe qualsiasi tipo di contatto con la sua famiglia d’origine. Pare, per una lite dovuta a questioni economiche. Subito dopo la condanna all’ergastolo, la madre di Olindo si scaglia contro la nuora, dandole la colpa di tutto. Oggi, Romano si trova recluso in carcere a Parma dove ha preso peso in maniera incontrollata, arrivando a 120 kg per un’altezza di appena 1 metro e 65. Cura un orto e si è attestato una nuova strategia di gioco a dama, dove pare che sia ammesso un terzo giocatore. 17 anni dopo ha perso parte della sua lucidità e aspetta ancora che Mario Frigerio ritratti la sua testimonianza, nonostante l’unico testimone della strage sia morto alla fine del 2017.
Anello debole della coppia e succube di sua moglie, lo ricordiamo insieme a lei nell’ultima immagine di coppia – in Aula – e nel giorno della condanna che li inchioda all’ergastolo. Lui che le sussurra qualcosa di dolce, lei che sorride e batte le mani come una bambina che ha appena ricevuto il regalo che aspettava da tanto tempo. Oggi, di quell’amore sono rimasti due incontri al mese e lui che ancora spera di poter tornare insieme alla donna senza la quale lui non poteva esistere. La vita è continuata, sì, ma per Olindo Romano è solo un inesorabile scorrere del tempo che lo costringe a una reclusione vissuta sempre con enorme disagio.
Rosa Bazzi e quel filo che non riesce a spezzare
Terza di tre sorelle, Rosa Bazzi nasce in un quartiere periferico di Erba dove frequenta la scuola elementare. Lascia gli studi prestissimo (ancora oggi è considerata praticamente analfabeta) e inizia a lavorare a 14 anni come collaboratrice domestica. Poi, arriva Olindo e quella felicità che aveva sempre cercato. Un appartamento nella corte di via Diaz e un benessere che non aveva mai provato. I 75 mq di appartamento diventano la loro prigione fatta di ossessioni: per l’ordine, per il silenzio, per il decoro.
I rapporti con la sua famiglia sono inesistenti. E, nonostante le sue grandi difficoltà, in carcere ha trovato una sua dimensione meglio del marito Olindo. Ha lavorato in sartoria, dove cuce tende e tovaglie da portare a suo marito. Ha conosciuto e frequentato alcune detenute con le quali ha anche avuto qualche diverbio. Alle lettere non risponde, poiché incapace di leggere e scrivere. Pare, inoltre, che abbia provato una forte simpatia per un altro detenuto, oggi scomparso, che Fabio Schembri – il loro legale – ha smentito con ogni mezzo.
Cosa rimane dell’amore tra Olindo Romano e Rosa Bazzi
Dal carcere continuano a professarsi innocenti, ma di quell’unione così profonda – 17 anni dopo – non rimangono che due visite al mese e la speranza, da parte di lui, di tornare a essere quelli di una volta. Lei, invece, non è mai cambiata. Parla ancora tanto, come dimostra la lunga intervista concessa ad Antonino Monteleone per Le Iene, e si assolve completamente dalle accuse riversando tutte le colpe sul marito.
Per lui avrebbe confessato, per salvare quell’amore che l’aveva strappata alla miseria e che avrebbe cercato di proteggere con ogni mezzo, arrivando perfino a confessare 4 omicidi – compreso quello di Fefè – pur di non perdere quella sicurezza che Olindo Romano era stato capace di donarle. Il 1° marzo 2024 si torna in Aula per discutere il ricorso. Per loro non è finita, forse.